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Neurochirurgia e Sindrome di Chiari | Il Prof. Pasquale De Bonis ne parla all’Università di Cambridge

23/03/2021

Vita universitaria

Oggi, martedì 23 marzo, in diretta streaming, Pasquale De Bonis, Professore Ordinario di Neurochirurgia dell’Università di Ferrara e Dirigente Medico dell’Unità Operativa di Neurochirurgia dell’Ospedale di Cona, terrà il primo di una serie di seminari presso la prestigiosa Università di Cambridge.

Un invito arrivato direttamente dai membri della Divisione accademica di Neurochirurgia di Cambridge, nella persona del Professor Marek Czosnyka, attualmente massimo esponente al mondo di fisica del sistema intracranico (i suoi lavori scientifici hanno ricevuto oltre 60 mila citazioni). 

Nel corso dei suoi interventi, il primo riservato a Specialisti Neurochirurghi, Fisici ed Ingegneri della rinomata Università inglese, il Professor De Bonis esporrà la sua nuova ipotesi sull’origine della sindrome di Chiari, patologia non infrequente, caratterizzata dalla “discesa” di una parte del cervelletto dalla scatola cranica al canale spinale. Mentre la discesa del cervelletto non è rara (1 caso su 1000 nati), sono poco frequenti i sintomi della suddetta malformazione, che determinano la sindrome. Quando i pazienti sono sintomatici e possono presentare mal di testa, dolore al collo e, meno frequentemente, debolezza degli arti, alterazione della sensibilità, disturbi dell’equilibrio e visione sdoppiata.

Il trattamento è con un intervento chirurgico, anche se la probabilità di successo è poco soddisfacente in gran parte dei pazienti. Il motivo, probabilmente, è correlato al fatto che non sono ancora chiari i meccanismi che determinano la malattia: i trattamenti si basano, infatti, sulle teorie sull’origine della malattia.

“La patogenesi (origine, ndr) della sindrome di Chiari è sconosciuta - mette in evidenza De Bonis - La mia ipotesi è che diverse cause possano determinare un aumento della pressione nelle vene situate posteriormente fra la testa e il collo. Questo aumento di pressione determina una difficoltà di una parte del cervelletto di far defluire il sangue e, conseguentemente, un rigonfiamento di una parte del cervelletto. L’ipotesi è stata già da me esposta, poche settimane orsono, ad un convegno monotematico internazionale ad invito, organizzato dalla società mondiale di Neurochirurgia. In quella occasione, colleghi Americani, Sudafricani, Francesi ed Indiani, hanno mostrato entusiasmo nei confronti di questo nuovo modo di vedere la malattia. Il passo successivo è in corso: con il gruppo del Professor Zamboni e dei Fisici dell’Università di Ferrara stiamo elaborando un modello fisico e matematico che possa dimostrare numericamente la bontà di questa idea”.

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Il Professor Pasquale De Bonis

Testo tratto dal comunicato stampa dell'Ufficio stampa dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria S.Anna di Ferrara