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Unife nello spazio | Il progetto Drain Brain 2.0 primo classificato per salire a bordo della prossima missione spaziale

07/01/2022

Scienza, cultura e ricerca

È stato messo a punto nei laboratori dell’Università di Ferrara, e presto raggiungerà lo spazio insieme agli astronauti dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Lo strumento sviluppato nell’ambito del progetto Unife Drain Brain 2.0 si è classificato primo a livello nazionale tra oltre 35 proposte, risultando vincitore del bando ASI di “volo umano spaziale per ricerche e dimostrazioni tecnologiche sulla Stazione Spaziale Internazionale”.

A descrivere il razionale del progetto il Professor Paolo Zamboni, principal investigator e Direttore del centro delle malattie vascolari dell’Ateneo:

“Drain Brain 2.0 è incentrato sull’utilizzo a bordo da parte degli astronauti di uno speciale collarino dotato di sensori di piccolissime dimensioni. Grazie a questo strumento, sarà possibile rilevare i segnali circolatori del cosiddetto asse cuore-cervello, con cui potremo misurare le variabili legate al flusso nella vena giugulare e nell’arteria carotide sincronizzati con l’elettrocardiogramma”. 

Il progetto coinvolge in maniera interdisciplinare diversi dipartimenti dell’Ateneo di Ferrara. Accanto al Professor Zamboni, anche il Professor Angelo Taibi del Dipartimento di fisica e scienze della terra, la ricercatrice Erica Menegatti del Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna e il ricercatore Antonino Proto del Dipartimento di Fisica e scienze della terra. Il supporto ingegneristico sarà invece affidato al partner industriale Argotec, azienda aerospaziale torinese.

“Siamo molto orgogliosi di questo ulteriore finanziamento ASI e contiamo di realizzare, anche grazie al contributo della locale sezione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, un nuovo strumento diagnostico portatile e non invasivo, per il monitoraggio sistematico dei parametri cardiovascolari degli astronauti in condizioni di microgravità” aggiunge il Professor Angelo Taibi, project manager dell’esperimento Drain Brain 2.0.

Tutelare la salute e raggiungere Marte

Finanziato con circa 400mila euro, Drain Brain 2.0 ha un interesse strategico in ambito spaziale, poiché affronta il tema centrale della salute dell’equipaggio:

“I problemi cardiovascolari e neurologici delle/degli astronauti - dovuti all’assenza di gravità e ai fenomeni di adattamento - sono ad oggi il primo ostacolo alla possibilità di prolungare i voli spaziali al di sopra dei sei mesi - spiega Zamboni - Lo strumento che abbiamo sviluppato fornirà dati indispensabili per organizzare le necessarie contromisure per la sicurezza degli astronauti  nelle  missioni spaziali. In vista di viaggi più impegnativi come quelli su Marte e su altri pianeti della via Lattea: missioni volte a procacciare nuove fonti energetiche che possono permettere la sostenibilità della vita sul pianeta Terra nei prossimi secoli”. 

Drain Brain parte 1: la missione di AstroSamantha

Drain Brain 2.0 trae origine dal precedente e innovativo esperimento Drain Brain, eseguito in orbita nel 2015 dall’astronauta Samantha Cristoforetti, sempre con il coordinamento del professor Zamboni. 

“I risultati straordinari di quella sperimentazione hanno permesso ai ricercatori ferraresi di realizzare questo nuovo pletismografo che può essere facilmente indossato da tutte/i gli astronauti a bordo, permettendo in questo modo di monitorare il ritorno venoso cerebrale su un numero molto più grande di soggetti e per un tempo maggiore, semplificando notevolmente le operazioni a bordo. 

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Il Prof. Paolo Zamboni

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Il Prof. Angelo Taibi

Per saperne di più

A cura di CHIARA FAZIO