SCHEDA TECNICA

Piano della Caratterizzazione e Caratterizzazione del sito

 

1. PREMESSA

2. PIANO DI CARATTERIZZAZIONE

2.1 Raccolta e sistematizzazione dei dati esistenti

2.2 Caratterizzazione del sito e formulazione del Modello concettuale preliminare

2.3 Piano di investigazione iniziale

3. CAMPIONAMENTO DELLE MATRICI AMBIENTALI

3.1 Aria interstiziale

3.2 Suoli

3.2.1 Criteri di scelta della maglia di campionamento

3.2.2 Ubicazione dei punti di campionamento e individuazione del numero di campioni

3.2.3 Modalità di prelievo dei campioni

3.2.4 Campioni per la determinazione dei valori di fondo

3.2.5 Formazione dei campioni e riferimento dei risultati analitici

3.3 Acque superficiali

3.4 Acque sotterranee

3.4.1 Ricostruzione del modello geologico del sottosuolo

3.4.2 Punti di controllo delle acque sotterranee

3.4.3 Modalità di campionamento delle acque sotterranee

3.4.4 Frequenza dei campionamenti

4. DETERMINAZIONI ANALITICHE

BIBLIOGRAFIA

 

1. PREMESSA

Per individuare se si è in presenza o meno di un sito contaminato si deve procedere ad una caratterizzazione delle varie matrici ambientali, secondo le procedure definite nel D.M. 471/99 e precisamente nell'Allegato 2 e nell'Allegato 4.

Il campionamento, le indagini e le analisi da condurre su un sito potenzialmente inquinato e sull'ambiente circostante da questo influenzato devono garantire di:

A tal fine devono essere definiti:

Tali elementi sono compresi all’interno di un documento che viene definito Piano di caratterizzazione suddiviso in tre parti:

1 – Raccolta e sistematizzazione dei dati esistenti.

2 – Caratterizzazione del sito e formulazione preliminare del Modello concettuale.

3 – Piano di investigazione iniziale.

 

PIANO DI CARATTERIZZAZIONE

Viene di seguito presentata una breve sintesi degli elementi che portano a caratterizzare un sito.

Il Piano di caratterizzazione deve essere presentato all’approvazione degli Enti pubblici competenti dai privati (o dagli stessi Enti pubblici in via sostitutiva) prima di essere realizzato.

Ciò anche al fine di poter procedere al controllo e alla validazione dei dati prodotti; quest’ultima attività viene svolta su un numero limitato di matrici ambientali che in genere viene assunto pari al 10%.

Le modalità ed i tempi di esecuzione del Piano di caratterizzazione devono essere concordati tra il proponente e l’Ente di controllo, costituito generalmente dall’ARPA territorialmente competente.

 

2.1 Raccolta e sistematizzazione dei dati esistenti

In una fase preliminare si devono eseguire una serie di attività che servono a meglio orientare le successive indagini, misure ed analisi.

Pertanto si prevedono le seguenti fasi:

Tali fasi vengono attuate mediante sopralluoghi sul sito, esecuzione di prime rilevazioni e misure, interviste al personale, acquisizione di documenti ed analisi pregresse da parte dei privati o di Enti pubblici.

 

2.2 Caratterizzazione del sito e formulazione del Modello concettuale preliminare

Le informazioni raccolte dovranno essere organizzate e schematizzate per la formulazione del modello concettuale preliminare del sito. Tale modello si rende necessario per decidere il tipo e l'ubicazione delle indirette e dirette che verranno eseguite nel sito ai fini della completa ed esaustiva caratterizzazione ambientale del sito stesso e della formulazione del modello concettuale definitivo, che potrà essere elaborato solo ad ultimazione della caratterizzazione del sito prevista dal relativo Piano.

La formulazione del modello concettuale preliminare può essere eseguita considerando i seguenti elementi:

Gli elementi così raccolti dovranno essere opportunamente descritti ed accompagnati da cartografie illustrative.

