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Le orchidee spontanee dell'Orto Botanico di Ferrara

A partire da maggio 2015, uno dei prati dell'Orto Botanico di Ferrara si è arricchito della meravigliosa fioritura dell'orchidea vesparia (Ophrys apifera). È una delle 140 specie della famiglia delle orchidee della Flora italiana (poco diffusa nella nostra provincia), comparsa spontaneamente nell'Orto e ad oggi presente senza alcun aiuto da parte dei giardinieri.

Dopo l’orchidea vesparia, ormai molto diffusa, sono arrivate altre quattro graziose orchidee: dall’aprile 2016 sono comparse la Cefalantera bianca (Cephalanthera damasonium), diversi esemplari di Ophrys sphegodes, alcune Anacamptis pyramidalis e un timido esemplare di Cephalantera longifolia nel 2022.

La densità delle piante figlie di O. apifera è oggi tale da consentirne uno studio a livello di popolazione. È un utile esempio di come la presenza e la corretta gestione dell'Orto Botanico di Ferrara garantiscano una maggiore conservazione della biodiversità vegetale della nostra Flora spontanea.

Molto probabilmente, questi esemplari provengono dall'importante patrimonio di biodiversità che si sviluppa lungo il perimetro verde delle mura ferraresi che circonda la città, purtroppo seriamente minacciata.

L’intera famiglia delle orchidee è inserita nell'elenco della Flora spontanea protetta della Regione Emilia-Romagna dal 1977 (Legge Regionale n. 2/77); è protetta a livello europeo dalla Convenzione di Berna (Allegato II, 19 settembre 1979).

La Convenzione di Washington (CITES) dal 1973 tutela a livello internazionale le orchidee la cui raccolta e commercio ne aumenterebbe il rischio di estinzione.

La Convenzione di Berna è stata ratificata in Italia attraverso la Legge n. 503 del 5 agosto 1981; la CITES è stata ratificata con la Legge n. 874 del 19 dicembre 1975.

Con esse, si vieta la raccolta della pianta e di qualsiasi sua parte, la sua distruzione e danneggiamento, il commercio. Il non rispetto della normativa è sanzionato.

Le orchidee spontanee della Flora italiana sono piante erbacee perenni. Compiono parte del loro ciclo vitale nel suolo, prive della parte aerea, grazie ad un rizotubero o uno pseudobulbo: si tratta di un organo sotterraneo in grado di superare la stagione avversa in condizioni di dormienza. Superata la stagione avversa, l’organo sotterraneo sviluppa la nuova rosetta di foglie, seguita dallo stelo fiorale. La ripresa vegetativa delle specie presenti nell’Orto Botanico avviene già dal tardo autunno, mentre le fioriture si verificano tra marzo e giugno.

La fioritura delle orchidee è un evento incantevole e la produzione dei semi è di particolare interesse poiché sono prodotti in grandi quantità, ma mancano di sostanze nutritive.

Lo sviluppo dell’embrione, la sua germinazione e l’insediamento stabile della pianta dipendono dall’interazione con peculiari funghi micorrizici. I funghi colonizzano i semi e con essi scambiano le sostanze che metabolizzano; in tal modo forniscono le sostanze necessarie alla crescita (simbiosi micorrizica).

I semi hanno un aspetto polverulento per le dimensioni relativamente piccole e la loro leggerezza, in quanto ricchi di aria, è probabilmente la causa principale dell'arrivo inaspettato nel nostro Orto Botanico. Questi semi, infatti, possono rimanere sospesi nell'aria e viaggiare per distanze considerevoli!

O. apifera

Quest’ofride è presente in tutto il territorio italiano con l’eccezione della Valle d’Aosta, in cui si ritiene estinta; cresce tra 0 – 1600m s.l.m. circa, nei prati aridi, poveri di nutrienti, rade boschive, dune calcaree, siti disturbati dall’azione antropica.

Il fiore di questa orchidea è differenziato nei 3 tepali esterni bianchi o rosati con una vena centrale verde, pelosi, e da un labello centrale vellutato, purpureo-marrone con peli gialli sui due lobi laterali. Il labello è di fondamentale importanza per l’impollinazione poiché riproduce l’ aspetto di un particolare imenottero: l'ape solitaria femmina di  generi come Andrena ed Eucera, per cui l'insetto maschio vi si posa sopra con l’intento di accoppiarsi. Così facendo, la pianta attacca al suo corpo i due pollinari ricchi di polline che saranno trasportati su di un altro fiore, fecondandolo. L’orchidea non solo mima l’aspetto, ma è anche in grado di emettere gli stessi feromoni sessuali dell’insetto femmina: Per l’insetto è un vero e proprio inganno!!!

La pianta è anche in grado di autofecondarsi in assenza degli Impollinatori, lasciando cadere i pollinari sullo stigma.

C. damasonium, C. longifolia e A. pyramidalis non ricorrono all’inganno per l’impollinazione: i fiori bianchi delle cefantere non portano un labello differenziato e non emettono feromoni. Addirittura, in Cephalanthera spesso i fiori non si schiudono completamente rendendo impossibile la fecondazione per impollinazione. A. pyramidalis mostra invece una splendida spiga di fiori rosa, che attira gli insetti in modo aspecifico.

Tutti a caccia di orchidee...

Locandina

Le Orchidee più diffuse in città

Le Orchidee meno diffuse in città

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Fonti e approfondimenti

Natura Italia

Convenzione di Berna

ISPRA

EU Nature Protection Legislation

WFO

Acta Plantarum

EEA

Contatti

Prefetto: Prof. Renato Gerdol

Tel: +39 0532 293775 renato.gerdol@unife.it

Curatrice dell'Orto Botanico: Dott.ssa Laura Brancaleoni

Tel. +390532 293782 ortobotanico@unife.it

Giardiniere: Fausto Molinari

Tel: +39 0532 293790 fausto.molinari@unife.it

Giardiniere: Valerio Cassetti valerio.cassetti@unife.it

Giardiniere: Federica Grandi federica.grandi@unife.it

Curatrice d'Erbario: Dott.ssa Roberta Campi

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