Rivoluzione francese e avventura napoleonica

La Rivoluzione francese e l'ascesa e caduta di Napoleone.

Due punti da sottolineare subito.

1. La Rivoluzione francese è un processo decennale, che copre l'arco di tempo dal 1789 (ma in realtà il biennio 1787-1789 è definito da molti storici pre-rivoluzione: il governo collassò già nel corso del 1787-1788) al 1799. Di questo decennio vanno distinte varie fasi:

a. 1789. La caduta dell'antico regime con la trasformazione degli Stati generali in Assemblea nazionale costituente, la presa della Bastiglia, l'abolizione del feudalesimo, il ritorno forzato del re a Parigi.

b. 1789-1792. La prima costituzione, del 1791, monarchica, la costituzione civile del clero, la tentata fuga del re e la dichiarazione di guerra della Francia all'Austria e alla Prussia, con le sconfitte iniziali della Francia e la caduta della monarchia. Nel settembre 1792 viene proclamata la repubblica e si decide di processare il re.

c. 1792-1794. La nuova assemblea, la Convenzione, regge la Francia con un regime di emergenza. Comitato di salute pubblica di 12 componenti. Formazione di schieramenti politici che si contendono il potere. Prevalenza dei Giacobini, e in particolare della fazione dei Montagnardi. Guerra civile innescata dalla leva e dall'insoddisfazione di varie aree della Francia rurale e dei sostenitori del federalismo. Nel 1793 viene elaborata una nuovo costituzione molto democratica, che però è sospesa sino alla pace. Politica del Terrore e mobilitazione di tutte le risorse del paese: leva in massa, sforzo produttivo, rovesciamento delle sorti della guerra. Dopo che i capi Montagnardi si epurano a vicenda, con Robespierre in posizione di centro (e non di estremista sanguinario come spesso si crede), si forma una coalizione di estremisti e di moderati che abbatte Robespierre e il suo gruppo e decide di porre fine al Terrore: 8-9 Termidoro (26-27 luglio: la Rivoluzione aveva introdotto un nuovo calendario). Robespierre e i suoi sono ghigliottinati.

d. 1794-1795. Breve fase in cui governano i termidoriani, cioè la coalizione dei vincitori dell'8 e 9 Termidoro: ex giacobini ed ex girondini tutti repubblicani ma moderati. Liquidate le politiche di calmiere del periodo del Terrore.

e. 1795-1799. Il Direttorio. Nel 1795 nuova costituzione, meno democratica della precedente, ma repubblicana. I sostenitori del Direttorio sono una coalizione di repubblicani moderati attaccata da sinistra dai giacobini che si riorganizzano e da destra dai monarchici che sono tornati in forze. Il Direttorio colpisce entrambe le opposizioni invalidando le elezioni con dei veri e propri colpi di stato per i quali ricorre a generali fedeli. In questo modo il Direttorio fa entrare i militari nella politica. Uno di questi se ne ricorderà: Napoleone Buonaparte, dal 1796 Bonaparte. Sarà lui ad abbattere il Direttorio il 18-19 Brumaio (9-10 novembre) 1799 con un ultimo colpo di stato pensato da Sieyès e sostenuto da importanti politici e uomini d'affari ma attuato da lui stesso (benché maldestramente) dando vita a un nuovo regime politico, il Consolato, con Bonaparte stesso nel ruolo di Primo console.

2. La Rivoluzione e poi il regime napoleonico segnano una rottura radicale con l'antico regime: la denominazione stessa di Ancien régime viene coniata allora. Ma nel contempo ne proseguono alcune caratteristiche fondamentali: l'accentramento amministrativo, la tendenza all'autoritarismo. Continuità e rottura sono due facce della stessa medaglia.

A sua volta Napoleone prosegue la Rivoluzione, in quanto le conquiste fondamentali non sono cancellate: il feudalesimo resta abolito, la monarchia non viene restaurata, al governo è un personale politico nuovo, di personaggi provenienti dalla borghesia delle professioni e talvolta da ambienti modesti. In più sono portate a termine la riorganizzazione dell'istruzione; le codificazioni, a cominciare da quella civile; è fondata la Banca di Francia e consolidata la moneta con il Franco germinale; con il concordato si raggiunge la pacificazione religiosa; la guerra civile nell'Ovest finisce. Ma nel contempo il regime napoleonico segna una svolta conservatrice: insiste su legge e ordine, attua misure di polizia, impone la coscrizione per alimentare l'esercito, reintroduce la censura sulla stampa, attraverso i rpefetti controlla strettamente la vita politica.

Napoleone ha successo nella riorganizzazione interna del paese. Ma la Francia non riesce a mantenere la pace con le altre potenze che si erano coalizzate contro di lei negli anni della Rivoluzione. Nel 1801-1802 sembra che con le paci di Lunéville ed Amiens si trovi un accordo generale, ma le frizioni con l'Inghilterra non sono sanate e i due paesi scivolano nuovamente in guerra. Tra il 1804 e il 1805 l'Europa torna in una situazione di conflitto generalizzato.

