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Alzheimer | Studio Unife dimostra l’efficacia dei farmaci inibitori della acetilcolinesterasi

02/08/2022

Scienza, cultura e ricerca

Arriva dall’Università di Ferrara un’interessante novità sul trattamento delle malattie che rientrano nello spettro delle demenze, come Alzheimer, demenza vascolare e demenza a corpi di Lewy.

Uno studio coordinato dal Professor Giovanni Zuliani del Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna di Unife ha dimostrato che i farmaci in uso oggi, gli inibitori della acetilcolinesterasi (AChEI), la cui efficacia è stata ripetutamente messa in dubbio in passato, sono effettivamente utili a rallentare in modo significativo il declino delle funzioni cognitive nel tempo, e riducono la mortalità di circa il 40%.

“Gli inibitori della acetilcolinesterasi (AChEI) - come Dopenezil, Galantamina, Rivastigmina - sono farmaci che aumentano la concentrazione della acetilcolina nel cervello.
Sebbene l’efficacia di questi farmaci sia stata dimostrata nei trial clinici randomizzati pre-commercializzazione, la loro efficacia nel mondo reale è stata ripetutamente messa in dubbio: dopo la loro immissione in commercio, avvenuta circa 20 anni fa, i dati sulla loro reale utilità presenti in letteratura circa sono scarsissimi. Ciò è anche dovuto al fatto che, rispetto ai pazienti arruolati negli studi clinici, quelli che si presentano quotidianamente negli ambulatori di geriatria/neurologia sono casi molto più complessi.
Purtroppo però la
sperimentazione di nuovi farmaci, che non si è mai arrestata, ha dato finora risultati molto deludenti, con il fallimento del 99% dei trial clinici” spiega Zuliani.

Considerando che vi sono 47 milioni di pazienti affetti da queste malattie nel mondo, di cui almeno 1 milione in Italia, lo studio assume una notevole rilevanza. Non da ultimo, anche in relazione al basso costo di produzione e ai buoni livelli di tolleranza da parte dei pazienti.

“Nello studio abbiamo valutato l’efficacia degli AChEI analizzando i dati del National Alzheimer’s Coordinating Center – NAAC UDS (USA). In particolare, abbiamo analizzato i soggetti con demenza di Alzheimer, vascolare o a corpi di Lewy arruolati dal NAAC a partire dal 2005, con un follow-up medio di 8 anni (da 2 a 13 anni). Abbiamo confrontato due gruppi di 786 pazienti che differivano per il solo fatto di essere trattati o meno con AChEI” illustra il Professore. 

Lo studio mette evidenzia chiaramente come l’effetto degli AChEI sulla demenza sia dello stesso ordine di grandezza di quello ottenuto con altri farmaci utilizzati nelle più frequenti patologie cronico-degenerative, come la cardiopatia ischemica, lo scompenso cardiaco o la broncopneumopatia cronica ostruttiva. Malattie da cui, come per la demenza, ci si può aspettare non la guarigione ma un rallentamento significativo della progressione e una riduzione della mortalità.

“Lo studio deve motivare i medici specialisti e i pazienti affetti da demenza a intraprendere con fiducia la terapia con AChEI. Il loro effetto non sarà misurabile immediatamente ma nel corso del tempo. In conclusione, il nostro studio consente di affermare che la demenza non è una malattia priva di un trattamento efficace” argomenta il Professo Zuliani.

Per saperne di più

L’articolo Acetyl‐cholinesterase‐inhibitors slow cognitive decline and decrease overall mortality in older patients with dementia è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature.

Oltre al primo autore Dottor Marco Zuin e al Professor Giovanni Zuliani, entrambi del Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna, hanno collaborato alla ricerca il Professor Stefano Volpato (Unife), il Professor Antonio Cherubini (IRCCS INRCA Ancona) ed il Professor Luigi Ferrucci (National Istitute on Aging – NIA, USA).

Il National Alzheimer’s Coordinating Center Uniform Data Set è finanziato dal Grant/Award Number: U01 AG016976I.  

A cura di CHIARA FAZIO