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Covid-19 | Lo studio Unife sulla diminuzione della mortalità

08/06/2020

Scienza, cultura e ricerca

Per la prima volta uno studio scientifico dimostra che la mortalità del virus SARS-CoV-2 è effettivamente diminuita negli ultimi mesi. Si tratta dello studio in preprint firmato dal team di Lamberto Manzoli, medico epidemiologo e Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Ferrara.

“Nelle ultime settimane diversi medici avevano suggerito che la mortalità legata a SARS-CoV-2 stesse diminuendo in modo considerevole. Tuttavia, sebbene tali affermazioni provenissero da esperti attendibili, e impegnati nei reparti, non sono stati forniti, ad oggi, dati precisi” afferma il professore.

Lo studio del gruppo di Unife ha analizzato il decorso clinico di circa 2000 persone infettate dal nuovo coronavirus (SARS-CoV-2), nei mesi di marzo e aprile del 2020.

Le analisi svolte su tutti i cittadini infettati in due province italiane mostrano che il tasso di mortalità è sceso considerevolmente nell’arco degli ultimi due mesi. Ciò si è verificato in tutte le tipologie di soggetti, ma la diminuzione della letalità è stata ancora più marcata (oltre il 50%) proprio per le persone a maggior rischio di morte, ovvero i più anziani, gli ipertesi, i diabetici, ed i portatori di patologie croniche” chiarisce Maria Elena Flacco, prima autrice dell’articolo, medico e ricercatrice dell’Università di Ferrara. “Inoltre, la letalità dell’infezione, per le persone di età inferiore a 70 anni, si è quasi azzerata, anche se quel “quasi” non va dimenticato”, aggiunge Manzoli

“I risultati sono inevitabilmente preliminari e devono essere confermati, così come dovranno essere chiarite le ragioni del miglioramento”, prosegue il professore, “tra le ipotesi più plausibili c’è il sostanziale miglioramento dell'organizzazione clinica e della terapia dei pazienti, con la somministrazione precoce di alcuni farmaci, tra i quali antivirali e antitrombotici. Tuttavia, finché non saranno conclusi i trial clinici in corso, non sarà possibile capire esattamente quali di questi farmaci abbiano avuto un ruolo maggiore”.

Altre potenziali spiegazioni - che peraltro non escludono la prima ipotesi ma che, sottolinea Manzoli, sono ancora da dimostrare - riguardano la possibilità che il virus stia evolvendo, accumulando nuove mutazioni che ne alleggeriscono la virulenza.

Meno probabile, invece, che la riduzione della letalità sia dovuta al minore sovraffollamento del Servizio Sanitario, perché lo studio è stato svolto nelle province di Ferrara e Pescara, nelle quali le terapie intensive non hanno raggiunto i livelli di criticità estremi di altre aree del Paese” argomenta Manzoli, che conclude sottolineando il contributo decisivo dei Colleghi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria e dell’Azienda Sanitaria Locale di Ferrara, ringraziandoli, oltre che per il supporto allo studio, anche e soprattutto per l’impegno in prima linea nella cura dei pazienti.

Il lavoro originale, pubblicato in forma di preprint, è SARS-CoV-2 lethality decreased over time in two Italian Provinces. La lista completa degli autori che hanno contribuito allo studio è: Maria Elena Flacco, Cecilia Acuti Martellucci, Francesca Bravi, Giustino Parruti, Alfonso Mascitelli, Lorenzo Mantovani e Lamberto Manzoli.

di CHIARA FAZIO