Il tuo contributo alla ricerca Unife

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Scegliere di donare il 5x1000 all'Università di Ferrara è un gesto semplice, ma di grande importanza. Significa sostenere l’impegno delle ricercatrici e dei ricercatori più giovani che lavorano nel nostro Ateneo. Significa schierarsi al loro fianco, ed essere parte attiva di una comunità che tende al futuro con fiducia e determinazione. 

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I progetti finanziati con il tuo 5x1000

I contributi raccolti attraverso il 5x1000 negli anni precedenti hanno supportato i progetti di giovani ricercatrici e ricercatori del nostro Ateneo.

 Anche quest'anno i fondi finanzieranno le ricerche dei più giovani.

I progetti finanziati nel 2022

Economia, Giurisprudenza e Studi Umanistici

Verso gli obiettivi di decarbonizzazione ed elettrificazione della mobilità urbana di fit for 55

Il progetto si propone di analizzare le dinamiche tecnologiche scatenate dalle azioni di decarbonizzazione della mobilità nel contesto del "Fit for 55", il pacchetto di riforme e regolamenti economici e sociali promulgate dall'Unione europea nel 2021 incentrate sulla lotta al cambiamento climatico e alla riduzione delle emissioni di gas serra. Il risultato atteso è una comprensione dei meccanismi che contribuiscono all'efficacia ed efficienza delle azioni per la decarbonizzazione, fornendo spunti per il policy-making e l'efficientamento del processo di decarbonizzazione della mobilità. Il progetto mira a raggiungere target degli SDG legati all'infrastruttura sostenibile, all'urbanizzazione inclusiva, alla riduzione dell'impatto ambientale delle città e all'integrazione delle misure sul cambiamento climatico nelle politiche nazionali.

Federico Frattini, Dipartimento di Economia e management.

Ricostruire le tecniche di pesca nella Preistoria recente: un approccio multidisciplinare basato sull’archeologia sperimentale

La ricerca studia le tecniche di pesca del Mesolitico, usando tecniche di laboratorio per analizzare i segni lasciati dagli strumenti di pesca sui pesci e sugli stessi strumenti. Le tecniche di pesca preistoriche possono essere suddivise in due categorie: la caccia di singoli pesci con ami o arponi e la cattura di più pesci con trappole. Gli strumenti utilizzati erano spesso realizzati con materiali deperibili, quindi è difficile trovarne tracce nei ritrovamenti archeologici. Il progetto prevede vari passaggi: la creazione di strumenti da pesca, il loro utilizzo in differenti ambienti di pesca replicati, lo studio archeozoologico dei resti scheletrici dei pesci e lo studio tracceologico degli strumenti utilizzati. Gli strumenti e i resti dei pesci saranno esaminati per identificare le tracce d'impatto. I risultati contribuiranno a capire le tecniche di pesca usate dai gruppi preistorici, offrendo una base per futuri studi archeologici.

Davide Visentin,  Dipartimento di studi Umanistici.

Cooperative for Legal, Environmental and Social Sustainability: il modello cooperativo come vettore di promozione della legalità e della sostenibilità sociale e ambientale

Il progetto mira a esaminare se e in che misura le cooperative possano rappresentare un modello di produzione in linea con la necessità urgente di orientare il paradigma attuale di crescita economica verso uno sviluppo sostenibile dal punto di vista sociale, ambientale ed economico. Questa necessità è diventata ancora più pressante a causa delle crisi umanitarie ed economiche degli ultimi anni, come la pandemia di Covid-19, il conflitto russo-ucraino e le catastrofi ambientali, che hanno messo in discussione le basi del sistema di produzione attuale e aumentato le disuguaglianze sociali. Giuristi ed economisti sono chiamati a elaborare un quadro normativo che consenta la creazione di benessere diffuso, non legato necessariamente all'aumento del consumo, ma che si basi sulla legalità e abbia come pilastro la sostenibilità sociale e ambientale.

Riccardo Tonelli, Dipartimento di Giurisprudenza.

