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Conferenze, Cortometraggi, Interviste, ed altro di economia sul web

Biografia di David Ricardo (2014)
Video completo disponibile su https://www.eduflix.it
Biografia di John Maynard Keynes (2014)
Video completo disponibile su https://www.eduflix.it
Convegno Politiche nella crisi - Giorgio Lunghini (2014)
Al Convegno Politiche nella Crisi: Interpretazione della crisi e prassi politica interviene Giorgio Lunghini dello IUSS Pavia (Teoria economica e politica economica). Tema: l'attuale crisi economica e le politiche per affrontarla. Al tavolo: Mario Pianta e Andrea Fumagalli. Il Convegno è stato organizzato da Andrea Califano e Giulia Pinotti, supportati dal Collegio Ghislieri, dallo IUSS Pavia e dall'Università degli Studi di Pavia.
Giorgio Lunghini a #qualcosadisinistra (2013)
L'economista Giorgio Lunghini sarà uno dei protagonisti della quarta puntata di #qualcosadisinistra, lunedì 4 febbraio 2013. Vi aspettiamo nell'Auditorium di Radio Popolare dalle 19.45 o sulle nostre frequenze.
Conflitto Crisi Incertezza, -- Giorgio Lunghini (Bollati Boringhieri) (2012)
Il lettore d'oggi ha, per sentito dire, una conoscenza superficiale delle dottrine economiche e anche se ha un'idea di chi siano Smith, Ricardo, Marx e Keynes ignora forse del tutto il modo in cui il loro pensiero ha inciso nella costruzione delle teorie economiche. È per rimediare a queste lacune nell'esposizione della storia economica che Giorgio Lunghini si è applicato per la prima volta in un libello che decostruisce i miti che hanno alimentato due secoli di opposte visioni del progresso: la teoria ricardiana della distribuzione, la teoria marxiana della crisi, la teoria keynesiana dell'occupazione. Il trionfo della teoria neoclassica ha visto imporsi un sistema fallace in cui l'homo ceconomicus prende le sue decisioni sul futuro in condizioni di certezza e conoscenza illimitata, in cui le crisi sono degli accidenti e non la norma, una visione del mondo non realistica la cui conseguenza si traduce in una politica del lassez-faire. Giorgio Lunghini si augura che l'economia finalmente smetta i panni di scienza "triste" e che, tornando a occuparsi della felicità dei popoli, sappia riappropriarsi nuovamente del futuro.
John Keynes e la funzione dello Stato nell'economia -- Alessandro Roncaglia (2013)
L'obiettivo principale dell'opera di John Maynard Keynes è quello di mostrare come un'economia di mercato non tenda automaticamente alla piena occupazione e che, dunque, il ristagno della produzione e la disoccupazione costituiscono una minaccia per l'organizzazione civile della società. Da questo punto di vista, la stessa sopravvivenza del capitalismo richiede, allora, un costante intervento dello Stato per stimolare l'attività economica e per sostenere l'occupazione. Keynes appartiene alla rara categoria di economisti che hanno avuto la possibilità di mettere in pratica le loro teorie. È nato a Cambridge nel 1883 e, dopo essersi laureato in matematica nel 1905 al King's College, sotto l'influenza di Marshall si è dedicato agli studi di economia, pur continuando ad avere incarichi professionali di altro genere, fra i quali quello di investitore finanziario. Dal 1912 è diventato direttore dell'Economic Journal, un incarico che ha mantenuto fino al 1944. Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale ha ricoperto il suo primo mandato politico come consigliere presso il ministero del Tesoro, che ha poi rappresentato ufficialmente durante la conferenza di pace con la Germania tenutasi a Parigi, nel 1919. Solo dopo la Grande Guerra, però, Keynes ha raggiunto la sua fama di economista innovativo. La grande depressione del 1929 ha dato infatti completamente ragione alle sue teorie. La sua riflessione sugli anni della crisi e il dibattito suscitato dalle sue idee gli hanno consentito di gettare le basi per quell'analisi macroeconomica che ha caratterizzato la sua produzione successiva e per cui è divenuto famoso. Dopo essere stato a capo, nel 1944, della delegazione britannica alla conferenza di Bretton Woods, e dopo aver partecipato alla commissione per l'istituzione della Banca Mondiale, Keynes è morto di infarto, nel 1946, a soli 62 anni.
L'evoluzione del capitalismo dal Settecento a oggi -- Valerio Castronovo (2013)
Diverse sono le tesi sulle origini del capitalismo. Secondo il sociologo tedesco Max Weber la genesi del capitalismo è da rintracciarsi nell'etica calvinista, che considerava il successo ottenuto con il proprio lavoro o con la propria operosità il segno di una predilezione divina e quindi di una futura salvezza eterna.