Nel 1804 c'è la svolta autoritaria del regime: Napoleone si autoproclama imperatore. Qualche anno dopo divorzierà per risposarsi e poter avere un erede diretto. Viene creata una nobiltà imperiale, sia pure basata sul merito militare e politico e non sul sangue. La censura cresce, ma la popolarità del regime non viene meno perché l'occupazione è sostenuta e le campagne pacificate.

Le guerre del 1805-1809 sono una serie di successi. Austria, Prussia, Russia, di nuovo l'Austria sono battute e costrette a cedere territori. L'Europa centrale è rivoluzionata da cima a fondo: stati che scompaiono, altri che vengono dimezzati, altri ancora che cambiano regime, con Napoleone che colloca i suoi parenti su diversi troni (Napoli, Westfalia, Olanda, Lucca e Toscana, Spagna). Solo l'Inghilterra resta imbattibile perché domina il mare. Nel 1807 Napoleone pensa di abbatterla con una guerra economica: il blocco continentale: il divieto di commercio dell'intera Europa con l'Inghilterra.

Nel 1808 Napoleone (dopo aver tentato invano di occupare il Portogallo) commette l'errore di impadronirsi della Spagna esautorandone i vecchi monarchi e arrestando il nuovo re. Si scatena una guerra di guerriglia sostenuta dagli inglesi che immobilizza per anni centinaia di migliaia di soldati. L'ulcera spagnola. Contro Giuseppe Bonaparte, sovrano in realtà illuminato e animato da propositi riformatori, si forma una strana coalizione di reazionari e liberali cementata dal nazionalismo. I vincitori passeranno poi un secolo a combattersi tra loro.

Per chiudere del tutto il blocco continentale Napoleone pensa di invadere la Russia e piegare al suo volere lo zar. Errore di calcolo. Il terreno e il clima sono ben diversi da quelli ai quali erano abituate le armate napoleoniche e le tattiche consuete dei francesi hanno poca possibilità di attuazione. Inoltre i russi non combattono ma si ritirano sempre più indietro risucchiando la Grande Armée in un vuoto, tra strade fangose, distanze enormi e guerriglia. La sola battaglia campale è una sanguinosa vittoria francese. Ma una volta arrivato a Mosca Napoleone constata che di fronte al rifiuto dello zar di trattare egli deve ritirarsi. Nella ritirata autunnale la Grande Armée, scioltasi già nell'avanzata, finisce di distruggersi.

La catastrofe della spedizione di Russia risveglia tutti gli avversari. In Prussia la sconfitta del 1806 aveva animato lo spirito nazionalistico e portato a una rapidissima autoriforma dello stato per iniziativa del re e dei suoi ministri. Nella campagna del 1813, in Germania, Napoleone è inferiore numericamente, debolissimo nella cavalleria (persa in Russia)  e impossibilitato a fra fronte a tutti. A Lipsia viene battuto. Nel 1814 la stessa Francia è invasa e Napoleone costretto dai suoi collaboratori politici e militari ad abdicare. Ritorna a Parigi il fratello minore di Luigi XVI, che prende il nome di Luigi XVIII: intelligente e duttile ma malservito dall'altro fratello Carlo, reazionario accanito che fa temere a molti il ritorno dell'Ancien régime.

Le potenze riunite a congresso a Vienna per ridare un ordine stabile all'Europa cominciano a dividersi tra loro. Questo, e lo scontento diffuso in Francia, dà lo spunto a Napoleone per tentare la riconquista del potere. Dall'isola d'Elba, che gli era stata assegnata come regno, sbarca in Francia, ritrova un largo consenso, soprattutto dell'esercito, e rientra a Parigi presentandosi come un leader liberale e progressista contrapposto ai monarchi. Le potenze coalizzate lo affrontano: nel giugno 1815 c'è una breve campagna militare in Belgio. A Waterloo l'esercito anglo-tedesco-olandese comandato dal duca di Wellington e quello prussiano comandato da Blucher si ricongiungono in tempo per battere in extremis Napoleone. Sconfitta gloriosa, ma definitiva caduta di Napoleone che abdica ancora e si consegna agli inglesi, che lo deportano nella lontanissima isola di Sant'Elena, nell'Atlantico meridionale. Qui muore nel 1821, ma negli ultimi sei anni della sua vita combatte l'ultima battaglia: quella per costruire la propria immagine per i posteri. E la vince, alimentando un culto della sua persona e delle sue gesta che nella Francia di metà Ottocento diventa movimento politico e porta al governo un suo nipote, e in questi due secoli ha alimentato un flusso ininterrotto di ricerche e libri (spesso apologetici) su di lui.