Anatomie della Mente | Bacchelli e Il Mulino del Po
Conferenze e dibattiti

- https://www.unife.it/it/eventi/2020/febbraio/anatomie-della-mente-13-febbraio
- Anatomie della Mente | Bacchelli e Il Mulino del Po
- 2020-02-13T16:30:00+01:00
- 2020-02-13T18:30:00+01:00
- Cosa Psicologia clinica dipartimento di scienze biomediche e chirurgico specialistiche anatomie della mente
-
Quando
il 13/02/2020 dalle 16:30 alle 18:30
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- Dove Sala Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea - via Scienze, 17 - Ferrara
Anatomie della Mente
Conferenze dei Giovedì di Psicologia
Terzo appuntamento
A cura del Prof. Stefano Caracciolo, Ordinario di Psicologia Clinica di Unife.
“Il Diavolo a Pontelagoscuro. Storie e leggende ferraresi nel Mulino del Po di Riccardo Bacchelli”
Nel corso dell’appuntamento il Prof. Caracciolo ripercorrerà la vita e l’opera di Bacchelli con spezzoni dal Mulino del Po cinematografico di Lattuada (1949) e scene tratte dallo sceneggiato televisivo RAI (1963) nato dalla collaborazione di Bacchelli con il regista Sandro Bolchi.
Riccardo Bacchelli fu primogenito di cinque fratelli da famiglia borghese della Bologna bene a cavallo fra ‘800 e ‘900, con un padre avvocato di successo, uomo politico e amministratore della città di Bologna: fondatore dell’Ospedale Rizzoli, promotore della chiusa del Reno, amico di Carducci e di molti eminenti bolognesi dell’epoca, Deputato del regno d’Italia.
Studente brillante, anche se non si laureò mai (la laurea honoris causa gli fu conferita nel 1940), esordiente precoce con i primi scritti e poi attivamente coinvolto nella rivista letteraria ‘La Ronda’, visse poi fra Firenze, Roma e Milano, pur mantenendo un legame forte con la sua terra, l’Emilia-Romagna, in cui i suoi due romanzi più riusciti sono ambientati: “Il Diavolo al Pontelungo” (1927) e “Il Mulino del Po” (1938-1957).
La sua vita (1891-1985) si dipana dalla Italia post-risorgimentale fino agli anni ’80, attraversando le due guerre mondiali, così come il suo romanzo maggiore attraversa la Storia dalle Guerre di Napoleone in Russia fino al Piave, passando per tre generazioni di mugnai sul Po, gli Scacerni, in una vicenda ambientata tutta – o quasi – nel ferrarese.
Orfano relativamente giovane, dovette lottare per affermarsi nella sua autonomia dal padre e dalla madre, indulgendo in un autobiografismo occulto che si traduce in pagine meravigliose del suo capolavoro maggiore, che fu vicenda di fantasia, ma puntigliosamente documentata. La storia è in parte ispirata, ma con originali variazioni, dal modello inevitabile per chiunque si cimentasse con il romanzo storico: il capolavoro di Manzoni. Ma lo stile è prezioso e originale, arricchito da numerosi vocaboli ferraresi e da una scelta di nomi, soprannomi e toponomastiche delle nostre terre estensi.
E il Diavolo? Come avviene che in una storia personale e letteraria così per bene, borghese e certo non trasgressiva, Bacchelli evochi il Maligno sia nel titolo del romanzo su Bakunin a Bologna sia nel primo volume del ‘Mulino’?
Se, nel primo caso, si tratta di un eponimo colorato di vicende politiche di quel primo socialismo internazionale pre-bolscevico, nel secondo caso la figura diabolica si staglia su Ferrara in una favola-leggenda meravigliosa e ‘maledetta’, incastonata in tutt’altra vicenda. Il Diavolo Magrino è infatti in piena Ferrara, in zona Ripagrande prima e poi nella foresta del Barco, già ‘Delizia’ estense e fino al secolo diciottesimo popolata non solo da Briganti e Contrabbandieri ma anche da sinistre presenze come quella dell’Urlòn dal Barc, l’Urlone del Barco che con sortilegi e malefatte, per vero assai innocenti, fu oggetto di leggende nella Ferrara del tempo che fu.