Ricardo, Marx. La rendita e il profitto -- Giorgio Lunghini (2013)
David Ricardo nasce a Londra nel 1772 da una famiglia di ebrei di origine portoghese. Dopo un periodo di pratica commerciale ad Amsterdam, esercita la professione paterna di agente di cambio a Londra. In seguito al matrimonio con Priscilla Anne Wilkinson si converte al cristianesimo, separandosi così dalla famiglia e fondando un'azienda indipendente. Dopo essersi dedicato alla matematica, alla chimica, alla geologia e alla mineralogia, in seguito alla lettura dell'opera di Smith La ricchezza delle nazioni, si appassiona all'economia. I suoi interessi si dirigono verso i criteri di distribuzione della ricchezza e la rendita fondiaria, che analizza nelle sue due opere più importanti: il Saggio sull'influenza del basso prezzo del grano sui profitti del capitale, del 1815, e i Principi di economia politica e dell'imposta, del 1817. Vive in un periodo di profondi cambiamenti economici e sociali. La recente rivoluzione industriale aveva portato infatti il potere economico a concentrarsi nelle mani della borghesia, mentre la manodopera si era incanalata verso una sempre crescente massa di proletari. In Inghilterra l'introduzione di nuovi dazi sulle importazioni di cereali aveva favorito le rendite fondiarie. Questo spinse la borghesia capitalista a chiedere l'abolizione di queste protezioni e una riforma elettorale che ridimensionasse la rappresentanza dei proprietari terrieri in Parlamento. In questo contesto Ricardo elabora la sua originale teoria economica che resta un punto di riferimento per gli economisti successivi. Nel 1819 Ricardo entra a far parte della Camera dei comuni, opponendosi alla politica conservatrice del governo. Ma la sua carriera politica viene prematuramente interrotta dalla morte, avvenuta nel 1823, nel pieno della maturità e della sua attività di ricerca.
Marx su pluslavoro e plusvalore -- Giorgio Lunghini (2013)
Giorgio Lunghini spiega il concetto di plusvalore e pluslavoro in Marx ("Capire l'economia")
L'invenzione dell'Euro -- Robert Mundell (2013)
Bretton Woods (leggi Brètton Wudds con W inglese simile a U) è il nome di una piccola località americana dove nel 1944 si svolse un incontro tra gli stati alleati, e futuri vincitori, nella Seconda Guerra mondiale. L'obiettivo era stabilire le regole delle relazioni economiche e finanziarie tra i paesi industrializzati del mondo. Gli accordi firmati al temine della conferenza crearono un sistema, chiamato "sistema di Bretton Woods", che serviva a garantire tassi di cambio stabili di tutte le monete rispetto al dollaro, che era eletto a moneta principale di riferimento per tutte le economie occidentali.
Economia e modelli matematici -- Piergiorgio Odifreddi (2013)
Video completo presto disponibile su https://www.eduflix.it Fino a metà del Cinquecento, nelle università europee si insegnava ancora la scienza degli antichi. Era il filosofo greco Aristotele, ripreso dal pensiero cristiano, l'autorità indiscussa in fatto di fisica, astronomia, biologia. A partire dal Quattrocento, con l'Umanesimo e il Rinascimento, comincia un risveglio culturale che conduce, anche in ambito scientifico, ad alcuni avanzamenti. Ma è appunto nel Cinquecento, con l'opera dell'astronomo Copernico che si può datare l'inizio della vera rivoluzione, che arriva a conclusione nel 1687, anno della pubblicazione dei Principi matematici della filosofia naturale di Isaac Newton.
I rischi della globalizzazione -- Noam Chomsky (2013)
Video completo presto disponibile su https://www.eduflix.it La parola globalizzazione viene usata a partire dagli anni '90 per indicare quell'insieme di fenomeni che ha portato verso l'integrazione economica, sociale e culturale di diverse aree del mondo. I grandi e rapidi progressi tecnologici degli ultimi decenni hanno ridotto o eliminato molti ostacoli agli scambi e alle comunicazioni, contribuendo alla crescita del commercio internazionale e degli investimenti verso l'estero. Le imprese progressivamente hanno delocalizzato la produzione, impiantando le fabbriche in paesi in cui la tassazione, le leggi sul lavoro, la disponibilità di materie prime permettono di ridurre i costi e aumentare la competizione sui mercati.
