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10 anni dal sisma dell’Emilia | Il Professor Riccardo Caputo fa il punto sulle strategie di intervento

13/05/2022

Scienza, cultura e ricerca

10 anni dal sisma dell’Emilia | Il Professor Riccardo Caputo fa il punto sulle strategie di intervento
Un'immagine dei danni provocati dal sisma in Emilia del 2012

Dove e quanto, ma non quando. Si potrebbero sintetizzare in questo modo le attuali possibilità di prevedere i terremoti".   

A dieci anni dal forte sisma che ha colpito la pianura Padana Emiliana, il professore Riccardo Caputo dell’Università di Ferrara, membro della Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi, fa il punto sul rischio sismico nel nostro Paese e sulle possibilità di intervento.

"A oggi è impossibile prevedere quando esattamente si verificherà il prossimo terremoto in un determinato luogo; per fini di protezione civile, sarebbe infatti necessaria una precisione di uno o due giorni per consentire, ad esempio, di evacuare la popolazione locale. Non siamo ancora in grado, infatti, di fare stime a così breve termine, ma soltanto a lungo termine, e cioè nell'ordine dei secoli. Relativamente al dove e al quanto, invece” sottolinea, e continua: “le nostre conoscenze scientifiche migliorano continuamente e questo ci ha permesso di individuare e caratterizzare le principali sorgenti sismogeniche - grandi fratture nella crosta terrestre che generano terremoti - che sono presenti nel territorio nazionale. Da ciò è quindi possibile definire le aree a maggior pericolosità sismica e, approcciando il problema in termini probabilistici, stimare le aree con maggiori probabilità di occorrenza (dove) e quale potrà essere la massima magnitudo che si potranno verificare (quanto). In generale, laddove sono presenti faglie in contesti geodinamici attivi, maggiori sono le loro dimensioni, maggiore potrà essere l'energia rilasciata durante il terremoto” spiega Caputo.

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Il Professor Riccardo Caputo

"Se da un lato è certamente vero che per la mitigazione del rischio sismico è necessario intervenire sulla riduzione della vulnerabilità del nostro edificato e sulla pianificazione dell’emergenza, è altrettanto vero che per una corretta calibrazione di tali azioni è prioritario definire al meglio la pericolosità sismica sia regionale che locale aumentando le nostre conoscenze geologiche" continua Caputo. “Il nostro territorio è un esempio: sebbene infatti in Emilia siano presenti faglie di dimensioni medio-piccole, il livello di rischio sismico relativamente elevato è dovuto soprattutto ad un grado di vulnerabilità non adeguato per molti edifici” illustra Caputo.

In termini di progettazione antisismica esistono diversi livelli. Al momento, nel nostro Paese si attua la salvaguardia della vita: si progetta dimensionando travi, colonne e tutte le parti strutturali e ingegneristiche affinché gli effetti di un terremoto non causino il collasso dell’edificio.  “Sarebbe auspicabile un cambio di paradigma, per progettare in ottica di salvaguardia operativa, predisponendo strutture che restino incolumi e funzionanti alle scosse. Ad oggi, una simile progettazione viene destinata solo agli edifici strategici, quali ad esempio le caserme dei Vigili del Fuoco, le prefetture, i tribunali, che a seguito di eventuali eventi sismici devono rimanere agibili” conclude Caputo.

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Mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

Questi i concetti espressi da Caputo nel corso del convegno dell’ordine dei geologi dell’Emilia-Romagna (13 maggio 2022, Sala Estense, Ferrara) in occasione del decennale del terremoto che ha colpito l’Emilia nel 2012. Incontro patrocinato anche dall’Università di Ferrara, per cui ha portato il suo saluto la Rettrice Laura Ramaciotti.

"Dieci anni che sembrano volati e che non sono stati sufficienti per risanare i danni causati dall’evento sismico. Un tema sentito molto nel profondo a livello istituzionale, e in particolare la nostra Università è ancora in attesa di riattivare gli spazi del quadrilatero dell’Ateneo - ha commentato Ramaciotti -. Un recupero importante sia dal punto di vista storico della città sia di operatività per le attività dell’Ateneo. Una parte della città che va riattivata e rivitalizzata; operazione che comporterà un impegno di 44 milioni di euro, per ristrutturare circa 20 mila metri quadri". Tornando al tema più generale, la Rettrice di Unife ha concluso: "Ora è importante lavorare sulla prevenzione attraverso lo studio del territorio e tramite interventi preventivi, azioni che accrescono il progresso scientifico e vivacizzano l’attività di ricerca con un beneficio ulteriore a livello socio-economico e non solo accademico”.

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