Evento

Anatomie della mente | Primo appuntamento "Natale di Guerra"

Conferenze e dibattiti

Primo appuntamento del ciclo Anatomie della mente - Conferenze dei Giovedì di Psicologia - Anno XVIa cura del Professor Stefano Caracciolo, Ordinario di Psicologia Clinica dell'Università di Ferrara.

L'iniziativa è realizzata in collaborazione con la Sezione di Neurologia, Psichiatria e Psicologia Clinica della Facoltà di Medicina, Farmacia e Prevenzione di Unife e la Biblioteca Comunale Ariostea.

Anatomie della mente anche quest’anno si propone di esplorare paesaggi straordinari come la storia, la follia, la musica, la malattia, l’anima, il cinema, la poesia, la morte e la vita attraverso la lente della Psicologia. Sei nuove tappe del percorso di un viaggio con la psicologia e altre storie.

Programma

"Natale di Guerra. Anche in tempo di guerra è Natale. Percorsi  letterari e filmici fra Natale e Guerra"

Relatore: Professor Stefano Caracciolo

Abstract

La parola Natale deriva dalla stessa radice di nascere, natività, natura. Eredita la antica tradizione della rinascita della natura dopo il solstizio di inverno, festeggiata con antichi riti già molto prima dell’era cristiana, di cui rimangono tuttora molti echi in era moderna, seppure trasformati e camuffati dalle moderne festività del calendario. E’ infatti possibile, ce lo spiegano gli antropologi, ritrovare nelle tradizioni natalizie elementi pagani e superstiziosi, che alludono alla eterna lotta fra il Bene e il Male, che ha come teatro un mondo in cui, come tristemente ci accorgiamo in questo Natale, non lontano da noi uomini e donne un tempo fratelli si scontrano come nemici in una feroce lotta per la sopravvivenza.

Come immaginato nel capolavoro del regista Tim Burton (1993) intitolato 'Nightmare Before Christmas', ovvero qualcosa come ’ Incubo della Vigilia di Natale’, esiste un Natale ‘malvagio’ e ‘triste’ che fa da contrappeso al Natale di bontà e felicità: si chiama Halloween, ed ha conosciuto negli ultimi decenni una inaspettata diffusione anche in paesi e culture che lo hanno reimportato, come una moda di ritorno, dagli USA come effetto della globalizzazione. Reimportato perché da millenni anche in Italia e in Europa antichi miti di origine celtica prevedevano cerimonie invernali per divinità ‘temibili’ e spaventose, come ci ricordano i ’Krampus’, malvagie creature a forma di caproni, ancora temuti e diffusi fra i bambini dell’Alto Adige o il Babbo Natale ‘cattivo’ Joulupukki della Finlandia dalla testa di capra, che premia sì i bambini buoni ma punisce crudelmente quelli cattivi. Alla luce di queste considerazioni il Natale e la guerra non ci sembrano così antitetici ma semmai ci ricordano, anche in tempi tristi e sventurati come quelli bellici, che la bontà è ancora dentro tutti noi, comunque. Come ci ricorda Primo Levi nel racconto ‘L’ultimo Natale di Guerra’, come ci ha raccontato Giovannino Guareschi nella sua storia di prigioniero di guerra, come ne ha scritto Heinrich Boll, principale esponente tedesco della Trümmeliteratur, la letteratura delle macerie, in cui la Germania post-bellica fa ammenda degli orrori della guerra nazista, nel suo racconto ‘Tutti i giorni è Natale’, o come al cinema ci hanno mostrato le scene di Natale di guerra in “White Christmas” (1951) di M. Curtiz o in “Joyeux Noël” (2006) di Christian Carion.

Stefano Caracciolo, Ordinario di Psicologia Clinica, Università di Ferrara

Come partecipare 

L'accesso è libero.

  

Materiali utili