Cristianesimi

Parliamo ora di Cristianesimi, dalle origini all'età delle Riforme e della Controriforma.

1. Cristo non era cristiano: era un ebreo che voleva cambiare il giudaismo. Per un secolo i cristiani furono una corrente scissionista del giudaismo, dal quale si staccarono definitivamente solo verso il 135-150. All'inizio del IV secolo questa corrente religiosa, minoritaria anche se in crescita, frammentata al proprio interno ma diffusa in varie parti dell'Impero romano, venne trasformata da Costantino il religione di stato. Si ipotizza che in quel momento un abitante su dieci dell'Impero romano aderisse al cristianesimo. Da perseguitati i cristiani divennero rapidamente persecutori. La disgregazione dell'autorità imperiale in Occidente diede al vescovo di Roma un ruolo e un peso che i vescovi orientali, subordinati all'autorità imperiale bizantina, non riuscirono mai a conquistare. Dopo il Mille in occidente il papato si contrappose all'Imperatore crescendo ancora di autorità. Nel XIV secolo venne invece subordinato per oltre settant'anni al re di Francia e a cavallo di Tre e Quattrocento attraversò una fase confusa caratterizzata da uno scisma e dalla contrapposizione di più papi contemporaneamente. Tornato a insediarsi a Roma il papato si riorganizzò definitivamente nel corso del Quattrocento come un principato territoriale e la Curia romana si italianizzò e si inserì nei giochi politici della penisola.

2. Le eresie non sono idee sbagliate, sono solo idee sconfitte: le alternative al cristianesimo come si è andato definendo. L'ortodossia si è consolidata lentamente, nel tempo. E dall'inizio del Mille sono esistite due cristianità: quella orientale o greca, che oggi definiamo per comodità ortodossa, subordinata all'autorità laica, e quella occidentale o latina, il cui capo, il Papa, ha sempre strenuamente cercato di affermare la propria autorità alla pari e al di sopra delle autorità laiche. Riti e pratiche del Cristianesimo latino dalle origini al tardo Medioevo (il matrimonio ad esempio) erano diversi da quelli che abbiamo conosciuto: il Cristianesimo latino o Cattolicesimo che i più anziani di oggi ricordano è quello stabilito al tempo del Concilio di Trento. Ma negli anni '60 il concilio Vaticano II ha largamente ridefinito il Cattolicesimo, aprendolo al mondo contemporaneo e oggi sembrano alle viste nuove trasformazioni.

3. Fra Tre e Quattrocento, nel momento di più acuta debolezza del papato, si manifestarono movimenti ereticali con larga base popolare in Inghilterra e in Boemia. Inoltre il primato del pontefice venne sfidato dai teorici del conciliarismo, che sostenevano la superiorità del concilio, cioè dell'assemblea dei vescovi, sul papa, e pensavano che il governo della Chiesa dovesse essere "parlamentare" e non "monarchico". Queste tendenze furono sconfitte, ma le idee rimasero nell'aria e alimentarono varie correnti della Riforma.

4. La crescita culturale verificatasi in tutta la cristianità occidentale dal XII al XV secolo portò all'allargamento del ceto degli intellettuali, chierici ma sempre più anche laici, formatisi su una filosofia rinnovata dalla riscoperta dei classici greci, mentre nel Quattrocento i progressi della filologia permettevano di conoscere meglio il testo biblico. L'invenzione della stampa consentì di velocizzare e allargare la comunicazione della parola scritta, a cominciare proprio dalla Bibbia. Il fasto della Curia romana e la vita privata poco morigerata di pontefici e prelati vennero interpretati e presentati sempre più come segni di decadenza della Chiesa rispetto alla sua purezza evangelica originaria. Questo rafforzò le richieste di una riforma della Chiesa, condivise da molti degli stessi prelati di Curia. In realtà più che di decadenza della Chiesa, concetto polemico, si deve parlare di un cambiamento delle aspettative dei laici. Gli ecclesiastici del tardo Quattrocento non erano peggiori di quelli del Duecento. Erano i laici che adesso si aspettavano da loro un comportamento diverso.

