Genetica | Nel DNA delle donne siciliane 15.000 anni di storia dell’Isola. Lo studio firmato Unife e Pavia
Scienza, cultura e ricerca
La storia della Sicilia, crocevia di popoli e culture fin dalla preistoria, viene oggi ricostruita con una precisione senza precedenti attraverso lo studio del DNA mitocondriale, che si trasmette esclusivamente per via materna.
In un articolo appena pubblicato su Science Advances un gruppo ricercatrici e ricercatori delle Università di Ferrara, Pavia, Perugia, Palermo, Siena e Firenze ha ricostruito per la prima volta in modo completo la storia genetica dell’isola negli ultimi 15.000 anni dal punto di vista femminile, analizzando oltre 350 genomi mitocondriali, di cui 116 antichi provenienti da 16 siti archeologici dell’isola e 236 moderni raccolti in tutte le province.
A guidare la ricerca Silvia Ghirotto, Professoressa del Dipartimento di Scienze della vita e biotecnologie a capo del gruppo di Genomica Evolutiva Umana e Paleogenomica dell’Università di Ferrara, e il Professore Alessandro Achilli dell’Università di Pavia.
“Il DNA mitocondriale, che si trasmette esclusivamente per via materna, ci ha permesso di seguire nel tempo le linee genetiche femminili e di individuare un momento cruciale della storia: una netta discontinuità tra il Mesolitico e il Neolitico, circa 8 mila anni fa, quando i gruppi di cacciatori-raccoglitori furono in parte sostituiti dai primi agricoltori arrivati dal Mediterraneo e dall’Europa continentale” spiega Ghirotto.
“Questo è il primo caso in cui la trasmissione genetica mitocondriale è stata ricostruita in modo inequivocabile in un contesto geografico e associata a due linee che rivelano un complesso schema migratorio. Mentre le linee dei cacciatori-raccoglitori che popolavano la Sicilia nel Mesolitico provenivano da tre diverse aree di rifugio - la penisola italiana, i Balcani e l'Ucraina - i sotto-rami neolitici sono probabilmente arrivati attraverso il Mar Mediterraneo e dall'entroterra europeo” aggiunge Achilli.
“Successivamente, il pool genetico mitocondriale è rimasto sostanzialmente invariato dal Neolitico fino ai giorni nostri, in contrasto con le ipotesi di discontinuità genetica proposte da precedenti lavori. L'ampia variabilità mitocondriale e l’assenza di una significativa differenziazione genetica tra le popolazioni attuali delle varie aree geografiche dell'isola sono ulteriori testimonianze di un'intricata storia evolutiva e di continui flussi migratori provenienti da diverse regioni dell'Eurasia occidentale e dall'Africa” continua Ghirotto.

Il gruppo di genomica evolutiva umana dell’Università di Ferrara guidato dalla Professoressa Silvia Ghirotto.
La dottoranda Anna Tommasi dell’Università di Pavia sottolinea che “la transizione tra cacciatori-raccoglitori e agricoltori riflette uno scenario più complesso in cui cambiamenti ambientali e/o riorganizzazioni delle strutture sociali avrebbero influenzato la numerosità e l'importanza relativa di questi gruppi in diversi periodi della storia siciliana.”
Rajiv Boscolo Agostini, ricercatore a Unife, precisa che “certamente, la lenta diffusione dell'agricoltura e delle piante coltivate, avvenuta lungo le rotte marittime a partire da circa nove-sei mila anni fa, ha gradualmente ridotto lo spazio disponibile per le attività di caccia e raccolta.”
Giacomo Villani, ricercatore a Pavia aggiunge: “l’ulteriore segnale di declino delle linee dei cacciatori-raccoglitori a partire da circa quattro/cinque mila anni fa potrebbe essere attribuito a migrazioni nell'isola legate alla diffusione dei pastori indoeuropei dall’Asia centrale e, più recentemente, all’arrivo dei Fenici/Punici e dei Greci.”
“I nostri risultati confermano le potenzialità del DNA mitocondriale per ricostruire la storia genetica delle diverse popolazioni dal punto di vista femminile e dimostrano l'importanza crescente degli studi microgeografici, incentrati su una particolare regione per ottenere informazioni riguardanti contesti più ampi e complessi, come quello italiano o dell'intera area del Mediterraneo, crocevia di migrazioni umane fin dal tardo Paleolitico, come dimostra il campione di Grotta di San Teodoro (Messina), datato circa 15 mila anni fa”, precisa il Professor Achilli.
“La Sicilia rappresenta un caso di studio unico: da almeno 15.000 anni è un ponte tra Europa e Africa al centro del Mediterraneo, un crocevia in cui le migrazioni hanno arricchito la diversità genetica dell’isola” conclude la Professoressa Unife Silvia Ghirotto.
Per saperne di più
Lo studio "Fifteen millennia of human mitogenome evolution in Sicily" è stato pubblicato sulla rivista scientifica Science Advances il 14 novembre 2025.
Le ricerche guidate dai Professori Silvia Ghirotto e Alessandro Achilli delle Università di Ferrara e Pavia sono state condotte in collaborazione con altri gruppi di ricerca nazionali, in particolare le Università di Firenze (Dottoressa Alessandra Modi e Professor David Caramelli), Perugia (Dottoressa Irene Cardinali e Professoressa Hovirag Lancioni), Palermo (Dottor Giulio Catalano e Professor Luca Sineo) e Siena (Professoressa Nicoletta Volante e Professoressa Lucia Sarti) con il contributo internazionale del Professor Ugo Perego (Illinois, USA)
Le ricerche sono state approvate dalle autorità locali tra cui le Soprintendenze di Palermo, Caltanisetta, Trapani, Ragusa, e finanziate dal Ministero dell'Università e della Ricerca (MUR) progetto PRIN 2017, PRIN 2020 e PRIN 2022; dalla Fondazione Cariplo - Bando Giovani Ricercatori 2023, dalla Fondazione Adriano Buzzati—Traverso, L. Luca Cavalli-Sforza Fellowship.
A cura di CHIARA FAZIO