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Riflessioni su pandemia e forme dell'abitare

04/06/2020

Scienza, cultura e ricerca

Crisi ambientale,  forme dell’abitare, disuguaglianze e povertà, idee di città sana e sicura. Questi i temi di "Come sarà la città dopo il COVID-19?" seminario e serie di interviste nate dalla collaborazione tra il CITERlab del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara e i corsi Laboratorio di Sintesi in Urbanistica (5° anno) e Laboratori di Urbanistica (3° anno) oltre che da un confronto con gli studenti.

Il Professor Romeo Farinellaideatore e coordinatore dell'iniziativa spiega così il tema.

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Il Professor Romeo Farinella

Professo Farinella, da dove nasce l'idea di questo ciclo di interviste?

Il COVID-19 ha dimostrato che nel mondo non ci sono frontiere, e non possiamo porci il problema delle condizioni dell'abitare partendo da banali generalizzazioni legate ai nostri stili e luoghi di vita particolari.

Ci può fare degli esempi?

Si tratta di un tema chi si rideclina in maniera diversa nelle città europee o nelle dense megalopoli del sud del mondo. L’aspetto che in Italia è emerso con forza riguarda l’invecchiamento della popolazione ma in molti Paesi quello che emerge è il tema della povertà e quindi degli ampi strati di popolazione che vivono in condizioni abitative critiche ma svolgono lavori importanti per il funzionamento della società. Il "distanziamento sociale" non può essere applicato nei quartieri informali dove vivono ormai 2 miliardi di persone e dove la strada è un'estensione dello spazio domestico.

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Un quartiere di Quito, (ufficialmente San Francisco de Quito), la capitale dell'Ecuador


Cosa possono fare le università per contribuire?


Da anni nelle università italiane si lavora su temi importanti per il nostro Paese e per il mondo: città circolari, città attive, città resilienti, lotta al consumo di suolo, città e salute, mobilità dolce, abitare sociale. Si tratta di aspetti che non possono non intrecciarsi con le riflessioni e le soluzioni che si intendono adottare per il post pandemia.

Qual è la situazione in Italia?

Il Covid-19 è stato vissuto e gestito come un'emergenza. Ma in un Paese come l'Italia l'emergenza è ormai un dato strutturale e ricorrente; che sia legata ai terremoti, ai rischi idrogeologici o a quelli sanitari. Non siamo mai riusciti a trasformare il tema del “rischio” in politica strutturale e preventiva è arrivato il momento di farlo. L'Urbanistica nasce in piena rivoluzione industriale come "terapia per una città malata", deve ritornare ad assumere il carattere di prevenzione lavorando sulla organizzazione delle città.

Come è possibile mutare questa situazione?

E' necessaria una riflessione sul modello di sviluppo e sulle relazioni tra i modelli insediativi e la crisi ambientale che da anni stiamo vivendo. Crediamo che il tema del COVID-19, in quanto emergenza, non possa che essere affrontato all'interno di questa prospettiva. Le questioni poste dai cambiamenti climatici non possono più essere prorogate.

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