 

2.3 Piano di investigazione iniziale

Il Piano di investigazione iniziale presenta le seguenti finalità

Per tali ragioni nel piano di investigazione devono essere definiti:

La scelta dell’area oggetto dell’investigazione deve comprendere il sito inquinato ed una porzione di territorio esterna definita, sulla base del modello concettuale del sito, in funzione della mobilità degli inquinanti nelle matrici ambientali interessate, delle caratteristiche idrogeologiche e meteoclimatiche del territorio e delle possibili vie esposizione per i bersagli della contaminazione.

La scelta dei punti e delle modalità di campionamento dipende strettamente dalle valutazioni espresse in merito alla possibile contaminazione generata dal sito e all'estensione dei fenomeni di migrazione verso altre componenti ambientali o bersagli.

 

 

3. CAMPIONAMENTO DELLE MATRICI AMBIENTALI

A titolo esemplificativo sono si seguito riportate le tecniche di indagine sulle diverse matrici ambientali che devono essere caratterizzate in un sito sottoposto ad accertamenti per la verifica del suo stato di contaminazione.

 

3.1 Aria interstiziale

Il campionamento dei gas interstiziali può essere di grande aiuto per valutare in modo rapido la presenza di eventuali inquinamenti del suolo, del sottosuolo e delle acque sotterranee da parte di sostanze volatili (VOC e SVOC).

Esso deve essere eseguito prima dell’esecuzione dei sondaggi per il campionamento di suoli e acque al fine di orientarne la localizzazione nelle aree maggiormente critiche.

Sono possibili due metodi di applicazione:

Viene effettuata una perforazione di piccolo diametro all’interno della quale viene immessa una sonda con una punta forata per il passaggio dell’aria. Creando una depressione viene pompato un volume di gas al di fuori del mezzo non saturo, che può essere analizzato in sito mediante fialette colorimetriche o gascromatografo da campo oppure può essere raccolto un campione da trasportare in laboratorio per le analisi. L’operazione dura poco tempo e si possono avere più analisi in un solo giorno.

Viene messo in posto un apposito materiale (carbone attivo) all’interno di una sonda campionatrice fino a quando i composti organici presenti nel non saturo sono adsorbiti selettivamente. La sonda che contiene il materiale adsorbente viene prelevata dopo qualche giorno o settimana di permanenza in situ e i composti sono analizzati in laboratorio.

Le analisi di campo sono effettuate mediante fiale colorimetriche o l’impiego di analizzatori portatili del tipo a fotoionizzazione (PID).

Il prelievo di fiale di gas può permettere anche il trasporto e la successiva analisi di laboratorio dei campioni che è sempre consigliabile su una aliquota per avere un valore quantitativo di controllo.

 

3.2 Suoli

L'attività di campionamento deve porsi l'obiettivo di assicurare che i campioni prelevati consentano una adeguata caratterizzazione del sito in merito a:

Sulla base del modello concettuale preliminare si procederà alla progettazione delle attività di campionamento considerando i dati esistenti e le potenziali vie di migrazione ed i bersagli finali.

Preliminarmente può essere valutata la possibilità di utilizzo di metodi geofisici che, nell’ambito della caratterizzazione di un sito, possono essere utilizzati principalmente per tre ragioni: definire la struttura del sottosuolo in abbinamento ai metodi diretti di indagine, localizzare eventuali bidoni, rifiuti, etc. sepolti ed individuare eventuali matrici ambientali contaminate.

 

3.2.1 Criteri di scelta della maglia di campionamento

La scelta del metodo di campionamento da applicare dovrà principalmente tenere conto della geologia del sito e del fatto che, in genere, i contaminanti presenti in un sito non sono distribuiti secondo criteri di tipo casuale, essendo il più delle volte localizzati in determinate aree.

Sono possibili due tipi di scelta:

1 - Criteri di tipo statistico.

E’ indicato per aree di cui non si hanno informazioni e/o dove non ci sono evidenti indizi di contaminazione utilizzando le seguenti metodiche:

Il lato della maglia di campionamento può avere dimensioni comprese fra i 25 ed i 100 m e come fase preliminare il D.M. 471/99 suggerisce i seguenti elementi:

2 - Criterio di tipo soggettivo.