L'intelligenza artificiale a sostegno della sostenibilità: considerazioni etiche, giuridiche e sociali sulla mobilità automatizzata

Il progetto si concentra sull'applicazione dell'intelligenza artificiale (AI) nello sviluppo dei veicoli a guida autonoma, esplorando le implicazioni sociali, giuridiche ed etiche di questa tecnologia. L'obiettivo è sviluppare una comprensione critica dell'AI e dei veicoli self-driving da diverse prospettive disciplinari, considerando anche le opinioni del pubblico, del mercato e dei livelli di governance coinvolti.

Andrea Rubin, Dipartimento di Studi Umanistici.

Pietre senza popolo. Il destino delle città storiche tra gentrificazione e beni comuni

La ricerca propone di analizzare le cause culturali della turistificazione e le sue conseguenze sulla gentrificazione dei centri storici, promuovendo una gestione partecipativa del patrimonio culturale e uno sviluppo sostenibile. Si mira a individuare pratiche virtuose attraverso incontri aperti alla partecipazione della comunità, associazioni e istituzioni. Si intende valorizzare il patrimonio monumentale meno conosciuto e coinvolgere gli studenti nella mediazione culturale.

Gianluca Forgione, Dipartimento di Studi Umanistici.

Microanalisi del comportamento spontaneo e termografia per la valutazione del dolore neonatale

Il progetto di ricerca che mira a sviluppare metodi validi e affidabili per la misurazione delle risposte al dolore nei neonati pretermine. Utilizzando l'analisi del comportamento spontaneo e i dati termografici delle temperature facciali, il progetto si propone di valutare le capacità di autoregolazione dei neonati e l'impatto delle procedure invasive sulla loro esperienza di dolore. Il progetto si propone di rispondere a diverse domande di ricerca e di fornire strumenti utili per la valutazione del dolore neonatale nelle terapie intensive neonatali.

Damiano Menin, Dipartimento di Studi Umanistici.

  

Scienza e tecnologia

Studio dell’Universo primordiale attraverso il machine learning

La proposta si concentra sullo sviluppo e l'applicazione di tecniche di apprendimento, come reti neurali (NN) e algoritmi genetici (GA), per stimare i parametri cosmologici dalle osservazioni su larga scala del segnale polarizzato del fondo cosmico a microonde (CMB).

Mario Ballardini, Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra

Epidemie e benessere equo e sostenibile: analisi statistiche, modellistica e simulazioni computazionali

Il progetto propone l'arricchimento dei modelli economici al fine di valutare l'impatto della pandemia non solo sulla distribuzione della ricchezza, ma anche sul benessere generale delle persone. Poiché il PIL non è considerato una misura adeguata del benessere, sono stati proposti indicatori alternativi e complementari che prendono in considerazione altre dimensioni cruciali per definire il benessere individuale e sociale. In Italia, nel 2010, l'Istat ha sviluppato un approccio multidimensionale chiamato "Benessere equo e sostenibile" (Bes) che integra i dati economici con le dimensioni essenziali del benessere, l'equità e la sostenibilità ambientale. Il progetto propone l'estensione dei modelli epidemiologici per considerare gli aspetti socioeconomici correlati all'indicatore Bes, in modo da correlare la diffusione virale con l'evoluzione probabilistica del benessere complessivo dell'individuo. Questa estensione del modello utilizzerà metodi numerici per risolvere equazioni differenziali, ottimizzazione e quantificazione dell'incertezza al fine di simulare le dinamiche socioeconomiche con un approccio probabilistico. Il progetto si compone di diverse fasi, tra cui l'analisi dei dati statistici, la modellazione matematica e le simulazioni numeriche. L'obiettivo finale è fornire uno strumento utile per la prevenzione e la gestione di emergenze correlate alle malattie infettive, consentendo una valutazione completa degli impatti sanitari, economici e di benessere. Ciò contribuirà a una migliore comprensione delle restrizioni e delle politiche necessarie per affrontare le diffusioni virali, tenendo conto degli aspetti sociali e di sostenibilità.

