L'Europa dell'Est non crede più al ruolo della UE
Si è chiuso in questi giorni a Karpacz, in Polonia, il 33esimo Forum Economico dell'Europa centro orientale, a cui hanno partecipato relatori da 60 Paesi ed oltre sei mila fra economisti, operatori economici ed amministratori di quella Europa che fino alla caduta dell'Unione Sovietica era di là dal muro di Berlino. Oggi questa "Zwischen Europe" - i Paesi storicamente compressi tra la Germania e la Russia - si trova schiacciata fra una guerra senza fine fra Ucraina e Russia e una crisi economica che coinvolge soprattutto quella Germania unita, che ha raffigurato in questi anni non solo il punto di riferimento, ma l'icona di una Europa ritrovata. Paradossalmente proprio lo scoppio di una guerra alle porte e la debolezza economica della stessa Germania, ma anche della Francia, incapace di darsi un governo dopo il voto anticipato del luglio scorso, e dell'Italia, che sembra essersi messa fuori dal circolo decisionale dell'Unione europea, aumenta il potere di questi Paesi, a partire dalla Polonia di Donald Tusk, che qui a Karpacz si vuole presentare come il nuovo punto forte di sicuro riferimento per una Europa smarrita. All'Unione europea questi Paesi guardavano con molta attesa, per ritrovare una democrazia, in realtà mai conosciuta veramente, e una crescita economica, che permettesse di uscire da quell'aria di mediocrità quotidiana, che cinquanta anni di comunismo avevano imposto. D'altra parte proprio questi Paesi, aventi forte tradizione industriale e una manodopera istruita, rappresentavano soprattutto per le imprese industriali tedesche dell'automobile la nuova frontiera di una crescita, che trovava nella stessa loro domanda interna, la risposta alla rapida saturazione della domanda in Occidente.
LA SPERANZA NELLA UE
L'introduzione dell'euro e l'ampliamento a Est, in una fase di globalizzazione rampante, confermavano il ruolo trainante che l'Europa poteva e voleva giocare a livello mondiale, proprio lavorando insieme sull'unificazione delle sue istituzioni politiche ed economiche, ma questo "effetto-Unione" svanisce poco a poco, e dopo l'euro non si ha più il coraggio di andare oltre e quindi la crisi bancaria e finanziaria del 2008, nata negli Stati Uniti ma rapidamente diffusa in tutto il mondo, apre una fase di instabilità per questa Europa tornata a ragionare su base locale. La pandemia del Covid ha dato la battuta di arresto a tutti, ma la guerra in Ucraina, il blocco dei rapporti con la Russia e contemporaneamente l'embargo alla Cina hanno messo in ginocchio soprattutto la Germania, che era divenuta lo snodo di queste relazioni Est-Ovest, con il conseguente rattrappirsi di tutto l'indotto. Così, la "Zwischen Europe" sembra non credere più in questa Unione Europea, che dal 2008 non cresce più e non ha più l'ambizione di essere il perno di una nuova pace mondiale. Da qui, da Karpacz, sale allora un forte appello per nuovi leader, soprattutto a Est, che siano in grado di disegnare un futuro al di là dello stallo in cui visibilmente tutti siamo finiti e, nel contempo, respingere l'ondata di ultradestra nazionalista, che in questi Paesi sta spingendo per soluzioni autoritarie ed antieuropee.
CERCANSI NUOVI LEADER
L'edizione di quest'anno del Forum assume una particolare rilevanza, in considerazione del fatto che proprio la Polonia dal 1° gennaio 2025 assumerà la presidenza del Consiglio d'Europa. Al Forum vi è stata quindi una grande enfasi sul ruolo dell'università, come centro di formazione di queste nuove leadership, ma anche come incubatore di nuove soluzioni che possano aprire una stagione di crescita economica, ma anche di pace, in cui questi Paesi possano davvero giocare quel ruolo stabilizzante e anche quel coraggio che i Paesi fondatori sembrano aver smarrito. Da Karpazc sale quindi un grido di urgenza per ritrovare una Europa in grado di essere protagonista a livello mondiale, che contrasta con i lunghi tempi per giungere a una Commissione pienamente attiva, in grado di attuare quella strategia che tanto Letta che Draghi stanno delineando con forza, e che possa riportare l'Europa ad avere insieme ambizioni e cap capacità commisurate a superare i tempi difficili che ci è dato vivere. I risultati di Turingia e Sassonia sono un campanello d'allarme che suona per tutta Europa, nessuno escluso.
Bianchi, P., & Mini, V. (2024, September 9). L’Europa dell’Est non crede più al ruolo della UE. La Repubblica. https://www.repubblica.it/