E’ suggerito da scelte ragionate in aree dove la contaminazione è per lo più nota nei suoi caratteri generali e quando non è possibile operare un numero elevato di campionamenti.

 

3.2.2 Ubicazione dei punti di campionamento e individuazione del numero di campioni

I punti di campionamento selezionati sulla carta devono essere verificati con un sopralluogo, segnalando sul posto in modo univoco il punto. La determinazione del numero di campioni per ogni punto di campionamento consentirà di programmare con maggiore dettaglio le attività di campo e le successive analisi chimiche. La determinazione del numero di punti di campionamento dovrà essere eseguita tenendo in considerazione la necessità di avere informazioni sufficienti a caratterizzare con precisione la qualità del suolo e delle acque di tutta l'area indagata.

Per quanto riguarda la profondità di campionamento essa verrà definita sulla base delle informazioni sulla litostratigrafia locale, sulla soggiacenza della falda, sulle sorgenti locali di contaminazione e sul tipo di contaminanti prevedibili.

I campionamenti potranno essere eseguiti per intervalli di profondità, per variazioni significative di litologia e per evidenze organolettiche di contaminazione.

Per garantire il controllo e la qualità delle operazioni di campionamento è necessario predisporre una appropriata documentazione delle attività di campionamento che consenta la rintracciabilità dei campioni prelevati dal sito e inviati presso il laboratorio di analisi; tale documentazione deve includere anche le azioni di controllo delle attività svolte in campo ed in laboratorio.

 

3.2.3 Modalità di prelievo dei campioni

I suoli da sottoporre ad analisi possono essere raccolti in due modi:

1- scavi superficiali

2- scavi profondi

Al fine di non disturbare la significatività delle condizioni chimico-fisiche del campione i carotaggi debbono preferibilmente essere effettuati a secco, senza ricorrere all'ausilio di fluidi o fanghi.

Durante la perforazione, in particolare quando debbano essere ricercati contaminanti volatili, il terreno non deve subire surriscaldamento; pertanto, la velocità di rotazione deve essere sempre moderata, in modo da limitare l'attrito tra suolo e attrezzo campionatore, ovvero ricorrere a sistemi di percussione se non si opera in ambienti contraddistinti da apprezzabili valori di esplosività.

In ogni caso il campionamento delle sostanze volatili (sia in scavi superficiali che in quelli profondi) deve essere eseguito con fustella e il campione per le analisi deve essere confezionato in laboratorio.

In condizioni particolari (terreni medio fini e profondità limitate) possono essere utilizzati appositi metodi di perforazione che assicurano maggiore rappresentatività dei campioni.

Prima di ogni prelievo il mezzo di carotaggio deve essere lavato con acqua o con vapore acqueo, per evitare contaminazioni indotte, soprattutto in presenza di acque di falda inquinate.

Nell'esecuzione dei campionamenti di terreno e di materiali interrati occorre adottare cautele al fine di non provocare la diffusione di inquinanti, a seguito di eventi accidentali quali la rottura di fusti interrati o di diaframmi impermeabili.

Occorre inoltre porre molta attenzione, in fase di sondaggio, nell'evitare di attraversare strati impermeabili sottostanti o livelli di terreno inquinato. Il foro prodotto può mettere in comunicazione la zona contaminata superiore con quella non contaminata sottostante.

Ogni foro non più utilizzato deve essere cementato.

I punti di perforazione devono essere georeferenziati con precisione almeno metrica per quanto riguarda la planimetria.

Si ricorda che le principali variabili che influenzano la rappresentatività dei campioni sono la variabilità geologica, di concentrazione degli inquinanti, di raccolta, preparazione ed analisi.

 

3.2.4 Campioni per la determinazione dei valori di fondo

I valori di fondo naturale devono essere determinati di volta in volta, avendo cura anche di considerare i dati pregressi esistenti, soprattutto perché il territorio nazionale è rappresentato da condizioni geologiche e geochimiche molto differenti.

Le anomalie geochimiche devono essere intese rispetto agli elementi inorganici in quanto, considerando le sostanze organiche di origine antropiche si dovrebbe parlare di inquinamento diffuso.