Giulia Bertaglia, Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della prevenzione

ATELIER - Aule universiTariE: LaboratorI per la valutazione del benessere

Il progetto ATELIER si propone di valutare la qualità ambientale interna (IEQ) delle aule universitarie dell'Università degli Studi di Ferrara (Unife). Lo studio si basa su un approccio sinergico e multidominio che correla misure quantitative di parametri tecnici (emissioni clima-alteranti, livelli acustici, temperatura e umidità) con valutazioni soggettive del benessere e del comfort degli occupanti. Le attività del progetto includono la predisposizione di sistemi di monitoraggio, la somministrazione di questionari e la raccolta di dati oggettivi. L'obiettivo è definire la relazione tra i parametri IEQ misurati e la percezione degli studenti, valutare l'effetto combinato di diversi fattori di stress e individuare una soluzione hardware/software a basso costo per il monitoraggio degli ambienti. I risultati attesi includono l'identificazione del protocollo di sostenibilità più adatto alle strutture dell'Unife, l'aumento del livello di maturità tecnologica di un brevetto per la rivelazione di CO2 e il potenziamento del welfare dell'ateneo. Il progetto contribuirà alla sostenibilità economica, ambientale e sociale, fornendo indicazioni per migliorare la qualità degli ambienti interni e promuovendo la collaborazione interdisciplinare e il trasferimento tecnologico.

Barbara Fabbri, Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra

Ingegneria industriale e dell’informazione

Il progetto si concentra sull'utilizzo delle pompe usate come turbine (PAT) per il recupero energetico nelle reti di distribuzione idrica. Attualmente, i consumi energetici legati all'approvvigionamento idrico rappresentano una percentuale significativa del consumo energetico totale di molti paesi sviluppati, come l'Italia. Inoltre, l'energia idraulica in eccesso viene dissipata, creando uno spreco di risorse. Le PAT offrono una soluzione sostenibile utilizzando questa energia idraulica eccedente per produrre energia elettrica. L'energia prodotta può essere immessa nella rete o utilizzata localmente per alimentare i sistemi di monitoraggio e trasmissione dei dati. Il progetto si propone di sviluppare una metodologia per superare le sfide nell'implementazione delle PAT, compresa la previsione delle loro prestazioni, la regolazione e il controllo, la diagnosi e la protezione delle componenti del sistema. L'obiettivo finale è creare una suite di software e linee guida per la modellazione numerica che aiutino i gestori delle reti idriche a scegliere le PAT più adatte, definire le strategie di regolazione e controllo, stimare la producibilità energetica e valutare l'impatto delle variazioni nel consumo idrico sul sistema. Le ricadute del progetto includono il supporto per la progettazione, la gestione e la diagnosi delle reti idriche, promuovendo l'efficienza energetica e la transizione verso sistemi economici circolari e smart city.

Lucrezia Manservigi, Dipartimento di Ingegneria

Biotecnologie e scienze biomediche

Studio degli effetti farmacologici di ligandi del recettore NOP in un modello animale di comorbidità di depressione ed epilessia

Il progetto si focalizza sulla comorbidità tra depressione ed epilessia, cercando di comprendere i meccanismi molecolari sottostanti e identificare nuovi trattamenti efficaci.

Chiara Ruzza, Dipartimento di Neuroscienze e riabilitazione.

Valorizzazione di biomasse algali a scopo agroalimentare

Attualmente, la maggior parte delle macroalghe viene raccolta da fioriture naturali, che possono causare problemi ambientali. L'utilizzo di alghe può anche essere esteso alla produzione di biocarburanti, estrazione di molecole bioattive per prodotti alimentari e farmaceutici, e altri materiali sostenibili. L'Unione Europea promuove una bioeconomia circolare e sostenibile, e l'utilizzo di alghe può contribuire a questo obiettivo. Le alghe contengono sostanze bioattive come polisaccaridi, proteine, lipidi e pigmenti, che hanno potenziali benefici per la salute umana. Il progetto proposto si concentra sulla valorizzazione di biomasse algali provenienti dalle coste della provincia di Ferrara per l'uso in campo agroalimentare. Verranno studiate le specie di alghe Ulva lactuca e Gracilaria, e saranno sviluppati metodi di estrazione sostenibili, come l'estrazione assistita da microonde, per ottenere estratti algali che saranno caratterizzati chimicamente. Gli estratti saranno testati per la loro attività biologica, valutando eventuali effetti tossici. Saranno anche valutati gli effetti dell'estrazione delle alghe sull'ecosistema costiero e lagunare, nonché gli aspetti socio-economici del recupero e utilizzo delle biomasse algali. Il progetto mira a esplorare le potenzialità delle alghe come risorsa alimentare attraverso uno studio interdisciplinare che coinvolge diversi ambiti scientifici ed economici.

