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Nanomateriali ed Erasmus+ | La nuova formula di "Blended Intensive Programmes" raccontata da Federica e Gioia

16/08/2022

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Nanomateriali ed Erasmus+ | La nuova formula di "Blended Intensive Programmes" raccontata da Federica e Gioia
Le studentesse e lo studente che hanno preso parte al Blended Intensive Program a Castilla-La Mancia.

Corsi brevi e intensivi all’estero che combinano mobilità fisica e virtuale. Si tratta di una nuova formula Erasmus+, che permette di intraprendere un'esperienza di studio internazionale caratterizzata da una preparazione mirata, sia online che in presenza, su una determinata disciplina in un breve lasso di tempo.

È l’Erasmus Blended Intensive Programmes (BIP), formula mista alla quale Unife ha partecipato per la prima volta in un progetto pilota che abbiamo chiesto a Federica Longo e Gioia Musiu di raccontare. Obiettivo di questo nuovo format è quello di creare maggiori opportunità di apprendimento, supportare lo sviluppo di modalità innovative di insegnamento e stimolare la costruzione di corsi transnazionali e multidisciplinari. Ulteriori edizioni del BIP sono in fase di organizzazione.

Il progetto pilota è nato nell'ambito dell'alleanza "COLOURS" (Collaborative innOvative sUstainable Regional univerSities) di cui l’Ateneo di Ferrara è partner assieme ad altre sei università europee: l’Università di Paderborn (Germania, coordinatrice dell’iniziativa), l'Università di Le Mans (Francia), l'Università di Castilla-La Mancha (Spagna), l'Università di Kristianstad (Svezia), l'Università Jan Dlugosz (Polonia) e l’Università Josip Jurai Strossmayer di Osijek (Croazia). 

Le finalità dell’alleanza sono quelle di rafforzare il network delle università aderenti, incrementare la loro visibilità internazionale, dare forte impulso alla mobilità in Europa e affrontare, con un approccio multidisciplinare, le sfide odierne della società.  

Abbiamo intervistato due studentesse, Federica Longo e Gioia Musiu, che hanno preso parte al progetto Blended Intensive Program a Castilla-La Mancia in Spagna, recentemente concluso, che ci hanno raccontato la loro esperienza.

 

Buongiorno ragazze! Raccontateci un po’ di voi.

Gioia: Sono all’ultimo anno della laurea magistrale in Scienze Chimiche dell'Università di Ferrara. In questo momento sto scrivendo la tesi con il Professor Mirco Natali. Sempre a Ferrara ho conseguito la laurea triennale. 

Federica: Frequento l’ultimo anno di Scienze Chimiche a Unife dopo essermi laureata nella triennale in Chimica. Gioia e io frequentiamo Il corso di laurea magistrale in Scienze Chimiche - curriculum - Chimica, Materiali, Energia.

Che cosa è un BIP-Blended Intensive Program? 

Gioia: È un programma di un bando Erasmus+ di più breve durata, tre settimane, di cui una di lezioni in presenza all’Università di Castilla-La Mancia, mentre le prime due a distanza.  La coordinatrice del BIP ci ha spiegato che affinché venisse attivato il programma era necessario che studentesse e studenti provenienti da università di diversi Stati partecipassero.

Federica: Si tratta di un corso intensivo e immersivo in una determinata materia, in questo caso i nanomateriali. La nostra esperienza nell’Università estera è durata una settimana, periodo nel quale abbiamo potuto apprendere varie tecniche e tipologie di applicazioni nell’ambito chimico. Prima di partire abbiamo seguito lezioni a distanza che hanno trattato i temi che poi abbiamo svolto in presenza nell’Ateneo spagnolo.

Che cosa prevedeva più nello specifico il progetto? Di che cosa vi siete occupate? 

