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Palazzo Bevilacqua Costabili | Torna a splendere il gioiello sede di Economia e Management

25/01/2022

Vita universitaria

Palazzo Bevilacqua Costabili | Torna a splendere il gioiello sede di Economia e Management
La facciata restaurata di Palazzo Bevilacqua Costabili

Nel cuore del centro storico di Ferrara in via Voltapaletto 11 torna a splendere, consolidata, restaurata e ripulita la facciata di Palazzo Bevilacqua Costabili, sede del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara.

Un’opera di restauro che ha permesso di effettuare scoperte architettoniche e di riportare alla luce materiali e colori delle decorazioni di questa storica dimora edificata nel 1458, che dal 2006 accoglie giovani talenti dell’Ateneo cittadino.

Il progetto di restauro critico, realizzato in collaborazione con la Soprintendenza per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, è stato finanziato grazie ai fondi dell’indennizzo assicurativo del Comune di Ferrara.

“E' per me un vero piacere annunciare  la conclusione di un lavoro partito diversi mesi fa e con il quale, grazie al contributo collettivo di competenze e risorse, viene restituito alla città un ulteriore gioiello del patrimonio architettonico della nostra città, un edificio dove arte e cultura trovano ideali incontro e armonia”, commenta Laura Ramaciotti, Rettrice dell’Università di Ferrara.

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Il Restauro critico: materiali, colori orginali e nuove scoperte

Il nuovo progetto di restauro è stata l’occasione non solo per risanare i danni dovuti all’azione dell’umidità capillare che aveva disgregato ampie zone dell’intonaco e aggredito le pietre che costituiscono l’impaginato architettonico, ma anche per riscoprire i materiali in cui tali decorazioni sono scolpite.

La pulitura delle superfici ha riportato alla luce la pietra di Vicenza delle cornici delle finestre, l’arenaria e la calcarenite delle panoplie, il marmo grigio delle iscrizioni latine, lo stucco dei busti dei filosofi e il cotto delle statue di Concordia e Verità e di altre decorazioni meno evidenti. Il prospetto, che prima era completamente bianco, ha svelato i colori e le materie di cui è costituito: come sempre è accaduto nella storia, questi materiali non erano completamente a vista, ma spesso erano ricoperti da una velatura che imitava altri materiali.

Il disvelamento di materiali così diversi e di molteplici tonalità di colore non poteva tuttavia passare inosservato: se è vero che il cotto è un materiale povero e, come tale, storicamente veniva quasi sempre trattato per sembrare più prezioso, questo non si può dire per le vere pietre utilizzate nel Seicento. Tutte diverse per colore e caratteristiche superficiali, avevano una ragione d’essere nella loro varietà: rappresentavano una decorazione cromatica oltre che plastica. Questa scoperta ha portato, anche in collaborazione con l’arch. Keoma Ambrogio della Soprintendenza per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, a fare riflessioni sul progetto iniziale e si è scelta la strada di un restauro critico.

Sono state effettuate la pulitura e il consolidamento delle parti decorative, fortemente degradate, e il rifacimento di ampie porzioni di intonaco con l’eliminazione delle parti in cemento e l’utilizzo della calce naturale, che si adatta all’architettura storica e ha un effetto risanante sul degrado dovuto all’umidità. Dopo il lavoro conservativo, il fondo intonacato è stato mantenuto chiaro ma sono state eliminate le tonalità rosa-giallastre, realizzando un bianco velato di grigio che rimanda ai palazzi della Roma cinquecentesca. Le pietre naturali, pulite e consolidate, sono state lasciate del loro colore originario, pur con un trattamento protettivo superficiale. Le parti in cotto invece (statue e cornici) sono state trattate con una velatura che imita la pietra di Vicenza delle cornici dei finestroni e dei balconcini.

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Sono state anche fatte curiose scoperte: uno dei busti dei filosofi ha la barba posticcia e con ogni probabilità era un Cesare poi trasformato in Aristotele, mentre due dei leoni che reggono le panoplie avevano una finitura verdastra che forse era una prova per una colorazione a imitazione del rame.

