Evento

Anatomie della mente | Storia di Gesualdo da Venosa, principe, madrigalista e assassino

Conferenze e dibattiti

Secondo appuntamento del ciclo Anatomie della mente - Conferenze dei Giovedì di Psicologia - Anno XIV, a cura del Prof. Stefano Caracciolo, Ordinario di Psicologia Clinica dell'Università di Ferrara. 

L'iniziativa è realizzata in collaborazione con la Sezione di Neurologia, Psichiatria e Psicologia Clinica della Facoltà di Medicina, Farmacia e Prevenzione di Unife.

Anatomie della mente, il più longevo ciclo di incontri della Biblioteca Ariostea, anche quest’anno si propone di esplorare paesaggi straordinari come la storia, la follia, la musica, la malattia, l’anima, il cinema, la poesia, la morte e la vita attraverso la lente della Psicologia, moderno strumento di lettura di una società sempre più indecifrabile. Quattro nuove tappe di un percorso di viaggio colmo di psicologia e di altre storie.

Programma

Meravigliosa e funesta storia di Gesualdo da Venosa, principe, madrigalista e assassino

Relatore: Prof. Stefano Caracciolo

Abstract

Don Carlo Gesualdo, figliolo del Principe di Venosa et nipote dello illustrissimo Cardinale, appositamente salito martedì alle sei di notte con sicura compagnia alla stanza di Donna Maria d’Avalos, moglie et cugina carnale, stimata la più bella signora di Napoli, ammazzò prima il signor Fabrizio Carafa, duca d’Andria, che era con essa, et lei appresso, di questa maniera vendicando l’ingiuria ricevuta”.

Questo il resoconto che con dispaccio urgente l’ambasciatore della Serenissima a Napoli inviava al doge di Venezia il 16 ottobre dell’Anno del Signore 1590.  Nel verbale del processo, istruito – si direbbe oggi – per direttissima il giorno dopo, il Viceré di Napoli don Giovanni Zuniga de Miranda fa scrivere:

“Fine dell’Informatione, che non si proseguita per ordine del signor Viceré, stante la notorietà della causa giusta dalla quale fu mosso don Carlo Gesualdo Principe di Venosa ad ammazzare sua moglie e il duca d’Andria come sopra.”

Il peccato, la colpa, l’espiazione. In questi tre tempi, con ritmo che già si preannuncia musicale e polifonico, possiamo riassumere la vita di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, nato nel 1566 e morto a soli 47 anni solo, malato, nel suo Castello del paese omonimo in provincia di Avellino. Principe dei musici, come definito nella biografia romanzata di Giovanni Iudica (Sellerio editore, 1993), madrigalista in quanto compositore ed esecutore di meravigliose pagine musicali a più voci, ma anche Assassino e uxoricida, seppure contro voglia, e poi distrutto dal dolore e dal tormentato rimorso fino alla fine dei suoi giorni. La ‘causa giusta’ che oggi ci fa inorridire anche se trova nuove e continue conferme nelle cronache dei nostri giorni del XXI secolo, viene considerata tale da tutti eccetto che da Gesualdo stesso che non si concede alcun perdono. Nelle sue musiche, costruite sulla parola e sulla voce dolorosa e non sulle note, in un impasto polifonico di voci che suona ancora meravigliosamente e disperatamente dissonante, amate e celebrate da Igor Strawinskij, ritroviamo il tormento di una personalità complessa ed austera in cui la nobiltà del blasone non trova nessuna attenuante.  Il codice morale del Principe, strutturato sulla base di una educazione austera e religiosa presso i Gesuiti, non consente tregua all’animo dilaniato dal dolore e dal peso della colpa ineluttabile. A nulla valgono la ricchezza, il fastoso matrimonio celebrato quattro anni dopo a Ferrara con Eleonora d’Este, nella Cappella del Castello Estense, dopo un banchetto di grande magnificenza con 23 portate comprese leccornie provenienti dal Nuovo Mondo, seguito da una Giostra cavalleresca con combattimenti. A nulla serve la assidua frequentazione con la Cappella Musicale Estense, centro musicale di fondamentale rilevanza per tutte le Corti d’Europa, a poco e per poco tempo lo rallegrò la nascita e la instancabile vitalità del figlio Alfonsino, stroncato precocemente all’età di tre anni da “l’infermità che hà avuto da 16 in 17 giorni di febre et de flussi”. Erede di smisurate ricchezze, concluse la sua breve vita solitario nel suo castello, scrivendo musica, dilaniato da rimorsi, dolori e malattie, come asma, emicranie e dolorose fratture ad una gamba, morendo dopo 18 giorni di ritiro nella sua camera. Il suo primo mottetto, composto a soli 19 anni, porta come titolo, ahimè profetico: “Ne reminiscaris, Domine, delicta nostra” (Perdona, Signore, i nostri peccati).

Come partecipare

Fino al termine della situazione emergenziale tutti gli incontri si svolgeranno in diretta video nell’orario indicato sul canale Youtube della Biblioteca Comunale Ariostea al seguente link.

Materiali utili

Locandina

Programma