Martina Catani, Dipartimento di Scienze chimiche, farmaceutiche ed agrarie

ZnSe: un materiale fotoattivo polifunzionale per il monitoraggio e la rimozione di inquinanti

Il progetto si concentra sullo sviluppo di materiali a base di Seleniuro di Zinco (ZnSe) per applicazioni nella fotocatalisi e nella sensoristica. Lo ZnSe è economico, non tossico e assorbe bene la luce visibile. Si vuole ottenere un materiale con proprietà modulabili e adatte alle applicazioni ambientali. Saranno studiate la struttura cristallina, la morfologia e la composizione del materiale utilizzando diverse tecniche di analisi. Si valuteranno le proprietà foto-elettrochimiche degli elettrodi di ZnSe tramite voltammetria ciclica, impedenza e spettroscopia. Si intende utilizzare il ZnSe in un sistema composito con Titanio diossido (TiO2), che consentirà sfruttare le caratteristiche positive di entrambi i materiali. Il sistema composito permette la riduzione di inquinanti presenti in ambiente acquoso, come il cromo esavalente (Cr(VI)), e la rilevazione di gas tossici, come il biossido di azoto (NO2) presente nell'aria. Si utilizzeranno tecniche analitiche come la cromatografia liquida HPLC e la spettroscopia DRIFT per studiare le reazioni fotocatalitiche e le interazioni tra il materiale e i gas da rilevare. Il progetto mira a sviluppare materiali con alte prestazioni, basso consumo energetico e adatti all'impiego in diverse applicazioni ambientali.

Michele Mazzanti, Dipartimento di Scienze chimiche, farmaceutiche ed agrarie

Sintesi e nanodelivery di Nutlin-3a per studi preclinici in modelli di retinoblastoma

Il testo descrive un progetto di ricerca diviso in quattro fasi principali. Nella prima fase, vengono prodotti lotti di Nutlin-3, un composto utilizzato per inibire la crescita tumorale, al fine di valutare gli effetti biologici su cellule tumorali. Vengono condotti test in vitro su cellule di leucemia e adenocarcinoma per valutare l'efficacia di Nutlin-3 rispetto a una versione commerciale del farmaco. Vengono analizzati gli effetti sul ciclo cellulare e sull'apoptosi, oltre all'espressione proteica di p53 e MDM2 tramite citofluorimetria e western blot.

Nella seconda fase, si cerca di migliorare l'efficienza di consegna di Nutlin-3 utilizzando sistemi di nanodelivery chiamati E e TE. Queste vescicole contenenti diverse concentrazioni di Nutlin-3 vengono caratterizzate chimicamente e testate in vitro su linee cellulari tumorali per valutare gli effetti biologici.

Nella terza fase, si studia l'efficacia della combinazione di Nutlin-3 con il farmaco anti-angiogenesi bevacizumab su un modello di endotelio retinico. Vengono analizzate l'espressione genica e proteica del fattore di crescita dell'endotelio vascolare (VEGF) per valutare l'azione anti-angiogenica dei farmaci.

Nella quarta fase, viene generato un modello tridimensionale di retina utilizzando la tecnologia di bioprinting. Questo modello viene utilizzato per valutare l'efficacia di Nutlin-3 e della sua combinazione con bevacizumab, analizzando la vitalità cellulare e l'espressione proteica delle molecole coinvolte nel signaling di p53 e del VEGF.

L'obiettivo del progetto è comprendere meglio l'efficacia di Nutlin-3 sulle cellule tumorali e sviluppare un sistema di consegna efficiente per il trattamento. Si spera che il sistema di nanodelivery possa essere utilizzato come gocce oftalmiche per il trattamento del retinoblastoma. Inoltre, si cerca di individuare nuove molecole potenzialmente efficaci anche in vivo e valutare l'effetto combinato di Nutlin-3 e bevacizumab per migliorare l'efficacia del trattamento.