Per valutare le concentrazioni di fondo è necessario prelevare un numero di campioni rappresentativo (10-20) nell’area di interesse, selezionata sulla base dei dati geologici, ma comunque al di fuori del sito di indagine.

La trattazione statistica dei dati ottenuti dalle analisi consiste nell’utilizzo di carte probabilistiche o di appositi test statistici riassunti in Beretta G.P., 2001.

 

3.2.5 Formazione dei campioni e riferimento dei risultati analitici

In ogni punto di prelievo devono essere confezionati campioni per intervalli di profondità.

La scelta del contenitore in cui riporre il campione va effettuata in funzione delle caratteristiche dell'inquinante. Nei casi di inquinanti organici sono da utilizzarsi contenitori in vetro a chiusura ermetica; per i campioni destinati alla ricerca di metalli sono più indicati contenitori in polietilene.

Quando sono oggetto di studio rifiuti interrati ed in particolare quando sia prevista la loro rimozione e smaltimento, può essere valido procedere al prelievo e all'analisi di un campione medio di tutto il materiale estratto da ogni posizione di sondaggio.

Un apposito campione dovrà essere prelevato nel caso in cui si debba provvedere alla classificazione granulometrica del terreno, raccogliendo parte del campione, ottenuto con il metodo delle quartature come indicato da IRSA-CNR, Quaderno 64 del gennaio 1985.

L'aliquota del campione da sottoporre ad analisi al fine di determinare il contenuto di inquinanti, dovrà essere predisposta scartando in campo, dopo quartatura, i ciottoli ed il materiale grossolano.

I campioni per la determinazione dei composti volatili non vanno soggetti a quartatura ma raccolti in fustelle, trasportati e confezionati per le analisi solo in laboratorio.

I risultati analitici sui suoli andranno riferiti esclusivamente alla frazione < 2 mm.

Per la determinazione del contenuto di Alluminio, Antimonio, Arsenico, Berillio, Cadmio, Cobalto, Cromo, Ferro, Rame, Manganese, Mercurio, Nickel, Piombo, Selenio, Tallio, Zinco il campione estratto deve essere suddiviso nelle tre frazioni granulometriche con diametro > 2 cm, compreso tra 2 cm e 2 mm e < 2 mm.

Il suolo dovrà essere solubilizzato in soluzione nitro-cloridrica a caldo ed i metalli verranno ricercati in ognuna delle tre frazioni granulometriche. Per l'espressione dei risultati, la concentrazione riscontrata in ognuna delle tre frazioni granulometriche andrà rapportata al peso secco della frazione di suolo corrispondente (Repubblica Italiana, 1999).

Per quanto riguarda la contaminazione dovuta a tutti gli altri parametri individuati nella Tabella 1 dell'Allegato 1 del D.M. 471/99, ad esclusione dei metalli sopra elencati, ove si sospetti che detta contaminazione sia presente anche nella frazione granulometrica di suolo avente particelle con diametro > 2 mm, si dovrà sottoporre ad un test di eluizione tale frazione granulometrica di suolo. Il test di eluizione da adottare è quello che utilizza acqua deionizzata satura di C02.

L'espressione di risultati ottenuti andrà eseguita riferendo la concentrazione degli inquinanti riscontrati nella soluzione eluente al peso secco della frazione granulometrica sottoposta al test. Le concentrazioni limite di riferimento in questo caso sono quelle riportate nella Tabella 2 dell'Allegato 1 del D.M. 471/99.

 

3.3 Acque superficiali

In caso di presenza di corsi d’acqua superficiali (fiumi, torrenti, rogge, canali) è necessario caratterizzare lo stato qualitativo a monte, nel tratto mediano ed a valle del sito.

In caso di presenza di laghi si deve effettuare il campionamento secondo la disposizione "a transetto", con almeno tre transetti (a monte, mediano ed a valle), con spaziatura longitudinale e trasversale dipendente dalle dimensioni del corpo idrico e con almeno tre prelievi sulla verticale per ogni punto.