La facciata laterale su via Sogari è stata anch’essa risanata con il rifacimento dell’intonaco nella parte bassa e la completa tinteggiatura con un grigio chiarissimo. L’intonaco traspirante a calce è stato realizzato anche negli ambienti al piano terra, sul fronte strada.

Sono stati poi effettuati piccoli consolidamenti e ritocchi delle decorazioni pittoriche delle aule al piano nobile.

Il progetto di restauro è stato redatto dall’arch. Martina Bonora che ha anche seguito la Direzione dei Lavori, dalla restauratrice Federica Bartalini e dall’arch. Maria Marcella Barigozzi. Il coordinamento per la sicurezza è stato seguito dall’ing. Livia Burini. Per l’Università di Ferrara il responsabile unico del procedimento è stato l’ing. Giuseppe Galvan, con l’assistenza dell’Ufficio Lavori Pubblici di Unife. La realizzazione delle opere è stata affidata all’impresa Spaccia di Perugia per i lavori architettonici e alla Coo.Be.C. Cooperativa Beni Culturali di Spoleto per il restauro specialistico.

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Palazzo Bevilacqua Costabili: la storia

Venne edificato attorno al 1458 dal conte Cristin Francesco della famiglia Bevilacqua, antichissima e influente casata nobiliare trasferitasi a Ferrara da Verona all’inizio del XV secolo. Su Via Voltapaletto, allora chiamata “strada di San Francesco”, venivano all’epoca costruite le dimore delle famiglie più vicine alla corte d’Este. La dinastia Bevilacqua rimase a Ferrara anche dopo che gli Estensi, nel 1598, dovettero lasciare la città nelle mani dello Stato della Chiesa.

Nei primi anni del ‘600, il cardinale Bonifacio Bevilacqua fece restaurare e abbellire il prospetto principale sul modello di quello realizzato da Giovan Battista Aleotti per Palazzo Bentivoglio nell’attuale via Garibaldi. Erano gli anni di transizione dal Manierismo al Barocco e gli ornamenti scolpiti “all’antica” sulle facciate dei palazzi nobiliari, allora molto in voga soprattutto a Roma, erano un modo per dimostrare l’importanza delle famiglie e le loro capacità economiche. Non abbiamo una testimonianza storica e iconografica di come fosse il prospetto prima del rinnovamento, ma possiamo ipotizzare che alcuni elementi, come il basamento in mattoni faccia a vista, esistessero già. Ciò che è certo è che il cardinale Bonifacio volle arricchire la facciata del suo palazzo con un impaginato monumentale composto da cornici scolpite in pietra di Vicenza alle finestre del piano terra e piano nobile, balconcini sempre in pietra di Vicenza, una fila di finte finestre al piano sottotetto, un imponente cornicione in legno. L’omaggio all’antichità classica non si fermò qui: sul prospetto fece collocare due file di bassorilievi raffiguranti panoplie, ossia parti di armature e armi bianche usate dai soldati ellenici e dell’impero Romano.

All’inizio dell’Ottocento il palazzo venne venduto alla famiglia Costabili che commissionò al pittore Francesco Migliari nuove decorazioni pittoriche sulle volte delle sale del piano nobile. Un secolo dopo l’edificio fu più volte venduto fino a passare al professor Gaetano Boschi, eminente psichiatra che ne fece la sua abitazione nonché una clinica per curare i disturbi mentali. Tra gli anni ’60 e ’70 del Novecento, vennero avanzate diverse ipotesi improprie per un suo riuso, per fortuna non realizzate. Oggi il palazzo è di proprietà del Comune di Ferrara, che l’ha concesso in uso gratuito all’Università di Ferrara nel 1997. Dal 2006 è sede del Dipartimento di Economia e Management.

La notizia è tratta dai testi dell'arch. Martina Bonora