Arianna Romani, Dipartimento di Scienze dell’ambi ente e della prevenzione

Utilizzo di dispositivi indossabili per la valutazione degli effetti fisiologici del ricovero in terapia intensiva e la diagnosi precoce della Post- Intensive Care Syndrome

Il ricovero in terapia intensiva può causare stress e complicanze a lungo termine, fisiche e psicologiche, note come Sindrome Post-Terapia Intensiva (PICS). Per identificare chi potrebbe sviluppare PICS, questo progetto propone un monitoraggio precoce e continuo con dispositivi indossabili nei pazienti dimessi. I dispositivi raccoglieranno vari dati biometrici e fisiologici, e questi dati verranno usati per allenare un modello di intelligenza artificiale per riconoscere i pazienti a rischio di PICS. La finalità è creare percorsi riabilitativi personalizzati, migliorando l'efficacia delle risorse sanitarie. Inoltre, la prevenzione della disabilità post-terapia intensiva può avere un impatto positivo sul reinserimento sociale e lavorativo del paziente, beneficiando l'intero tessuto socio-economico.

Gaetano Scaramuzzo, Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna.

Effetto dei nutraceutici sul profilo lipidico degli esosomi secreti dagli adipociti e ripercussioni sulla sensibilità insulinica a livello del muscolo scheletrico: nuovi meccanismi patogenetici e scenari terapeutici per il diabete di tipo 2.

In questo progetto vengono testati dei nutraceutici, principi nutritivi contenuti negli alimenti, per la loro capacità di contrastare la disfunzione adipocitaria e migliorare la sensibilità insulinica. Linee cellulari umane saranno utilizzate per rappresentare adipociti e muscolo scheletrico. Gli adipociti saranno sottoposti a stress per indurre disfunzione, confermata tramite vari esperimenti biochimici e molecolari. Gli esosomi, rilasciati dagli adipociti disfunzionali, saranno isolati e analizzati per identificare gli acidi grassi secreti. Questa analisi sarà confrontata con quella di adipociti sani. Gli adipociti disfunzionali saranno coltivati insieme alle cellule muscolari per valutare l'effetto delle loro secrezioni su queste cellule. L'insulino-resistenza sarà studiata, così come i potenziali meccanismi di infiammazione e disfunzione mitocondriale. I risultati potrebbero fornire nuovi biomarcatori per predire la disfunzione adipocitaria e l'insulino-resistenza, con potenziali implicazioni diagnostiche e terapeutiche.

Domenico Sergi, Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna.

Utilizzo della proteina Tat di HIV-1 e di peptidi Tat-derivati per potenziare la risposta immunitaria indotta dal vaccino contro SARS-CoV-2 in topi adulti e anziani.

Il progetto mira a potenziare la risposta immunitaria e prolungare la memoria immunitaria verso il SARS-CoV-2 attraverso l'uso di Tat o peptidi Tat-derivati, somministrati in concomitanza con la proteina Spike del virus. Questo approccio sperimentale sarà attuato prima su topi adulti e, successivamente, sui topi anziani. L'innovazione si concentra su tre aspetti: utilizzo della proteina Tat come adiuvante; l'uso di adiuvanti peptidici, primo caso sul mercato; lo studio del miglioramento della risposta immunitaria e del mantenimento della protezione in contesti di invecchiamento. Il progetto è organizzato in tre attività: sviluppo e formulazione di peptidi Tat-derivati, utilizzo di Tat o peptidi Tat-derivati per migliorare la risposta immunitaria in un modello murino di infezione da SARS-CoV-2, e valutazione dell'effetto di Tat o peptidi Tat-derivati sulle risposte immunitarie. L'obiettivo finale è di migliorare l'efficacia delle risposte umorali e cellulari contro la proteina Spike di SARS-CoV-2, e di prolungare le risposte di memoria adattativa contro questo antigene.

Elena Torreggiani, Dipartimento di Scienze chimiche, farmaceutiche ed agrarie.

I progetti finanziati nel 2021

Anziani e diritto all'abitare: un approccio interdisciplinare per promuovere l'healthy & active aging

Oggigiorno, grazie al progresso scientifico, la medicina ha notevolmente esteso l’aspettativa di vita delle persone. Ma vivere più a lungo non sempre significa vivere meglio, soprattutto se all’aumento della speranza di vita non corrisponde un aumento degli anni liberi da disabilità; non a caso, il PNRR sottolinea l’urgenza di rafforzare il SSN per sopperire ai bisogni degli anziani di oggi e di domani.

