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Medicina di genere | Un approccio alla salute equo ed efficace. Valeria Raparelli spiega perché

16/06/2023

Persone

Valeria Raparelli è ricercatrice al Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna di Unife, e affiliata al Centro Universitario di Studi sulla Medicina di Genere dell’Università di Ferrara. Co-responsabile del network transatlantico GOING-FWD (Gender Outcomes INternational Group: to Further Well-being Development), grazie alle sue ricerche pionieristiche è diventata una delle principali esperte italiane nell’ambito della medicina sesso e genere specifica.

Venerdì 16 giugno alle 17 presso il Laboratorio aperto, Ex Teatro Verdi, Ferrara, insieme a Daniele Coen, racconterà "Quella voce che nessuno ascolta", recentemente pubblicato da Giunti Editore, dedicato ai temi della medicina sesso e genere specifica.

Nell'occasione le abbiamo posto alcune domande sul tema.

Cosa significa medicina sesso e genere specifica? 

"Il 7 aprile 2023 il mondo ha celebrato la 75esima Giornata Mondiale della Salute. La definizione OMS di salute è cambiata nel tempo - dal 2011 viene definita come “la capacità di adattamento e di autogestirsi di fronte alla sfide sociali, fisiche ed emotive”. Tale concetto è l’evoluzione della definizione del 1948 che prevedeva la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale, psicologico, emotivo e sociale” e non la mera assenza di patologia. E la salute oggi non può prescindere dall'approccio sesso e genere specifico perchè abbraccia tutto ciò che declina la salute, ovvero aspetti biologici/fisici, sociali, psicologici".

In che modo l'Università di Ferrara promuove questo approccio? 

"Va citato in primis il ruolo del Centro Universitario di Studi sulla Medicina di Genere  per promuovere consapevolezza e conoscenza della ricchezza, trasversalità  e qualità di un approccio sesso e genere specifici alla salute, un centro in cui la Direttrice e tutti i componenti del Consiglio direttivo svolgono una costante azione di propulsione e azione di divulgazione".

Perché è importante parlarne? 

"La medicina sesso e genere specifica è un approccio alla salute equo, appropriato e che garantisce i migliori risultati sia in ambito di ricerca che in ambito assistenziale. Ma siamo ben lontani da una consapevolezza collettiva. L'Università ha contezza di questo e in questo contesto in quanto responsabile della formazione delle future generazioni di medici e di tutti i professionisti che ruotano in ambito sanitario si sta impegnando per promuovere la cultura del genere e della multidimensionalità dei bisogni sanitari delle persone a cui siamo chiamati a rispondere in maniera personalizzata".

Da dove nasce il suo interesse per questo tema? 

"In Canada dove ho vissuto per lavoro proprio per sviluppare questi temi, ho imparato quanto sia importante l'advocacy, un termine che cattura il concetto di farsi portavoce di conoscenza, ma anche di promuovere e disseminare quella conoscenza, coinvolgendo pazienti e tutti i portatori di interesse in questo ambito. Ecco, forse proprio la Terza Missione dell'Università. Per promuovere non solo tra i miei colleghi, ma anche tra le persone che non lavorano nello specifico ambito, che la medicina di genere è l'unica strada che oggi abbiamo per perseguire l'eccellenza nella scienza e nella promozione della salute."

Quale ruolo pensa debba avere l'Università in questo approccio?

"Come universitari abbiamo il dovere professionale ed etico di promuovere e favorire l’applicazione, la valorizzazione, la divulgazione e il trasferimento delle conoscenze/saperi che derivano dallo studio, dalle nostre ricerche e dalla nostra prospettiva privilegiata sul mondo. Il confronto in contesti internazionali su queste problematiche vivacizza la mente e favorisce il lavoro di squadra "globale" verso una salute e una medicina delle persone per le persone. Far circolare cultura e conoscenza è importante, rende il cittadino parte attiva e consapevole. E in un processo di prevenzione e cura delle malattie siamo tutti chiamati in causa".