voi gridate contro queste care figurine? dice il mago. e pure siete voi, e` la vostra generazione, che si chiama sciocchezza, ipocrisia, servilita`. con le vostre pie bigottaggini, con le vostre vigliacche concessioni, voi avete avvelenato la vostra religione, la vostra filosofia, la vita intera. d'altra parte, tutto e` sogno, chimera, illusione. la poesia e` tanto pazza quanto la realta` e` stupida. la storia e` una commedia che il buon dio si concede per ammaZzare il tempo. in fondo in fondo, a questo buon dio, che fa paura ai bambini e alle balie, voi non ci credete piu' di quello ci creda io. solamente voi siete tanto vigliacchi che non ardite dirlo. voi non vi stimate nulla voi stessi; ma vi mettete in positura dinnanzi al mondo, vi imbacuccate di berretti, croci, nastri; e vi scambiano per eroi. bene! io, per me, sono un pazzo: non credo a nulla, disprezzo me stesso, ma dico la verita`. il mio cuore sanguina; ma le vostre stolte infamie non mi strapperanno mai altro che un ghigno di disprezzo, e io ho il diritto di frustarvi in faccia. cosi' parlava il mago trasformato in pazzo di corte, con lo scettro di buffone nell'una mano e la frusta nell'altra. dai al miserabile! addosso al ciuco! morte al bestemmiatore! grido` tutta la canaglia romantica, aristocratica e clericale. ma egli, afferrando una torcia affocata, la ruoto` intorno a se', e intono` con voce stentorea la marsigliese. oh, questo canto vi fa paura! disse: per soffogarlo, voi vorreste rizzare un patibolo. v'aiutero`. il mago evoco` allora lo spettro della ghigliottina. ed ella si rizzo`, alta e sanguinolenta, entro una nebbia rossa; e le si aggiravano intorno corpi senza testa, e si facevano riverenze l'un l'altro: erano Maria antonietta e la sua corte. corpi senza testa, ecco l'immagine della vostra societa` disse ridendo il terribile pazzo. e gia` si sentiva cantare lontano la marsigliese, la carmagnola, il ca ira; e cotesti canti andavano crescendo come il muggito della tempesta, al rintocco del 1848. le jour de gloire est arrive' grido` il poeta, gittando la sua torcia nel tavolato dell'intarlato edifizio. la fiamma rossa lo investi', e crepitando di gioia guadagno` il culmine. le travi scricchiolarono, la folla scappo`: in un batter d' occhio la splendida sala fu un braciere, e sprofondo`. il poeta gitto` un grido di trionfo. ma tutto a un tratto si trovo` nella triste torre, invecchiato, malinconico, solo. come avviene nei racconti delle fate, quando svanisce il castello pieno di fiaccole, di valletti e di damigelle; egli non udi' piu' altro che gli stridi della civetta e della strige. allora il poeta grido` tristamente: e pure io ho amato! e pure io ho creduto all'ideale! forse non mai era stato piu' sincero d'allora; ma egli aveva troppo riso, e non fu creduto. dopo cio`, a discorrere, di fuga, del romanticismo mescolato alla politica, tocchera` a me. da principio romanticismo e patriotismo furono in germania una cosa. le memorie del medio evo cristianotedesco risvegliate con poetica sentimentalita` nel romanticismo durante la signoria francese infiammarono i combattenti del 1813: l'orgoglio delle vittorie del '13 e del '15 alla sua volta rese quasi nazionale la riazione, e inebrio` e licenzio` a' piu' furiosi eccessi mistici e feudali il romanticismo. ci fu tempo, breve per verita`, che la germania, e non solo la germania, parve avere perduto il senso del vero, la conscienza del moderno, la superbia della eredita` del secolo decimottavo. fu un terror bianco di medio evo, uno stravizio d'idealismo, un carnevale di spiritualismo. e il carnevale era la quaresima; e il digiuno delle idee durava tutto l'anno; e mille Braghettoni morali mettevano gran foglie di fico su le nudita` della primavera, su L' oscenita` dell'estate. intanto i principi invitavano per mezzo degli usseri i patrioti e i combattenti del '13 e del '15 a maturare nelle fortezze la loro educazione per l'avvenire; e unO fattisi saldare da' sudditi i debiti suoi e del figliolo, che non erano pochi, profferiva una carta costituzionale al prezzo di quattro milioni di talleri, e poi si sarebbe contentato anche d'un ribasso di due milioni; un altro concedeva la costituzione, ma solamente per i nobili e gl'impiegati, e con la discussione segreta; un terzo la rimandava a quando avesse ultimato un suo spartito o a quando fosse finito il domo di colonia. cosi' non poteva durare. il romanticismo intanto, come poesia, languiva tisico, per quel suo peccato originale di aver voluto sequestrarsi dal vero e vivere di profumi inebrianti fra i vapori e l'azzurro di un mondo fantastico, dalle cui cime riguardava con mesto disprezzo le bassure coltivate e abitate, che pur producono il buon pane, il buon vino, il buon manzo, e i dolori e le gioie di tutti i giorni. esalata, per estenuazione e rifinimento, l'anima; le forme rimasero cio` che senza anima sono le forme. e mentre i corvi seguitavano a gracchiare intorno ai campanili, e i falchi roteavano intorno alle torri, e nelle torricelle tubavano le tortori, e i paperi diguazzavano nella probatica piscina della estetica, i cigni emigravano; e dalle uova deposte nella terra dell'odiata rivoluzione sgusciava, al sole delle giornate di Luglio, la giovine alemagna. la giovine alemagna usciva dagli scritti del heine e del borne, due ebrei gia` convertiti, se non proprio al cristianesimo, certo il primo alla poesia, il secondo alla repubblica. heine assai prima delle giornate di luglio aveva gittato A le ortiche la tonaca del romanticismo; e ne' reisebilder si era dichiarato per napoleone, per la borghesia, per la liberta` filosofica politica e letteraria; tutte parole e idee che allora andavano insieme a braccetto all'avventura: fuoruscito in Parigi dopo il '30, sono` a doppio contro il romanticismo e la vecchia germania..