Evento

Anatomie della mente | Sesto appuntamento "Grazie Dottore"

Conferenze e dibattiti

Sesto appuntamento del ciclo Anatomie della mente - Conferenze dei Giovedì di Psicologia - Anno XVIa cura del Professor Stefano Caracciolo, Ordinario di Psicologia Clinica dell'Università di Ferrara.

L'iniziativa è realizzata in collaborazione con la Sezione di Neurologia, Psichiatria e Psicologia Clinica della Facoltà di Medicina, Farmacia e Prevenzione di Unife e la Biblioteca Comunale Ariostea.

Anatomie della mente anche quest’anno si propone di esplorare paesaggi straordinari come la storia, la follia, la musica, la malattia, l’anima, il cinema, la poesia, la morte e la vita attraverso la lente della PsicologiaSei nuove tappe del percorso di un viaggio con la psicologia e altre storie.

Programma

"Grazie Dottore. Lo spazio della Gentilezza e della Gratitudine nel rapporto medico-paziente"

Relatore: Professor Stefano Caracciolo

Abstract

La maggior parte delle persone ha un’idea di cosa si intende per ‘gratitudine’: “Sentimento e disposizione d’animo che comporta un affetto positivo verso chi ci ha fatto del bene, ricordo del beneficio ricevuto e desiderio di poterlo ricambiare”. Ma si tratta di un’emozione? Di un sentimento? Di una virtù? Secondo la classica concezione di Cicerone, la Gratitudine sarebbe infatti la madre di tutte le virtù. Ora, per capire, ragionando per assurdo, proviamo a trasformare la definizione nel suo opposto: “Sentimento e disposizione d’animo che comporta un affetto negativo verso chi ci ha fatto del male, ricordo del danno ricevuto e desiderio di poterlo ricambiare”. Riconosciamo subito da questa definizione che il meccanismo della gratitudine, se rovesciato, è identico a quello del risentimento e della vendetta.

Il meccanismo pertanto è lo stesso, e si rovescia facilmente secondo le regole antichissime ma tuttora valide della Reciprocità (‘occhio per occhio, dente per dente’ ma anche ‘carezza per carezza, bacio per bacio’) influenzando i comportamenti di chi prova questo sentimento che, secondo la definizione, ormai ampiamente accettata in Psicologia, di R.Emmons e M. McCullough (autori della monografia più importante sul tema), si articola in due fasi successive:

  1. Riconoscere di aver ottenuto un risultato positivo
  2. Riconoscere che c’è una sorgente esterna per il risultato positivo (una persona, Dio, il destino ecc.)

Altri autori hanno invece descritto tre tipi di Gratitudine: la Gratitudine come ‘tratto affettivo’, in cui si osserva in un individuo una generale tendenza ad essere grati, oppure come ‘stato d’animo’, con fluttuazioni anche rapide nel corso del tempo, o infine come ‘emozione’, sensazione temporanea dopo aver ricevuto un dono o un favore da qualcuno.

Le ricerche dimostrano che non si tratta soltanto di un fenomeno culturale ma che, anzi, la Gratitudine ha radici biologiche profonde nella storia dell’evoluzione umana, basandosi su ricerche animali, in particolare sui Primati, nei circuiti cerebrali, in quanto specifiche aree del cervello sono coinvolte nella esperienza e nelle espressioni comportamentali della gratitudine, e, in ultima analisi, nel nostro DNA, sulla base della identificazione di geni specifici che stanno alla base della capacità di provare Gratitudine.

Ecco allora che, se applichiamo queste definizioni alle attività terapeutiche del Medico, riconosciamo immediatamente la presenza di una corrente di Gratitudine che attraversa la relazione Medico-Paziente nei due sensi: la persona curata è grata per aver ricevuto le cure, il Medico è grato per aver ricevuto la fiducia dal paziente. Possiamo anche osservare che è sempre presente la possibilità contraria, che la fiducia tradita si trasformi nel suo opposto: il Paziente che chiede riscontro al Medico delle cure mancanti o inefficaci o il Medico che considera il Paziente ingrato se non gli esprime riconoscenza. Ma come è possibile sperimentare gratitudine e fiducia nell’era della medicina tecnologica, in cui nelle relazioni di cura si seguono linee guida in modo asettico ed il rapporto è spesso affidato, anche in aspetti comunicativi, a presidi informatici e computerizzati?

Nella drammatica fase del COVID-19 abbiamo duramente sperimentato quanto la Gratitudine per i curanti si sia potuta esplicare solo attraverso la riconoscenza di quanto sul piano comunicativo andasse al di là della tecnica e delle linee-guida, tanto da osservare fenomeni opposti: il risentimento e la sfiducia nel non poter visitare i propri cari ammalati nelle fasi di ricovero e la riconoscenza grata per i medici ed infermieri che consentivano nonostante le misure protettive un contatto comunicativo, seppure a distanza.

Al ‘Grazie Dottore’ ogni Medico deve dunque saper rispondere ‘Grazie a lei!’ nell’ ottica di una relazione terapeutica condivisa e paritaria, uscendo dalla dimensione paternalistica della Medicina dei secoli scorsi.

Come partecipare 

L'accesso è libero.

Materiali utili