"Appunti Antigone" al Teatro Milanollo di Savigliano (CN), venerdì 24 marzo 2017

ultima modifica 21/03/2017 11:53
Lo studio teatrale “Appunti Antigone”, ispirato all’omonima tragedia di Sofocle e diretto da Michalis Traitsis regista e pedagogo teatrale di Balamòs Teatro, presentato venerdì 24 marzo 2017 alle ore 21.00 al Teatro Milanollo di Savigliano (CN), nell’ambito della rassegna teatrale “Corto Circuito” promossa dalla Fondazione “Piemonte dal Vivo” in collaborazione con l’Associazione “Voci Erranti Onlus”.

 

In scena gli allievi del laboratorio teatrale del Centro Teatro Universitario: Chiara Baroni, Michele Bononi, Nawal Boulahnane, Edoardo Buriani, Stefano Massarenti, Riccardo Ravani, Flavia Tisato, Giulia Tiozzo.

Collaborazione artistica Patrizia Ninu, suoni Riccardo Guidarini, disegno luci Cristina Iasiello.

Sabato 25 marzo, alle ore 10.00, sempre al Teatro Milanollo, la conferenza di Michalis Traitsis sul tema “Il progetto teatrale Passi Sospesi negli Istituti Penitenziari di Venezia”.

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Antigone, il dramma di una donna di cui, nei secoli si è detto, scritto, interpretato, riletto, messo in scena, da diversi punti di vista e contesti. Un nome, Antigone –  “nata contro” – che già di per sé sembra introdurre il tema portante della tragedia: l’opposizione e lo scontro tra le leggi della natura e quelle del potere, tra la pietas e la ragion di stato, tra l’amore e i razionali principi della legge, tra la vita e la morte, tra la giustizia e il suo contrario.

Antigone che diviene metafora e mito di ogni ribellione, in particolare quella femminile, non solo come asserzione di una supremazia etica della donna, ma come profondità della cura che non contempla abbandoni, ma solo comprensione, vicinanza, com/passione, al di fuori e al di sopra dell’accanimento e della irriducibilità del potere.

Antigone che oltrepassa ogni confine, lingua, pelle e religione, nella resistenza e coerenza alle leggi di umanità, in lotta contro le crudeli e bendate leggi terrene.

Il copione proposto attinge da svariati testi su Antigone. Non segue disciplinatamente il susseguirsi della tragedia sofoclea ma procede come un quaderno di appunti e di accenni di quadri, in un esercizio continuo di luci e ombre, che del resto punteggiano il dramma in ogni versione. E come in una fotografia che indugia su un dettaglio e s’imprime in una precisa angolatura, lo sguardo di Antigone viene colto in un profondo senso di solitudine e nella malinconia della perdita.

E forse il teatro, la cui forza è trasformare il dolore, persino la morte, in immagine poetica, alla fine interroga sé stesso e lo spettatore: se e come sia possibile recuperare la vista, ritrovando uno sguardo di desiderio e di impegno per ricercare nuove rotte. E provare a ripartire ogni volta. Oltre ogni morte e sconfitta.