 

3.4 Acque sotterranee

Il campionamento delle acque sotterranee costituisce una fase estremamente importante di tutta la fase d'indagine analitica del sito.

Tuttavia tale indagine deve essere preceduta dalla ricostruzione del modello idrogeologico del sottosuolo.

3.4.1 Ricostruzione del modello idrogeologico del sottosuolo

Per poter osservare gli effetti della presenza di sorgenti di contaminazione è necessario selezionare "zone-bersaglio" da osservare per ricavare elementi circa l'impatto della presenza di inquinanti sul terreno e nel sottosuolo.

Il raggiungimento di questo obiettivo avviene mediante la predisposizione di un sistema di monitoraggio che prevede, dal punto di vista operativo, tre fasi:

Il programma di indagini idrogeologiche è finalizzato a definire la struttura geologica e le caratteristiche del flusso idrico sotterraneo del sito in esame con molteplici le metodologie, talora di utilizzo comune e in altri casi di riferimento specifico a situazioni locali.

Una prima fase operativa prevede l'analisi dei dati idrogeologici ricavati da indagini precedenti sull'area in esame; ciò permette un approccio preliminare al problema e un'organizzazione più mirata del successivo programma di studi particolari del sito.

Lo studio prevede l'utilizzo di metodi diretti di investigazione (sondaggi meccanici) integrati da metodi indiretti soprattutto di tipo geofisico (foto aeree, prospezioni elettriche, elettromagnetiche, sismiche, etc.).

La definizione della struttura idrogeologica di un sito costituisce una premessa necessaria per identificare in una fase successiva lo sviluppo di un inquinante in superficie e in profondità.

Per procedere a questa caratterizzazione è indispensabile partire da una ricostruzione dei fenomeni geologici che hanno caratterizzato l'area ad una scala più ampia, mediante la consultazione degli studi e delle cartografie precedenti.

Una particolare attenzione deve essere riservata alla presenza di diverse unità, di discontinuità, di eterogeneità e di anisotropia del mezzo in modo tale da ricostruire, seppure a livello generale e in modo semplificato, un primo modello concettuale dell'area.

Per procedere all'attuazione di un appropriato sistema di monitoraggio delle acque sotterranee è essenziale identificare l'acquifero più superficiale presente nell'area oggetto di indagine in quanto potenzialmente più esposto ad una contaminazione.

Esso è definito dalle unità geologiche poste in prossimità della superficie, capaci di immagazzinare e cedere significativi quantitativi idrici ed è limitato inferiormente da un'unità che, a causa della ridotta permeabilità, costituisce il livello confinante o substrato della falda (National Water Well Association, 1986).

I livelli a bassa permeabilità nel mezzo saturo, che per la loro estensione locale non rappresentano livelli confinanti la falda, svolgono invece un ruolo importante per il movimento dei contaminanti in quanto provocano una loro migrazione orizzontale fino a raggiungere zone di maggiore permeabilità.

Al fine di intervenire e limitare la dispersione laterale dei composti inquinanti, può essere utile procedere ad un'azione di monitoraggio dei suddetti livelli.

In questa fase di indagine occorre inoltre verificare tutti i tipi di comunicazione idraulica esistenti tra le varie unità idrogeologiche presenti.

Bisogna assicurarsi che il livello confinante sia dotato di una permeabilità così bassa da costituire una barriera alla dispersione dei contaminanti verso le falde più profonde.

Non considerando questi elementi, è possibile impostare un programma sbagliato di prospezione diretta del sottosuolo che può condurre ad un'erronea interpretazione della struttura idrogeologica profonda e impedire una corretta identificazione dell'acquifero più superficiale esposto alla contaminazione.

Si imposta quindi un programma di prospezioni suddiviso in due fasi: generale e di approfondimento.

La determinazione della conducibilità idraulica delle diverse unità geologiche presenti nell'area in esame permette di identificare le vie di circolazione idrica preferenziali e quindi di potenziale migrazione degli inquinanti.

Inoltre la distribuzione della permeabilità controlla direttamente le portate circolanti, causando anche modifiche della direzione di flusso e del gradiente idraulico.