Il mercato del lavoro -- Tito Boeri (2013)
Video completo presto disponibile su https://www.eduflix.it Quello del mercato del lavoro è uno dei temi centrali della politica economica di ogni paese, ed è strettamente connesso al problema della disoccupazione. Nel suo significato più ampio, il termine "disoccupazione" indica semplicemente la condizione di chi non ha lavoro. Per gli economisti, però, questa definizione non tiene conto delle differenze che intercorrono tra diversi tipi di disoccupazione. Un operaio meccanico, le cui capacità non sono più richieste perché la sua industria ha trasferito all'esterno la maggior parte della produzione, non è disoccupato come lo è un impiegato a tempo determinato che, per ragioni di ordinaria flessibilità, resterà inattivo solo per un periodo limitato. Il grado di disoccupazione, per gli economisti classici, influenza il livello salariale, che tende a diminuire quando la disoccupazione è in aumento. La disoccupazione ha poi uno stretto rapporto con l'andamento dei prezzi. Questa relazione è stata studiata grazie alla cosiddetta "curva di Phillips", da cui deriva che in caso di disoccupazione elevata i prezzi tendono a scendere, mentre in caso di disoccupazione in calo i prezzi tendono a salire. La curva di Phillips, che rappresenta uno dei modelli più importanti per l'economia del lavoro, è stata interpretata in maniere molto differenti. Mentre per gli economisti neoliberisti, come Milton Friedman, c'è un tasso di disoccupazione "naturale" compatibile con una crescita stabile ed efficiente dell'economia, per gli economisti neokeynesiani il tasso di disoccupazione è condizionato dall'equilibrio macroeconomico e si può quindi regolare solo attraverso mirati interventi statali.
L'economia di mercato: concorrenza, efficienza ed equità -- Fabio Ranchetti (2013)
Video completo disponibile su https://www.eduflix.it Il termine "mercato" indica il luogo fisico e il momento in cui si realizzano gli scambi commerciali. Gli scambi possono essere di vario genere. Principalmente si parla di scambi di materie prime, di beni e di servizi. Il mercato però, oltre ad essere una struttura dedicata specificamente a fini economici, si sviluppa e si afferma come frutto di un processo sociale. Lo scambio, infatti, è di per sé un'azione sociale. I soggetti che entrano in una relazione di scambio potrebbero ottenere i beni che desiderano anche per altre vie, diverse da quelle del mercato, come ad esempio l'autoproduzione, il baratto, il dono o l'assegnazione da parte di un potere centrale. E di fatto, nei lunghi secoli della storia dell'uomo, queste altre vie sono state a volte preferite allo scambio. Tuttavia il predominio del mercato, secondo molti studiosi, è dovuto probabilmente al fatto che gli esseri umani si sono orientati a concepire lo scambio come il modo più pratico e socialmente più efficiente per procurarsi i beni di cui abbisognano. Perché si sviluppi il mercato, i diversi individui devono trovarsi nella condizione di poter incontrare con facilità i soggetti con cui effettuare lo scambio. Lo scambio deve poi risultare reciprocamente utile. Bisogna, inoltre, disporre di informazioni adeguate. Non da ultimo, i beni oggetto di scambio e le informazioni ad essi inerenti devono poter circolare liberamente. Per realizzare stabilmente questo insieme di condizioni è stato necessario un lungo e complesso processo di trasformazione, attraverso cui il mercato è divenuto una vera e propria istituzione sociale: un insieme di norme che regola in modo durevole lo scambio come attività volta a conseguire fini socialmente rilevanti.
Economia Italiana -- Gianni Toniolo (2013)
Video completo disponibile su https://www.eduflix.it Nei 150 anni trascorsi dall'unificazione della penisola, l'Italia ha subito enormi trasformazioni, sia dal punto di vista economico che sociale. Al momento dell'Unità, in Italia vi erano circa 22 milioni di abitanti, contro gli oltre 60 milioni del 2011. Il reddito pro capite nello stesso periodo è cresciuto di circa tredici volte e l'aspettativa di vita è quasi triplicata: infatti, all'inizio della nostra storia unitaria, la speranza media di vita di un italiano era all'incirca di 30 anni, contro gli 82 di oggi, una delle più elevate al mondo. Nel 1861, inoltre, solo 5 milioni di italiani possedevano un'istruzione elementare: il tasso medio di analfabetismo era circa dell' 80%, con punte del 90% nel centro e nel Mezzogiorno. Oggi questa percentuale è precipitata al 2%, insieme a quella legata alla mortalità infantile: negli stessi anni i bambini che non raggiungevano il primo anno di vita erano uno su tre, mentre l'attuale proporzione è più bassa anche di quella degli Stati Uniti. La grande maggioranza degli italiani viveva allora nelle campagne e nei piccoli centri rurali, traendo i principali mezzi di sostentamento dalle attività agricole. Nel 1861 infatti, l'agricoltura occupava il 70% della popolazione attiva, l'industria e l'artigianato il 18% e il settore dei servizi il 12%. Oggi siamo di fronte a un totale capovolgimento che vede l'occupazione nel settore agricolo scesa al 4%, l'occupazione nell'industria salita al 29% e quella nei servizi al 67%. Oltre a essere molto poveri, con circa il 40% della popolazione sotto la soglia di povertà assoluta, gli italiani del 1861 erano sempre affamati e il 66% del reddito medio pro-capite veniva impegnato in consumi alimentari. Nel 2011 questa percentuale è scesa al 10%, mentre altri consumi, non legati alla sopravvivenza fisica, costituiscono oggi la maggiore spesa degli italiani.
