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Clima | Gli esperti Unife alla COP28: un resoconto

13/12/2023

Scienza, cultura e ricerca

L’Università di Ferrara ha partecipato con le proprie esperte i propri esperti alla 28esima Conferenza quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28), un evento globale di rilievo nel campo del cambiamento climatico e della sostenibilità. Hanno partecipato come delegazione Unife i docenti Francesco Nicolli, (Dipartimento di Economia e Management), Carmela Vaccaro (Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Prevenzione), Paolo Ciavola (Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra) e la dottoranda Asia Guerreschi (Dipartimento di Studi Umanistici).

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Da sinistra, i Professori Francesco Nicolli e Paolo Ciavola, parte della delegazione Unife, e autori del presente report

Professoressa Carmela Vaccara e la Dottoressa Asia Guerreschi

Da sinistra, la Professoressa Carmela Vaccara e la Dottoressa Asia Guerreschi

Cambiamenti climatici: tutti i punti cardine della COP28

I dibattiti della COP28, che hanno avuto luogo nella sede ultramoderna dell’EXPO 2020 di Dubai, hanno affrontato una moltitudine di temi che vanno ben oltre ai risultati delle negoziazioni di cui si è già avuta eco sui media nazionali e internazionali, temi ai quali la delegazione Unife ha avuto modo di partecipare in veste attiva.

Tra di essi, particolare enfasi è stata data ai disastri naturali di origine meteorologica e al ruolo che, nel favorire processi di adattamento, possono avere le attività di monitoraggio tramite dati satellitari, sia in fase previsionale che post-evento. Ad esempio, nell’ambito del Side Event “Coordinating for greater Ocean-based Climate Change ambition: a UN-Oceans perspective”, un argomento di discussione è stata la vulnerabilità delle infrastrutture portuali delle isole caraibiche, che rappresentano la principale porta di accesso sia per i trasporti ordinari che per i soccorsi in caso di eventi catastrofici. È stato quindi rimarcato come vadano ripensati i criteri di progettazione delle infrastrutture locali, alla luce del crescente innalzamento del livello del mare e della maggiore probabilità di eventi climatici estremi.

Sempre in questo ambito, è stato evidenziato come il perdurare dell’erosione costiera non abbia solo impatti sulle attività produttive primarie e secondarie, ma vada ad aumentare la vulnerabilità del patrimonio archeologico in diverse aree del mondo. Molti siti sono a rischio ed è necessario mapparne l’esposizione a mareggiate ed erosione costiera, fenomeno di particolare interesse per tutta l’area Mediterranea. In tal merito, diverse discussioni sono intercorse tra il delegato Unife, il Professore Paolo Ciavola, e le istituzioni UNESCO, potendo in futuro riproporre l’ampia esperienza sviluppata dall’Ateneo sul rischio costiero che ha prodotto metodologie sviluppate a scala europea nei progetti Resilience -Increasing Strategies for Coasts (RISC-KIT), EnhANcing emergencY management and response to extreme WeatHER and climate Events (ANYWHERE) e European Coastal Flood Awareness System (ECFAS).

Le attività e i dibattiti del padiglione italiano

Intensa è stata l’attività svolta presso il padiglione italiano, dove Unife ha presenziato a una sessione organizzata da REMTECH sulle sfide che il nostro paese deve affrontare in seguito alla crisi climatica. Si è parlato ampiamente di Scienze della Terra, con interventi del presidente della European Federation of Geologists e del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Geologi.

Nel padiglione italiano si è svolto inoltre un evento dedicato al programma Copernicus-Italia, organizzato dal Copernicus User Forum. Questo è un programma ambizioso a scala nazionale, finanziato sia dalla famosa iniziativa UE, che da fondi PNRR e governativi, che beneficerà tra l’altro della nuova costellazione Iride basata su una vera e propria famiglia di piattaforme satellitari multi- ed iper-spettrali. Il Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra di Unife ha svolto un ruolo attinente nell’ambito del progetto H2020-ECFAS, sviluppando una Proof-of- Concept di un sistema di allerta per gli allagamenti costieri, candidato a diventare un potenziale prodotto Copernicus. Presso lo stesso Dipartimento si è inoltre conclusa recentemente una tesi dottorale della Dottoressa Paola Souto Ceccon nell’ambito del dottorato EMAS, sotto la supervisione del Professor Ciavola e della ricercatrice Clara Armaroli di Unibo, che ha portato alla pubblicazione del primo algoritmo in letteratura utile allo studio dell’erosione della linea di riva usando immagini satellitari di tipo iperspettrale, tramite il finanziamento del progetto Global Essential Climate Variable (ECV) Multisensor Mapping for Coastal Ecosystem Services Protection (OVERSEE) dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).

L’argomento delle allerte costiere è stato infine discusso insieme ai delegati partecipanti all’evento nell’Ocean Pavillon organizzato dall’Ocean and Climate Platform, dedicato alle città costiere ed alle sfide per la sopravvivenza delle popolazioni che vivono nelle piccole isole dell’oceano pacifico che rischiano di scomparire. Il delegato Unife, nell’ambito del suo ruolo come membro del centro interdipartimentale sulla cooperazione, ha allacciato importanti contatti con il responsabile della Protezione Civile di Lagos in Nigeria, città che con i suoi 21 milioni di abitanti nella zona metropolitana presenta una sfida per la valutazione del rischio da allagamento pluviale, fluviale e costiero. Sono infine stati sviluppati contatti con il responsabile dell’adattamento climatico a scala nazionale per il Guatemala.

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La delegazione italiana al padiglione Italia, capitanata dalla Dottoressa Silvia Paparella di REMTECH, con i rappresentati del Ministero dell’Ambiente, dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), dell’industria privata, della European Federation of Geologists, del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Geologi e del Senato della Repubblica.

Global Methane Pledge: come ridurre le emissioni di metano

Tra i punti cardine affrontati durante la COP28, l’estensione e il potenziamento della Global Methane Pledge – un accordo internazionale volto a ridurre le emissioni di metano, che ha recentemente visto anche l’adesione di sei nuovi paesi arrivando a un totale di 156 – ha avuto un’eco anche al di fuori delle negoziazioni, riverberandosi in numerose tavole di discussione. Tra queste, enfasi particolare è stata data all’impatto del settore dell’allevamento, le cui nuove stime mostrano essere responsabile di circa il 12 per cento di tutte le emissioni antropogeniche di Greenhouse Gases (GHG), il 62% delle quali derivanti dall’allevamento bovino (dati Food and Agriculture Organisation of the United Nations). Si è parlato di conseguenza di quali possano essere i possibili sistemi di mitigazione per il settore, che vanno da un cambio di dieta – ipotesi credibile per i paesi industrializzati, meno per il resto del mondo – a un mix di tassazione, regolamentazione e cambiamento tecnologico.

Sempre in ambito di agricoltura e allevamento si sono tenuti incontri tematici sul problema della resistenza antimicrobica e sulla necessità di trasformare i sistemi agroalimentari per ottimizzare la salute degli animali, delle piante e dell’ambiente e garantire un uso responsabile e sostenibile dei farmaci di importanza critica per l’uomo.

Ma la COP 28 è anche altro, e interi padiglioni sono stati dedicati a temi chiave per la sostenibilità come la transizione energetica, l’inclusività di genere, la finanza verde e l’energia nucleare. Del resto, i numeri dell’evento – che vede impegnati 50370 delegati, 15063 associazioni non governative e 1293 enti di stampa e comunicazione – sono importanti, così come sono e sono stati, i temi in esso discussi.

Resoconto a cura dei Professori  Paolo Ciavola e Francesco Nicolli 

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