La misura di questo parametro è condotta tramite prove in situ, che forniscono dati maggiormente attendibili, ed eventualmente tramite tests in laboratorio.

E' di fondamentale importanza attribuire la permeabilità ad ogni unità geologica; questa fase costituisce la premessa necessaria per la successiva localizzazione ottimale dei piezometri e dei pozzi di monitoraggio.

Dopo aver individuato la struttura idrogeologica dell'area in esame, viene prevista una seconda serie di indagini finalizzate all'identificazione del flusso idrico sotterraneo, definendone la direzione generale e le eventuali variazioni di carattere stagionale o periodico indotte da cause naturali ed artificiali (ad esempio: emungimento da pozzi, irrigazioni, etc.).

Si procede quindi alla stima della portata della falda con metodi analitici o numerici.

I criteri operativi di una corretta procedura di misurazione del livello della superficie piezometrica tramite piezometri sono di seguito elencati.

Se l'operazione di rilievo dei dati piezometrici è stata eseguita in accordo con le sopracitate prescrizioni è possibile procedere alla costruzione di una carta delle isopiezometriche.

A questo punto dell'indagine, al fine di progettare un appropriato sistema di monitoraggio della qualità delle acque sotterranee, deve essere ancora valutata la componente verticale del flusso idrico.

Per ottenere informazioni riguardo la componente verticale del flusso idrico è necessario procedere all'installazione di piezometri a diversa profondità o di piezometri multilivello ("clusters").

Questa denominazione viene riservata ad un gruppo di piezometri disposti in uno spazio ridotto, con parti filtranti sviluppate a differenti profondità in modo da misurare le variazioni verticali del carico idraulico; ogni piezometro risulta isolato dai restanti e capta un solo livello acquifero (National Water Well Association, 1986).

I dati ricavati dalla campagna di misurazione piezometrica sono utilizzati per la costruzione di un reticolo di flusso nel quale devono essere indicati la collocazione dei piezometri, il loro sviluppo in profondità e la parte filtrata.

 

3.4.2 Punti di controllo delle acque sotterranee

I pozzi di monitoraggio delle acque sotterranee devono essere realizzati in materiali compatibili con gli inquinanti presenti nel sito e dovranno essere installati in numero sufficiente tenendo conto del seguente criterio avente come riferimento l'area:

Al fine di individuare il contributo dei singoli settori del sito allo stato di contaminazione delle acque sotterranee viene indicato dal D.M. 471/99 il seguente criterio:

Inoltre almeno un piezometro andrà posizionato a monte dell'area ed uno a valle della stessa, in relazione alla direzione di flusso idrico sotterraneo.

La profondità dei piezometri dovrà ispezionare almeno la base del primo acquifero individuato, e comunque dovrà essere spinta a profondità non inferiori a 2/3 dello spessore dell'acquifero stesso, laddove tale condizione sia giustificata dalle conoscenze esistenti, dal comportamento dei contaminanti e dalle caratteristiche delle sorgenti.

Eventuali falde sospese dovranno essere considerate individualmente al fine da ricostruire in modo completo l'idrogeologia dell'area.

 

3.4.3 Modalità di campionamento delle acque sotterranee

Le operazioni. preliminari consistono in nella misura del livello della falda e nella individuazione di una eventuale fase separata mediante sonda di interfaccia.

Successivamente, se non si è in presenza di fase separata, si procede allo spurgo delle acque contenute nel pozzo di monitoraggio.

I criteri che si utilizzano per decidere quando prelevare il campione da inviare alle analisi di laboratorio sono le seguenti: eliminazione di un volume da 3 a 6 volte di acque dal pozzo, stabilizzazione di indicatori idrochimici (conducibilità elettrica, pH, temperatura) e tempo trascorso calcolato sulla base dei parametri idrogeologici dell’acquifero.