DIBATTITO BLANCHARD - BRANCACCIO (2018)
Fondazione Feltrinelli, Milano, 19 dicembre 2018 - There is (no) alternative: pensare un'alternativa. Dibattito con Olivier Blanchard (Peterson Institute, già capo economista del Fondo Monetario Internazionale) ed Emiliano Brancaccio (Università del Sannio, autore del saggio "Anti-Blanchard"). Modera Pietro Raitano. Per altre informazioni, foto e rassegna stampa: http://www.emilianobrancaccio.it/2013...
ANTI-BLANCHARD IN RAI (2018)
Rai News 24, 18 dicembre 2018 - Un annuncio del dibattito tra l'ex capo economista FMI Olivier Blanchard e l'economista dell'Università del Sannio Emiliano Brancaccio, autore del saggio "Anti-Blanchard". Un confronto sui grandi temi della politica economica che si terrà mercoledì 19 dicembre 2018 alle 18,30 presso la Fondazione Feltrinelli, viale Pasubio 5 a Milano. Ingresso libero.
Prodi e Brancaccio sull'euro (2013)
Piazza pulita, 2 dicembre 2013. Anche tra i padri fondatori dell'euro sembrano affiorare dubbi e inquietudini sui destini dell'Unione monetaria europea. In una interessante e per più di un verso contraddittoria intervista, Romano Prodi esprime pessimismo sulla possibilità che i paesi mediterranei riescano a coalizzarsi per imprimere una svolta tangibile alle politiche economiche dell'Eurozona. Ma, come è stato chiarito dal "monito degli economisti" pubblicato sul Financial Times il 23 settembre 2013, le attuali politiche europee stanno accentuando le divergenze tra gli andamenti economici dei paesi membri dell'Unione monetaria europea. Ciò significa che l'Unione continua a muoversi lungo un sentiero insostenibile. Tra i motivi, vi è anche il fatto che la Germania, pur essendo il paese economicamente più forte dell'Unione, si ostina a praticare una politica di deflazione relativa dei salari, con una crescita delle retribuzioni che dal 1999 risulta molto inferiore alla media europea. Rodrik, Galbraith, Semmler, Gallegati, Carlin, Kirman e gli altri firmatari del "monito" ritengono che proseguendo in questa direzione ai decisori politici non resterà altro che una scelta cruciale tra modalità alternative di uscita dall'euro. Emiliano Brancaccio, tra i promotori del "monito degli economisti", intervistato da Corrado Formigli.
Brancaccio e Daveri su "Avanti Popolo" (2018)
RAI NEWS 24 - 21 Novembre 2018 - Va di moda appellarsi alla "difesa del popolo", non solo tra gli estimatori del governo ma anche tra i suoi critici. Questi ultimi invocano il rispetto delle regole di bilancio europee, ma come ci ricorda il FMI e come ammette a denti stretti anche il presidente della BCE, queste regole in passato sono state sistematicamente violate e per il futuro non garantiscono affatto la stabilità dell'eurozona. Stralci di un'intervista agli economisti Emiliano Brancaccio dell'Università del Sannio e Francesco Daveri dell'Università Bocconi.
Brancaccio su BREXIT e BANXIT (2018)
27 giugno 2016 - Coffee Break La7 - Gli effetti della Brexit mettono di nuovo in evidenza la fragilità dei sistemi bancari dell'eurozona. Le difficoltà delle banche dei paesi più deboli dell'Unione non possono essere affrontate da governi nazionali sottoposti ai vincoli monetari e di bilancio europei, né d'altro canto le istituzioni dell'Unione si sono dotate di mezzi realmente in grado di fronteggiare una eventuale nuova crisi bancaria. A queste condizioni, è possibile che in caso di nuovi tracolli finanziari i singoli paesi si vedano costretti a riprendere il controllo nazionale sulla moneta per ricapitalizzare le banche in crisi. Ne discutono l'economista Emiliano Brancaccio dell'Università del Sannio e il giornalista Davide Giacalone di Libero. Conduce Flavia Fratello