Per raggiungere questo obiettivo, è necessario identificare le esigenze sia le barriere (strutturali, biologiche, sociali e  urbano-architettoniche) attualmente presenti, per superarle.

Il gruppo di ricerca guidato dalla dott.ssa Maria Giulia Bernardini del Dipartimento di Giurisprudenza affronta questi temi, a partire dal concetto di “diritto all’abitare”: una precondizione imprescindibile per la garanzia dei servizi e del benessere, che spetta ad ogni cittadina e cittadino.  

Biomasse di scarto: da problema a rimedio ambientale

Nella lista dei principali contaminanti delle falde acquifere, ritroviamo le sostanze perfluoro alchiliche (PFAS). Note per la loro elevata tossicità, sono presenti nell’ambiente a causa del loro ampio utilizzo industriale, degli sversamenti accidentali e attraverso l’impiego e smaltimento di prodotti che li contengono. L’utilizzo di questi forti acidi  ha provocato in Italia una contaminazione ambientale  talmente diffusa, da rilevarne concentrazioni particolarmente elevate nel sangue umano.  

Il progetto guidato dalla dottoressa Tatiana Chenet, del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Prevenzione, è composto da un gruppo interdisciplinare con competenze nei campi della chimica, geologia, biologia ed economia.

L’obiettivo è lo sviluppo di nuove metodologie per la rimozione di PFAS da matrici acquose, utilizzando materiali derivanti dal recupero di biomasse di scarto di origine agricola, in un’ottica di economia circolare.

Small molecules come farmaci inibitori in grado di bloccare l’infezione da SARS-CoV-2

Dall’inizio della pandemia a oggi abbiamo ben compreso che SARS-CoV-2 va incontro a frequenti mutazioni e, sebbene la vaccinazione resti il più prezioso alleato per prevenire le forme di infezione più gravi, la ricerca farmacologica è indirizzata allo sviluppo di rimedi in grado di agire contro un‘infezione attiva da SARS-CoV-2.

Il progetto guidato dalla dottoressa Martina Catani, del Dipartimento di Scienze Chimiche, Farmaceutiche ed Agrarie, si prefigge di valutare il potenziale impiego di alcune small molecules come farmaci in grado di bloccare un’infezione sul nascere, sfruttando la loro affinità con alcuni siti della proteina  virale Spike. 

A differenza delle biomolecole studiate finora, le small molecules considerate sono di natura organica e quindi più stabili. Questa loro caratteristica le rende adatte  ad essere assunte per via orale o come spray nasale/aerosol nella fase iniziale della malattia, diminuendo così il rischio di ospedalizzazioni e decessi.

Proteine virali e derivati peptidici per rinforzare la risposta ai vaccini e la memoria immunitaria

Dalla loro scoperta e impiego in campo medico, i vaccini hanno costituito una vera e propria rivoluzione nella lotta alla diffusione di malattie gravi, contribuendo a raddoppiare l’aspettativa di vita. La loro risposta protettiva è mediata dai linfociti della memoria: cellule longeve che preservano la memoria immunologica, conferendo al corpo umano un sistema di difesa efficace, in grado di reagire contro gli agenti patogeni. 

Ad oggi, tuttavia, solo alcune tipologie di vaccini innescano una memoria immunologica che duri per tutta la vita. L’obiettivo generale del progetto del Dott. Francesco Nicoli, del Dipartimento di Scienze chimiche, farmaceutiche ed agrarie, è quello di utilizzare una proteina di origine virale, e i suoi derivati peptidici, per aumentare le risposte vaccinali, indurre linfociti a lunga vita e prevenire il decadimento della memoria immunitaria.

Grazie alla collaborazione fra specialisti di area medica, biologica e chimica, lo studio si propone di sviluppare un adiuvante universale cda somministrare insieme alla vaccinazione per migliorare l’efficacia e la conservazione della memoria immunologica pregressa, ed evitare di dover ricorrere ai richiami vaccinali.

