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Astrofisica | Assembramenti stellari in Omega Centauri

31/07/2020

Scienza, cultura e ricerca

Astrofisica | Assembramenti stellari in Omega Centauri
Una immagine di Omega Centauri, il più grande ammasso della nostra galassia e uno dei più vicini

Gli assembramenti, oltre a quelli di persone resi note dall’attualità, possono riguardare anche gli oggetti: il loro studio è molto comune negli ambiti più disparati, come nell’astrofisica. 

Riguarda gli ammassi globulari il lavoro di Michele Scalco, dottorando che ha appena iniziato il dottorato in Fisica dell’Università di Ferrara, condotto in collaborazione con INAF di Padova. Il dottor Scalco è il principal investigator del progetto.

Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo progetto di ricerca.

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Michele Scalco, dottorando in Fisica a Unife

Che cos’è un ammasso globulare?

Un ammasso è, in un certo senso, un “assembramento di stelle” che hanno la caratteristica di essere legate fisicamente tra loro dalla forza di gravità con cui si attraggono. Quando l’ammasso presenta una forma approssimativamente sferica viene definito ammasso globulare e può comprendere anche centinaia di migliaia di stelle. 

Perché è importante studiarli?

Gli ammassi globulari sono gli oggetti più antichi dell’Universo, quindi la comprensione di come si sono formati e della loro composizione può darci molti indizi sulla formazione delle galassie e dell’Universo stesso.

Quali sono le più recenti scoperte in questo ambito?

Fino ai primi anni Duemila si riteneva che un ammasso globulare fosse un esempio di popolazione semplice, ossia si riteneva che tutte le stelle di un ammasso globulare fossero simili per età e composizione. Col progresso delle tecnologie usate per le osservazioni e con l’aumentare degli studi in questo ambito, si è scoperto che gli ammassi globulari sono oggetti molto più complessi del previsto e che in un ammasso è possibile suddividere le stelle in diverse popolazioni, ciascuna con una diversa età e una diversa composizione chimica.

Su cosa si concentra il suo progetto?

Il progetto riguarda Omega Centauri, il più grande ammasso della nostra galassia oltre che uno dei più vicini e questo lo rende molto adatto ad essere studiato. Grazie a recenti studi sono state identificate quindici differenti popolazioni di stelle nella zona centrale di Omega Centauri. Per le stelle delle due maggiori popolazioni è stato studiato anche come si distribuiscono nello spazio nella zona centrale dell’ammasso.

Cosa vuole indagare il suo progetto?

Vogliamo studiare l’andamento di tutte le quindici popolazioni non solo nel centro, ma in tutto l’ammasso”.

E come ci riuscirete?

Questo lavoro richiederà sia di analizzare immagini dell’Hubble Space Telescope (HST), sia di effettuare nuove osservazioni non ancora realizzate per le quali abbiamo ottenuto l’approvazione del progetto presso HST. L’approvazione sottolinea l’importanza del lavoro, che risulta di un certo prestigio per l’Università di Ferrara, in quanto l’Hubble Space Telescope, che ha da poco compiuto trent’anni di attività, è uno degli strumenti astronomici più richiesti e più costosi di sempre e la possibilità di utilizzarlo è un’opportunità ambitissima tra gli astronomi, per la quale non manca una forte competizione.

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Una immagine dell'Hubble Space Telescope 

Cosa otterrete in questo modo?

L’obiettivo è quello di realizzare la mappa cromosomica di Omega Centauri, ossia un particolare diagramma ottenuto osservando le stelle dell’ammasso con diversi filtri per rilevare diversi tipi di onde elettromagnetiche emesse dalle stelle. Questo permetterà di mettere in evidenza la diversa composizione delle stelle e, in base alla composizione, anche l’età delle stelle. E quindi, in ultima istanza, di comprendere meglio il nostro Universo.

A cura di DAVIDE D'ELIA (Master in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara)