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Da stadio olimpico (incompiuto) a museo della scienza | Carmelo Gagliano

08/06/2020

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Da stadio olimpico (incompiuto) a museo della scienza | Carmelo Gagliano
Carmelo Gagliano, alumno di Unife, si è aggiudicato l'Architectural Thesis Award 2020

“Oggi in Europa ma soprattutto in Italia si ha la necessità di reinventare il patrimonio esistente, una sfida contemporanea cui il Paese è chiamato a rispondere con intelligenza e rispetto delle risorse.
Si è costruito tanto, troppo. Adesso è arrivato il momento di riflettere su quello che (non) è stato fatto e oggi, più che mai, siamo chiamati dall'architettura a farlo.
Quello dello Stadio Olimpico di Calatrava mi sembrava il giusto manifesto per denunciare il problema degli edifici pubblici incompiuti in Italia, per la sua scala, per soldi spesi, per tante ragioni.
Quando si parla di riuso le incognite sono tante, il loro ripensamento può risultare assai complicato, soprattutto con trenta ettari di terreni e uno stadio con una conformazione difficilmente svincolabile".

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Veduta dal Palasport verso la "vela"

Così Carmelo Gagliano, ex studente dell’Università di Ferrara che a novembre 2019 ha conseguito la laurea in Architettura, inizia a raccontarci di come, con il suo progetto di Laurea “Unfinished Tor Vergata Scenario” si sia aggiudicato il primo posto al contest "Architectural Thesis Award 2020”.

Al premio "Tesi internazionale per valorizzare i giovani talenti del mondo dell’Architettura", promosso da Archistart, hanno partecipato 221 giovani professionisti under 35 di 23 nazionalità differenti con 155 progetti.

A salire sul podio più alto il suo progetto che indaga la possibilità di riuso di una architettura incompleta con una nuova funzione.

Oggetto dello studio lo Stadio Olimpico di Calatrava, grande struttura dell’architetto spagnolo nel mezzo della campagna romana, che - come cita lo stesso progetto - “per la sua scala, con ben trenta ettari di terreni espropriati e più di seicento milioni di euro spesi, rappresenta il simbolo della tendenza al non finito”.

Nel suo lavoro di tesi, Carmelo ha proposto di ricavarne un museo della scienza a Roma Tor Vergata.

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Assonometria di progetto dell'intero complesso

La giuria composta da Simonetta Cenci di Atelier(s), Alfonso Femia AF517, Francesco Lipari e due componenti del team Archistart, Giacomo Potì e Tommaso Santoro Cayro ha premiato Carmelo con la seguente motivazione: “La tesi si distingue per complessità e capacità di controllo e risoluzione di un elemento architettonico complesso. Il progetto indaga la possibilità di riuso di una architettura incompleta con una nuova funzione che il progettista rappresenta alle diverse scale, fino al controllo della scala di allestimento. La giuria ha apprezzato particolarmente le capacità grafiche e di comunicazione del progetto”.

Di seguito, una intervista a Carmelo Gagliano.

Carmelo, per prima cosa congratulazioni per questo importante riconoscimento. Cosa rappresenta per te questo premio?

Grazie. Aver vinto questo premio significa essere riuscito a comunicare le mie intenzioni di progetto. È bello pensare che un team di professionisti altamente qualificati abbia riconosciuto il valore delle riflessioni fatte.

Perché hai deciso di scegliere questo progetto per la tua tesi di laurea?

Ho voluto cogliere la sfida che è cominciata con il primo sopralluogo a Tor Vergata, organizzato grazie all'aiuto dei miei relatori, i Professori Antonello Stella e Marco Mulazzani del Dipartimento di Architettura dell'Università di Ferrara. La differenza di scala che si percepisce avvicinandosi allo stadio è impressionante. Dall'alto, se capita di arrivare su Roma in aereo, si distingue perfettamente la struttura come un grande rudere contemporaneo. Si staglia nel mezzo della campagna romana e non lontano dal Grande Raccordo Anulare.

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Veduta del grande foyer a "ventre di balena"

Come hai previsto nel tuo progetto il riuso dello Stato Olimpico di Calatrava, come ti è venuta l'idea per un museo della scienza?

Le prime riflessioni sul posto sono state fondamentali. L'idea è quella di un percorso continuo sviluppato su tre quote differenti e che copre l'intera superficie dell'esistente: l'interrato, lo zero, la passeggiata sospesa. Un salto dal microscopico al macroscopico ispirandomi al celebre cortometraggio "Powers of Ten", realizzato nel '77 dalla coppia statunitense Charles e Ray Eames. Rispettivamente introducono il visitatore alle scienze naturali, passando per il museo della tecnica, fino a raggiungere il "salto alla 10000", l'universo. Così, come un esercizio di utopia a scala monumentale nasce il museo della scienza, o meglio, un distretto delle scienze, potenziato dalla presenza di prestigiose istituzioni. Parlo dei numerosi centri di eccellenza scientifica che si trovano nell'intorno come l'Agenzia Spaziale Italiana, la stessa Università di Tor Vergata, l'Osservatorio e ancora l'Istituto Nazionale di Astrofisica e tanti altri. Ciascuno di questi centri troverebbe una propria estensione all'interno del disegno proposto, dando vita a un luogo di scambio delle conoscenze. Nel mio progetto, un luogo attualmente irrisolto può diventare qualcos'altro rigenerando l'intera area in cui è collocato.

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Aula 0, museo interattivo e grande laboratorio del fare scientifico

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"Salto alla 10000", la passeggiata ellittica sospesa

Quali obiettivi ti sei posto per il futuro?

Voglio continuare a confrontarmi e condividere idee con più persone. Studiare le possibili declinazioni che può rappresentare il vivere uno spazio oggi, come stanno cambiando le città e come le stesse cambiano le persone. Lavoro a numerosi progetti su scala internazionale collaborando con uffici e istituzioni in tutto il mondo, continuerò a farlo imparando da colleghe/i, luoghi e paesaggi sempre diversi in grado d'ispirare la mia persona.

Che ruolo ha avuto l’Università di Ferrara nel tuo percorso?

Unife è il modello perfetto a misura di studente. Mi ha offerto numerose occasioni di confronto con colleghe/i provenienti da vari Paesi, che hanno poi influito sul mio modo di vedere le cose e la voglia d'interagire con la professione che ho scelto.

 

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di CARLOTTA COCCHI