Il Foro di Pompei

last modified Dec 10, 2010 09:53 AM

Dal 1999 il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara collabora attivamente con la Soprintendenza di Pompei in attività di ricerca nel campo delle indagini multispettrali  e del rilievo morfologico applicate nell’ambito del Progetto di Ricerca per il recupero e la valorizzazione dell’ Insula del Centenario la Casa del Centenario e nella Casa dei Casti Amanti; con i risultati ottenuti è stata poi stipulata nel 2001 una convenzione quadro tra il Dipartimento di Architettura, la Soprintendenza Archeologica di Pompei e il Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa  per sviluppare progetti di ricerca di comune interessa sulla cui base è stato poi definito il progetto per la scansione del foro. In accordo con Soprintendenza e supportati dalla Kacyra Family Faundation, è cominciato il progetto di rilievo ambientale e architettonico dei Fori.

 

 

01_planimetria.jpg     15_fase_rilievo.jpg     13_fase_rilievo.jpg

 

Grazie alla restituzione di questo modello è possibile analizzare la morfologia del luogo, e la stessa stratigrafia storica e moderna, capire la morfologia del degrado attraverso lo studio della riflettanza e della banca dati fotografica ad alta risoluzione, acquisita parallelamente al rilievo, e studiare in modo più preciso le possibilità di conservazione degli stessi manufatti presenti.  Il foro è un ampio spazio aperto privo di edifici (se non sul perimetro, per un’altezza massima di 4 0 5 metri) caratterizzato da qualche breve tratto di colonnato dell’antico portico e da alcuni altari. Allo stesso modo la visuale dell’interno della Basilica si mostra  molto libera data la presenza dei fusti di colonna alti meno di due metri mentre  una maggiore complessità si è riscontrata per il Tempio di Giove, posto sul lato nord del Foro, per gli spazi più ridotti e raccolti.
Questo particolare ambito urbano ha reso necessario l’uso di un trabattello da cantiere, in modo da posizionare lo scanner ad un’altezza di circa 6 metri. Tale quota ha consentito di riprendere il sito archeologico dall’alto ed ottenere un modello degli oggetti sostanzialmente chiuso, anche per le superfici superiori.
Il trabattello era munito di carrello e livellatori a vite, grazie ai quali è stato possibile renderlo stabile e immobile durante le scansioni. Il cavalletto dello scanner è stato prima avvitato all’assito dell’ultimo livello del piccolo castello e poi, con delle cinghie di fissaggio regolabili, è stato legato agli elementi verticali della struttura.

 

11_fase_rilievo.jpg     16_fase_rilievo.jpg     13_fase_rilievo.jpg

 

Preparato lo scanner, il rilievo è stato affrontato per piccoli passi in modo da fronteggiare nella maniera più idonea tutti i problemi che mano mano si ponevano all’attenzione degli operatori. La presenza di geometrie molto varie, come quelle degli oggetti rinvenuti e posti a lato dei percorsi pedonali secondo la prassi museale, e l’elevata profondità di campo non  hanno permesso di definire in anticipo la posizione dei target. L’aumento el numero dei targets durante le fasi di scansione sarebbe stato comunque indispensabile data la necessità di integrare un gran numero di stazioni con scansioni puntuali da terra o, come di norma, dal cavalletto.
La campagna di rilievo ha preso il via dalla progettazione del percorso da seguire e dalla verifica in loco dell’assenza di problematiche per il posizionamento delle stazioni e per la fase di acquisizione dei dati.
Due squadre composte di tre persone (di cui due per il movimento del trabattello e il direzionamento dello scanner ed una per il controllo remoto dello stesso) si sono ininterrottamente alternate, giorno e notte, per sei giorni consecutivi totalizzando 129 ore di lavoro. L’escursione termica tra le ore diurne e quelle notturne ha reso indispensabile l’utilizzo di una tenda da campeggio per offrire ai tecnici riparo dal freddo e dall’elevata percentuale di umidità.  Data la durata certamente notevole della campagna di rilievo, avvenuta praticamente senza pause, e data la variabilità delle condizioni del contesto ambientale si è potuta verificare l’ottima efficienza e resistenza del laser scanner 3D Cyrax System 2500, che non ha dimostrato alcun segno di cedimento hardware. Era, infatti, molto sentita la preoccupazione che la condensa potesse danneggiare lo strumento.

 

14_fase_rilievo.jpg   22_scan.jpg

 

 

La rete di tutti i target è stata materializzata attraverso il rilievo topografico prodotto dalla stazione totale Leica  TCR1101, con una precisione angolare pari a 1,5 mgon”. Sono stati realizzati 6 capisaldi georeferenziati grazie ad un sistema di stazioni GPS (Leica GPS System 500) operanti tutta la durata del rilievo. Questo sistema di rilievo integrato ha consentito di realizzare un modello 3D caratterizzato dai seguenti numeri: 43 stazioni, suddivise in 113 scanwords, con una media di 5 target acquisiti. Si contano in totale 468 scansioni con due ipi di maglie: la prima d’inquadramento è di 5x5 cm, mentre la seconda  per il rilievo accurato delle geometrie è di 1x1 cm.  Complessivamente si computano 226.945.054 di punti registrati con un errore medio di 5-6 millimetri.
Il rilievo risulta essere al momento il primo modello con risoluzione centimetrica della morfologia attuale dei Fori di Pompei. Si tratta di un grande database dal quale è possibile estrarre dati quali: piante, sezioni, prospetti, viste, misure e quanto altro sia necessario.  Da qualche tempo la KFF (Kacyra Family Faundation) ha indirizzato le proprie risorse finanziarie alla realizzazione di analoghe campagne di rilievo in altri importanti siti storici ed archeologici e storici mondiali tra cui: Tambo Colorado in Perù e Deadwood, South Dakota in Usa.

 

23_scan.jpg     24_scan.jpg

 

 

Nel sito www.cyark.org. Redatto dalla stessa KFF con l’aiuto dei gruppi che hanno svolto i rilievi si puo avere un’idea di cosa è un rilievo ad alta definizione. Infatti scorrendo le stesse pagine web si possono vedere fotografie, inquadramenti planimetrici in formato “.DWG”, e una parte dell’elaborazione dei dati acquisiti quali piante, sezioni, prospetti in formato “.DWF” (Drawing Web Format - estensione di plottaggio di autocad utile per la visualizzare sul web un file CAD mantenendo la possibilità di pan e zoom e digestive i livelli), modelli 3D interattivi e immagini ad alta risoluzione delle scansioni registrate. Per ottenere questi dati è stato usato un plug-in per Autocad, Cloudworx  nella versione Pro, prodotte  dalla Cyra Tecnologies (per maggiori informazioni sulle procedure vedere l’articolo caso studio su Pomposa)