Le procedure di campionamento delle acque sotterranee possono essere:

Il campione viene prelevato con pozzo non in emungimento, mediante metodo manuale (bailer), previo eventuale spurgo e ripristino delle condizioni originali; il campionamento statico sarà utilizzato in corrispondenza di pozzi di monitoraggio estremamente poco produttivi, per verificare la presenza in fase separata di sostanze non miscibili e/o per prelevare campioni a diverse profondità del tratto filtrato.

Nel caso di presenza di fase separata non dovrà essere preventivamente eseguito uno spurgo.

Il campione viene prelevato per mezzo di pompa sommersa, subito dopo l'effettuazione dello spurgo; il campionamento dinamico sarà utilizzato per ottenere un campione composito con acque provenienti da differenti profondità e quindi esso risulta rappresentativo della composizione media delle acque sotterranee.

Si deve prevedere il trasporto in giornata dei campioni al laboratorio di analisi.

Inoltre si deve procedere all'etichettatura del campione raccolto nell'idoneo contenitore, riportando il pozzo di monitoraggio, data e ora del prelievo e, se necessario, il campione deve essere condizionato in sito secondo i metodi IRSA - CNR, Volume 64/85;

Durante il trasporto e in attesa dello svolgimento delle analisi, il campione deve essere conservato al buio alla temperatura di 4 °C.

 

3.4.4 Frequenza dei campionamenti

Le campagne di monitoraggio delle acque sotterranee dovranno essere così articolate in relazione alle condizioni di alimentazione delle falde e considerando le seguenti situazioni.

In ogni campagna deve essere misurato il livello piezometrico.

Nella prima campagna di monitoraggio sarà effettuato un campionamento dinamico delle acque sotterranee in corrispondenza della totalità dei pozzi di monitoraggio; le analisi saranno condotte sulla lista completa delle sostanze.

Nel caso di acquiferi molto spessi o di possibile stratificazione delle concentrazioni di inquinanti potranno essere eseguiti anche log idrochimici, con la misura in pozzo di conducibilità elettrica specifica, temperatura, pH, Eh.

Nella seconda analisi si procederà ad una ripetizione delle analisi eseguite durante la prima campagna, anche al fine di poter considerare eventuali variazioni idrochimiche connesse al regime di alimentazione della falda.

Nelle successive campagne si potrà operare ricercando un minor numero di sostanze in relazione ai risultati delle prime due campagne di misura.

 

4. DETERMINAZIONI ANALITICHE

In mancanza di conoscenze specifiche sulla tipologia di inquinanti da ricercare e nel caso di presenza di sostanze in miscela (composti di base, prodotti o di rifiuto), è consigliabile che per qualsiasi area siano esaminati i seguenti parametri:

Suoli

Acque:

In aggiunta a tali determinazioni, andranno eseguite specifiche analisi relative agli inquinanti connessi con le attività effettuate sul sito che sono state individuate sulla base delle indagini preliminari e di dati pregressi.

Per garantire la significatività dei dati andranno utilizzate procedure di controllo qualità, in modo da assicurare criteri di precisione e accuratezza.

I laboratori che eseguono le analisi sia dei suoli che delle acque è opportuno che siano certificati secondo lo standard UNI EN 45.000; se possibile sarebbe opportuno avvalersi di laboratori accreditati dal SINAL.

 

BIBLIOGRAFIA

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Beretta G.P. (1992) - "Idrogeologia per il disinquinamento delle acque sotterranee". Pitagora Editrice, Bologna, 1992

Beretta G.P. (1994) – "Linee-guida per l’esecuzione di indagini e prospezioni idrogeologiche per il monitoraggio delle acque sotterranee". In : Guida al disinquinamento degli acquiferi : indagini, metodologie ed esempi di intervento. Vol. 1, Pitagora Editrice, Bologna

Beretta G.P. (2001) – "Gestione dei dati analitici in fase di caratterizzazione, bonifica e certificazione dei siti contaminati." Atti della Giornata di studio sulla Bonifica di siti contaminati: aspetti giuridici e gestionali. Provincia di Milano, 16 novembre 2001, Milano

Chiesa G. (1994) – "Pozzi di rilevazione". I Quaderni delle Acque Sotterranee, n.1, Geo-Graph, Segrate

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