Menopausa e diabete di tipo 2: possibile effetto sul “colesterolo buono” HDL

Quando parliamo di colesterolo, è immediato pensare ai problemi di salute ad esso connessi. Ciò non è  sempre del tutto corretto: accanto alla forma nociva LDL infatti, esiste la forma HDL del colesterolo, che svolge un‘importante funzione protettiva per l’organismo. L’HDL, chiamato anche “colesterolo buono”,  previene l’insorgenza di malattie cardiovascolari grazie alla sua capacità di contrastare l’infiammazione e lo stress ossidativo.

Le donne con diabete di tipo 2 o in menopausa sono più a rischio di incorrere in malattie cardiovascolari, ma resta ancora da chiarire se sia proprio l’alterazione delle capacità protettiva dell’HDL a indebolire lo “scudo” contro l’infiammazione.

Il progetto guidato dal dottor Alessandro Trentini del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Prevenzione si propone di rispondere a questo quesito, e di fornire nuovi strumenti per la valutazione e la prevenzione del rischio cardiovascolare.

Cheratocono, causa di miopia e astigmatismo: verso la diagnosi precoce con il mirnoma

Miopia, astigmatismo e perdita di acutezza visiva possono essere causati dal cheratocono (dal greco “keratos”: cornea e “konos”: cono), una malattia oculare caratterizzata dallo sviluppo di una struttura a cono della cornea, come conseguenza del suo progressivo assottigliamento e distorsione. 

Ad oggi, non vi è  ancora una terapia farmacologica efficace contro questa malattia degenerativa, e la principale ragione è dovuta alla scarsità di informazioni raccolte sui i meccanismi biologici responsabili.

Il progetto guidato dalla dottoressa Ilaria Conti del Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna, si propone di  approfondire il ruolo di specifiche molecole biologiche (microRNA) nella formazione del cheratocono, individuando possibili biomarcatori in grado di indicare lo stato di avanzamento della malattia e quindi suggerire la terapia farmacologica più opportuna.

Etica aziendale e prevenzione del rischio reato: approccio interdisciplinare al whistleblowing

Segnalare tempestivamente le condotte illecite conosciute nell’ambito della propria attività lavorativa, ossia ciò che viente definito whistleblowing, riveste un’importanza cruciale nelle moderne strategie di contrasto all’illegalità economica.

In Italia però l’adozione di questa procedura viene ancora percepita con diffidenza, a fronte di questioni di natura etico-sociale e pratico- organizzative. 

Il progetto del Dott. Fabio Nicolicchia, del Dipartimento di Giurisprudenza, ambisce a contribuire al superamento di queste perplessità, impartendo alle imprese apposite indicazioni che agevolino l’introduzione di procedure in grado di incentivare le segnalazioni di eventuali irregolarità nel rispetto dei diritti di tutti i soggetti coinvolti, salvaguardando al contempo la regolare operatività aziendale.

I progetti finanziati nel 2020

Sin dall’inizio della pandemia, la comunità scientifica della nostra Università ha messo in campo le proprie competenze per individuare terapie mirate, affinare la diagnosi e ottenere sistemi di prevenzione efficaci contro il coronavirus. 

Sono sei i progetti di ricerca sul Covid-19 realizzati nel 2020 da giovani ricercatrici e ricercatori dell’Ateneo e finanziati grazie ai fondi del 5x1000 destinati all’Università di Ferrara. I progetti sono stati selezionati dal Consiglio della Ricerca del nostro Ateneo. Di seguito una sintesi di ciascuno.

Un test per valutare l'efficacia di nuovi composti antivirali

Nonostante la campagna vaccinale sia stata avviata in molti Paesi tra cui l’Italia, sviluppare delle strategie per proteggere le fasce più deboli della popolazione è ancora necessario. Alcune categorie di persone, infatti, non potranno ricevere il vaccino: si pensi ai pazienti oncologici o immunocompromessi. Per loro è importante che siano predisposti interventi terapeutici rapidamente applicabili alla pratica clinica. 

A tal scopo, il gruppo del dottor Gabriele Varano, del  Dipartimento di Medicina traslazionale e per la Romagna, sta mettendo a punto dei test cellulari per valutare in modo rapido e quantitativo l’attività antivirale di molecole sintetiche e/o composti bioattivi.