5. La Riforma ebbe inizio e prese a diffondersi alle periferie della Cristianità occidentale: nel mondo germanico, nelle Fiandre, in Inghilterra: con modalità e tempi diversi. Sino al 1540 circa fu possibile pensare a una conciliazione tra cattolici e "protestanti" (altro termine contingente e partigiano), soprattutto quelli che si ispiravano alle dottrine di Lutero, poi le linee di divisione si irrigidirono. Le idee di conciliazione tra le varie componenti della cristianità occidentale si sono riaffacciate solo nel Novecento, soprattutto a partire dal concilio Vaticano II.

6. Lutero prima, e gli altri leader riformatori poi, pensarono che la Chiesa dovesse essere una sola, quella vera, e che la cristianità latina dovesse restare unità anche se, per l'appunto, riformata. Invece la cristianità occidentale si frantumò per sempre e dall'attività dei riformati nacque una molteplicità di chiese, che si istituzionalizzarono ma presero a combattersi tra  loro, e di sette, a base popolare, molto più fluide e soggette a dividersi ulteriormente. Per contro la chiesa cattolica si riorganizzò durante e dopo il concilio di Trento (1545-1563) e riconquistò, tra fine Cinquecento e prima metà del Seicento, larga parte dei territori che in un primo tempo erano passati alla riforma.

7. Accanto alle chiese riformate, che si diedero una organizzazione gerarchica e una rete di quadri dirigenti (vescovi, pastori ecc.) esistette una robusta corrente di riforma che gli storici definiscono radicale o popolare, che rifiutava l'idea di una chiesa istituzionalizzata, di gerarchia, di separazione tra laici e clero. Gli anabattisti nella Germania del Cinquecento ne furono gli esponenti principali, ma accanto ad essi esistettero varie altre sette, combattute ed emarginate dalle stesse chiese riformate, oltre che dalla chiesa cattolica, ma sopravvissute attraverso i secoli.

8. Il vero antagonista del cattolicesimo nell'Europa del Cinquecento non fu il luteranesimo, ma il calvinismo. Calvino, un intellettuale francese rifugiatosi a Ginevra, reinterpretò il pensiero di sant'Agostino, elaborando una dottrina della grazia molto severa, che attribuiva la possibilità della salvezza solo a una minoranza di eletti. Calvino voleva che l'intera comunità dei fedeli improntasse vita e comportamenti a una rigida e severa aderenza alla Bibbia. Il consiglio dei pastori e le autorità civili che ne condividevano il pensiero cercavano di imporre una sorta di teocrazia, punendo i comportamenti profani: adulterio, fornicazione, bestemmia, ubriachezza. I calvinisti vietavano gli spettacoli teatrali, chiudevano bordelli e osterie (tutti luoghi di peccato e perdizione) e diffidavano delle feste popolari, occasione di licenza. A differenza del luteranesimo, legato al mondo germanico, il calvinismo ebbe una diffusione transnazionale: Francia, Inghilterra, Scozia, Paesi Bassi, Ginevra, alcuni principati tedeschi, Ungheria, Transilvania. In Francia combatté per decenni per ottenere tolleranza. In Inghilterra pervase una parte della stessa chiesa di stato anglicana e si organizzò parallelamente ad essa. In Ungheria ottenne l'adesione di un buon numero di magnati e si contrappose all'autorità dei sovrani, i cattolici Asburgo.

9. La riforma ebbe successo e riuscì a imporsi, oppure venne sconfitta solo dopo lunghe guerre e continuò comunque a essere radicata, dove ebbe il sostegno delle autorità o di settori influenti della società: principi tedeschi, sovrani scandinavi, nobili francesi, patriziati cittadini svizzeri e fiamminghi, latifondisti ungheresi, piccoli nobili scozzesi. Invece le sette radicali che aveano una base esclusivamente popolare vennero ovunque sconfitte quando insorsero e tenute ai margini quando restarono acquiescenti alle autorità. Ma proprio perché il sostegno dei laici era indispensabile e perché erano divise le chiese riformate divennero sul lungo periodo meno intolleranti: non tanto perché lo volessero, quanto perché erano più deboli e non potevano fare a modo loro. La chiesa cattolica rimase invece una struttura forte, centralizzata, presente capillarmente sul territorio, ispirata a direttive tendenzialmente uniformi. Nonostante le sue tensioni interne si rivelò assai più capace di resistere al progredire della modernità.