Evento

Anatomie della mente | Sesto appuntamento "Mostrarsi grati. Appunti per una Psicologia della Gratitudine"

Conferenze e dibattiti

Sesto appuntamento del ciclo Anatomie della mente - Conferenze dei Giovedì di Psicologia, quest'anno giunto alla sua quindicesima edizione, a cura del Professor Stefano Caracciolo, Ordinario di Psicologia Clinica dell'Università di Ferrara. 

L'iniziativa è realizzata in collaborazione con la Sezione di Neurologia, Psichiatria e Psicologia Clinica della Facoltà di Medicina, Farmacia e Prevenzione di Unife e la Biblioteca Comunale Ariostea.

Anatomie della mente anche quest’anno si propone di esplorare paesaggi straordinari come la storia, la follia, la musica, la malattia, l’anima, il cinema, la poesia, la morte e la vita attraverso la lente della Psicologia. Sei nuove tappe del percorso di un viaggio con la psicologia e altre storie.

Programma

Sala Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea (via Scienze, 17)

Mostrarsi grati. Appunti per una Psicologia della Gratitudine

  • Relatore: Professor Stefano Caracciolo

Abstract

Professor Caracciolo perché mai parlare di gratitudine oggi?

"Perché proprio oggi nel 2022, ancora storditi dalla pandemia del COVID-19 e scioccati dal pericolo bellico in Europa, è necessario parlare di gratitudine e sottolinearne le profonde radici psicologiche, filosofiche, religiose e sociali: parlare delle virtù e mostrarne le caratteristiche è il modo migliore per diffonderle…e la gratitudine è la madre di tutte le virtù, come scrisse Cicerone".

Cosa si intende per ‘gratitudine’?

"Prima di tutto, la riconoscenza di un bene ricevuto. Si tratta di un termine che deriva da una antica radice del sanscrito, progenitore di tutte le lingue indoeuropee, passato poi nel greco ‘charitas’ e nel latino ‘grazia’ che poi si articola in tante parole italiane (ringraziare, gradire, gradito, grato, grazioso) e che assume poi significati diversi nel linguaggio religioso, filosofico e psicologico e che si riferisce  alla sensazione positiva di ricevere qualcosa da qualcuno e di volergli restituire qualcosa in cambio – gratitudine come sentimento relazionale – o, in senso lato, di ricevere qualcosa di bello, buono, piacevole, prezioso e ben accetto dalla natura, confinando in questo modo con sentimenti positivi come la felicità di godere della vita, della natura e perfino delle piccole cose, in armonia con gli altri e con il mondo".

Quali sono le caratteristiche psicologiche della gratitudine?

"Innanzitutto si tratta di una posizione che parte dall’aver ricevuto qualcosa di buono. Va da sé, quindi, che non tutti e non sempre ci troviamo in questa posizione, specialmente se prevale la sensazione di non aver ricevuto nulla di buono o che qualcosa ci sia addirittura portato via, che abbiamo perduto qualcosa, e questo ci colloca nella posizione opposta, di chiusura verso il mondo e verso gli altri. Proprio qui nasce la necessità di dare disinteressatamente (la carità della Prima Lettera ai Corinzi di San Paolo): 'La carità è paziente, è benigna la carità; la carità non invidia, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto ma si compiace della verità'. Perché solo così si innesca la gratitudine nel senso di riconoscenza per ciò che hai e hai avuto, in un meccanismo di reciprocità che è il fondamento di tutte le transazioni interpersonali: non più ‘Mors Tua Vita Mea' ma 'Vita tua Vita Mea'. È questo il punto di partenza di ogni comportamento prosociale e altruistico, di cui vediamo quotidianamente moltissimi esempi, anche se raramente le cronache li riportano: la violenza fa scalpore ma anche la gratitudine è ancora più 'scandalosa'”.

Praticare la gratitudine è possibile per tutti? Si può insegnare?

Sicuramente, si tratta di una disposizione umana naturale che, naturalmente, se coltivata può svilupparsi più pienamente ma che appartiene alla natura degli esseri umani, si può anzi dire di tutti gli esseri viventi di questo pianeta. Il modo migliore di trasmettere e rinforzare la gratitudine è, naturalmente, l’esempio.

Come mai la figura di Albert Schweitzer campeggia in questo ambito?

"Albert Schweitzer (1875-1965) è proprio un simbolo esemplare della gratitudine che testimonia la possibilità di riconoscere quanto di buono si è ricevuto e della necessità, psicologica e morale, di restituire senza un limite agli altri appunto per gratitudine. Il Premio Nobel dottor Albert Schweitzer è stato un medico e filantropo, musicista e musicologo, teologo, filosofo, biblista, pastore e missionario luterano franco-tedesco, che all’età di 30 decise di restituire alla società umana quanto di buono aveva ricevuto e, laureatosi in Medicina, ha fondato in Africa un grande Ospedale, tuttora attivo, in cui per più di mezzo secolo si prese cura dei bambini ammalati, dei poveri e della loro istruzione.  E ancora oggi ci parla attraverso i suoi scritti, le sue opere che hanno lasciato un’eredità, ed il suo esempio".

Come partecipare 

Per partecipare all’iniziativa è necessario esibire il Green Pass, indossare la mascherina, sanificare le mani all’ingresso, sottoporsi alla misurazione della temperatura corporea tramite termoscanner.

 

 

Materiali utili