Focus sugli effetti del Covid-19 sul sitema cardiovascolare 

Oggi sappiamo che il coronavirus può scatenare una risposta infiammatoria incontrollata con produzione di citochine e, di conseguenza, gravi danni a livello vascolare. Sappiamo anche che queste manifestazioni sono alla base di una peggiore risposta clinica. Tuttavia le caratteristiche del processo infiammatorio non sono ancora state del tutto chiarite.

L’obiettivo del progetto guidato dalla dottoressa Carolina Simioni del Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie è acquisire maggiori informazioni sul processo che porta al danno vascolare e individuare possibili biomarcatori in grado di predire il decorso della malattia.

Covid-19 e anziani: cause della maggiore mortalità e possibilità di intervento

Gli anziani sono drammaticamente più a rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19, e purtroppo il tasso di mortalità è decisamente più elevato.
Il progetto del dottor
Salvatore Pacifico, del Dipartimento di Scienze chimiche e farmaceutiche, si propone di capire quali sono i fattori sociali e demografici associati all’elevata mortalità in questa fascia d’età e le ragioni biologiche dello scarso controllo immunologico dell'infe

zione da SARS-CoV-2. Parallelamente, il gruppo vuole identificare efficaci strategie di comunicazione per divulgare alla popolazione anziana e al personale sanitario le strategie preventive e le azioni comportamentali da adottare per contrastare il propagarsi dell’infezione. 

Nanoparticelle d'oro per diagnosticare il Covid-19

La real-time PCR, la tecnica d’elezione per diagnosticare l’infezione da SARS-CoV-2, richiede personale specializzato, strumentazione dedicata, due giorni di lavorazione e costi elevati. 
Il progetto 

della dottoressa Anna Fantinati, del Dipartimento di Scienze chimiche e farmaceutiche, propone una tecnologia innovativa per rilevare il virus SARS-CoV-2, in maniera rapida, a basso costo e con risultati affidabili. La tecnologia si basa sull’elevata affinità chimica tra l’oro e gruppi di atomi che caratterizzano Spike, la proteina di superficie del virus SARS-CoV-2.

Servizi sanitari e risorse umane: qualità delle cure e criticità organizzative

Durante la pandemia i servizi di assistenza sanitaria sono stati sottoposti a un pesante sforzo che ne ha svelato e accentuato le criticità. Quasi paradossalmente, la pandemia può però costituire un’opportunità di rilancio e di riorganizzazione sul piano della governance e della riconsiderazione della sua forza lavoro, si pensi ad esempio ai finanziamenti del piano “Next Generation EU”.

Il progetto della dottoressa Stefania Buoso, del Dipartimento di Giurisprudenza, mira a ricostruire dal punto di vista giuridico il “diritto dell’emergenza”, per indagare la relazione esistente tra qualità del lavoro e delle cure rispetto al modello organizzativo di riferimento e al regime lavorativo.

Disturbi della coagulazione nel Covid-19 e impatto sociale

Gli scompensi coagulativi, come l’insorgenza di trombi e ischemie, sono una delle complicazioni più frequenti nei pazienti affetti da Covid-19. Sebbene l’associazione tra infezione di SARS-CoV2 e coagulopatie sia nota, ad oggi il meccanismo che causa l’alterazione della cascata coagulativa rimane ancora incompreso. 
Il progetto guidato da Daria Bortolotti del Dipartimento di Scienze chimiche farmaceutiche si propone di identificare possibili meccanismi molecolari e target farmacologici per contrastare i fenomeni trombo-embolici. 
Inoltre, verrà valutato l’impatto socio-economico che potrebbe derivare da una migliore gestione delle coagulopatie: dalle ricadute sui costi complessivi (terapeutici e di ospedalizzazione), agli effetti sulla società, connessi alla convivenza con l’infezione in attesa di una completa copertura vaccinale e alla gestione dell’ansia associata a vario livello alla pandemia. 

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Rendicontazione

In questa sezione sono visionabili i rendiconti sui fondi raccolti con il 5x1000, inviati al Ministero dell'Università e della Ricerca, redatti in conformità a quanto dispone il DPCM 23 luglio 2020. 

Rendiconti di spesa fondi 5x1000