Federica: Dopo una prima parte introduttiva incentrata sul definire i nanomateriali,  siamo state impegnate nei vari laboratoriAbbiamo avuto modo di vedere come si sviluppano le modalità di lavoro dei diversi gruppi di ricerca dell’Ateneo e quali tipologie di strumentazione sono necessarie per compiere determinati studi. Sono stati illustrati inoltre vari utilizzi dei nanomateriali, sia in ambito chimico ma anche ad esempio medico, perché questi materiali hanno una vasta applicabilità. Abbiamo osservato varie applicazioni degli Hydrogel, reti microscopiche che hanno una consistenza gelatinosa, che possono intrappolare l’acqua. Alcuni di essi hanno inoltre la capacità di potersi rigenerare. Trovano impiego nella robotica oltre che in medicina, perché possono piegarsi con l’applicazione di un campo elettrico. Probabilmente in futuro potranno essere utilizzati anche nel quotidiano.

Gioia: Il progetto ha previsto inizialmente lezioni introduttive, seguite dall’esperienza nei laboratori dove abbiamo potuto imparare molto su questa tipologia di materiali. Abbiamo avuto modo di osservare in maniera pratica ciò di cui si occupano ricercatrici e ricercatori, grazie alle spiegazioni e alle lezioni in presenza, molto partecipative e stimolanti. 

Nanomateriali, che cosa sono?

Federica: I nanomateriali sono conosciuti sin dall’epoca dei romani, i quali, sebbene non ne capissero il funzionamento, avevano compreso che determinati materiali presentano diverse capacità in base alla tipologie di particelle utilizzate. Un esempio è la coppa di Licurgo, un calice di epoca romana risalente al IV secolo, il cui vetro contiene nanoparticelle d'oro e d'argento disperse in maniera uniforme così da mostrare un colore diverso a seconda di dove è posta la sorgente dell’illuminazione. Le nanoparticelle sono molto più piccole delle particelle normali e di conseguenza differiscono nel comportamento. Date le loro particolari caratteristiche è in corso la stesura di una regolamentazione che tenga conto anche dei possibili rischi a esse connesse.

Gioia: In base alla loro disposizione, all’ambiente e alla loro taglia, le nanostrutture hanno proprietà diverse, quindi i risultati che si ottengono sono differenti e le applicazioni sono molteplici. Ad esempio, i nanomateriali che abbiamo studiato nel corso del programma sono gli Hydrogels, progettati appositamente affinché abbiano proprietà specifiche per usi e applicazioni particolari.

Come siete venute a conoscenza del progetto? E perché vi siete volute iscrivere?

Federica: Mi è sempre piaciuta l’idea alla base dell’esperienza Erasmus e visti i problemi legati alla pandemia, la possibilità di svolgere un periodo all’estero più breve sposava le mie esigenze. Siamo venute a conoscenza del progetto grazie alle comunicazioni inviate dalla Professoressa Catia Contado, delegata dipartimentale all'Internazionalizzazione e nostra coordinatrice Erasmus.  Ci ha inviato il programma dicendoci che sarebbe stata una bella esperienza formativa.

Gioia: Ho deciso di iscrivermi dopo aver visionato il programma inviato dalla Professoressa Contado. Avendo tempistiche più brevi mi ha permesso di interrompere momentaneamente il mio lavoro di tesi. 

Siete soddisfatte dell’esperienza? La consigliereste? Se sì, per quale motivo?

Gioia: Sì, sono molto contenta dell’esperienza svolta e la consiglio vivamente. Siamo state seguite attentamente anche dal punto di vista umano. Docenti, colleghe studentesse e colleghi studenti sono sempre stati gentili e disponibili. 

Federica: Sì, sono soddisfatta e consiglierei l’esperienza. Siamo state seguite per tutto il percorso da Unife, a partire dalle informazioni per i voli, servizi di transfer, dove soggiornare e altro ancora. Si tratta anche di un’opportunità per conoscere meglio le proprie colleghe e i propri colleghi di Università.

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Le studentesse e lo studente Unife che hanno partecipato al BIP a Castilla-La Mancia

Intervista a cura di Elena Mori, tirocinante dell'Ufficio Stampa, Comunicazione Istituzionale e Digitale.

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