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NOTA LUNGA SUL MES, DI LUCIO BACCARO (4 LUGLIO 2020)

 

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NOTA LUNGA SUL MES
Ormai con cadenza settimanale, si moltiplicano gli appelli internazionali all'Italia perché sottoscriva un prestito Mes di Supporto alla Crisi Pandemica. Oggi è il turno di Dombrovkis, vice-presidente della Commissione, che con un'intervista sul Corriere della Sera si trasforma in promotore finanziario.
Vediamo quali sono i termini della questione. Il Mes è un veicolo finanziario finalizzato a tutelare la stabilità finanziaria dell'area euro (ovvero a bloccare il contagio da un paese "infetto" ad altri paesi), e vincolato al rispetto di una rigorosa condizionalità nell'elargizione dei fondi (vedi art. 136(3) del TFUE). Questo significa che non potrebbe rinunciare alla condizionalità neppure se lo volesse. Se per caso i dirigenti del Mes si mettessero a distribuire soldi senza adeguate contropartite sarebbero a giusto titolo accusati di travalicare le loro competenze.
(Tuttavia, godendo essi di immunità, nessuno potrebbe chiamarli in giudizio, quindi toccherebbe alle corti costituzionali dei vari paesi, non solo la Germania, dichiarare l'eventuale programma di elargizione benefica ultra vires.)
Al trattato istitutivo del Mes si accompagna tra le altre cose un regolamento (472/2013), che prevede che un paese che accede ad un finanziamento Mes sia sottoposto a "sorveglianza rafforzata", e che nel corso di essa si possa decidere che siano necessarie misure più drastiche. L'articolo 3(7) del regolamento è molto chiaro a questo proposito: "Se, sulla base delle missioni di verifica di cui al paragrafo 5, la Commissione giunge alla conclusione che sono necessarie ulteriori misure e che la situazione economica e finanziaria dello Stato membro in questione ha importanti effetti negativi sulla stabilità finanziaria della zona euro o dei suoi Stati membri, il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata su proposta della Commissione, può raccomandare allo Stato membro interessato di adottare misure correttive precauzionali o di predisporre un progetto di programma di aggiustamento macroeconomico."
La cosa ha (direi del tutto legittimamente) provocato inquietudine presso vari governi, soprattutto quello italiano, che temevano di esser presi in trappola, ovvero che, accendendo un prestito Mes con condizionalità leggere, si trovassero successivamente la trojka in casa. A queste perplessità hanno risposto i commissari Dombrovskis e Gentiloni con una lettera indirizzata al presidente dell'Eurogruppo (7 maggio 2020), in cui dichiarano: "La Commissione non vede spazio (scope nell'originale inglese) per una possibile attivazione dell"Articolo 3(7)". Questa lettera è la base giuridica dell'affermazione che l'accesso al Mes non ha condizionalità.
Nota bene: non si è emendato il regolamento 472/2013, come si sarebbe potuto e probabilmente dovuto fare, ma si è scritta una "lettera", cui potrebbe in linea di principio far seguito un'altra "lettera" di diverso tenore, ma transeat. Consideriamo pure che "la lettera" abbia valore di legge. Essa lascia intatte altre parti del regolamento, per es. quelle relative alla sorveglianza post-programma, nel corso delle quali la Commissione può consigliare, alla luce delle mutate contingenze, ulteriori misure correttive (Art. 14(3) del Regolamento).
Ecco dunque quello che potrebbe verificarsi: l'Italia entra in un programma Mes finalizzato al supporto alla crisi pandemica, e si prende i 36 miliardi. Non ci sono condizionalità immediate, fatto salvo il rispetto delle condizioni di utilizzazione, ovvero che i denari siano spesi, direttamente o indirettamente, per rispondere alla crisi sanitaria. Nel corso di una missione post-programma, o nell'ambito della procedura del semestre europeo, la Commissione scopre che le condizioni italiane sono molto gravi e che un programma Mes ben più consistente è necessario per far fronte alla crisi finanziaria imminente o in atto. Non può costringere l'Italia ad entrare in un programma di aggiustamento macroeconomico, come previsto dall'articolo 14(4) del Regolamento, dato che la lettera Dombrovskis-Gentiloni ha disattivato questo comma, ma può caldamente consigliare l'ingresso in un programma Mes di dimensioni più consistenti, o l'allargamento del programma esistente. A quel punto la pressione politica diverrebbe probabilmente molto forte qualunque sia il governo in carica. È facile immaginare i numerosi appelli "a fare presto!" per "salvare il paese!".
Credo non sia un mistero per nessuno che la situazione finanziaria italiana si deteriorerà sensibilmente nel corso del 2020. Il debito pubblico è destinato ad aumentare del 20% del Pil secondo le previsioni più ottimistiche. Questo significa che aumenterà almeno di 320 miliardi in un anno (considerando una contrazione del Pil del 10%). I fondi del Recovery Fund in arrivo dall'Europa saranno nel migliore dei casi pari a 85 miliardi, considerando solo i contributi a fondo perduto e non anche i prestiti (che si aggiungono al debito e dunque sono da considerarsi un aiuto solo per la differenza tra tasso di interesse pagato su di essi e il tasso di mercato).
In queste condizioni, la sostenibilità del debito pubblico italiano è garantita solo dal mantenimento dei tassi di interesse a livelli molto bassi, ovvero dal programma di acquisto PEPP della Banca Centrale Europea, che però è limitato nel tempo e ha grossi problemi di congruenza con la lettera e lo spirito dei trattati europei, come evidenziato dalla recente sentenza della corte costituzionale tedesca sul programma di acquisto PSPP.
Nel futuro più o meno prossimo due cose sono destinate a mutare: la politica monetaria della Banca Centrale dovrà normalizzarsi (ricordiamo che all'inizio della crisi la Lagarde dichiarò che il compito della Banca Centrale non è quello di chiudere gli spread, e in punta di diritto ha pienamente ragione a dirlo) e le regole fiscali europee (patto di stabilità e crescita, Fiscal Compact), per ora sospese, verranno reintrodotte.
A mio parere, che l'Italia necessiti di un aggiustamento strutturale non è un'ipotesi, ma una certezza, anche se il quando non è chiaro. I partner europei hanno tutto l'interesse a fare in modo che tale aggiustamento, potenzialmente devastante per tutta l'area euro, sia gestito all'interno delle regole consolidate, che prevedono: 1) negoziazione di un Memorandum of Understanding; 2) accesso ad un programma Mes di dimensioni ben più consistenti di quello di supporto pandemico; 3) intervento successivo della Banca Centrale Europea con il programma di acquisti OMT. In tutto questo, la politica economica del paese in questione viene eterodiretta e sottoposta ad adeguate ricalibrazioni se le circostanze lo richiedono.
Dunque, mi sembra che le scaramucce sull'utilizzo o meno del Mes leggero (davvero poca cosa rispetto alle necessità) siano un tentativo di incanalare la crisi italiana nei binari consolidati prima che la situazione deteriori ulteriormente, approfittando della presenza di un governo amico (per lo meno in una sua componente) e sperando di condizionare le scelte future di un eventuale governo nemico. Una volta incanalata la crisi italiana, diverrà più facile per l'Unione ritornare ai meccanismi consueti di governance monetaria e fiscale.
Come tutti i piani che si proiettano in un futuro incerto, molte cose possono non andare come previsto. Per esempio, si sottovaluta la forte ostilità dell'opinione pubblica italiana ad accettare nuovi programmi di austerità, e si sopravvaluta la tenuta politica delle forze "responsabili" nel caso le cose vadano come descritto sopra.