C'era una volta il glaciale Settepolesini racconta

Locandina piccola

 

 

 

C'era una volta il glaciale Settepolesini racconta

 

7 dicembre 2007 - 29 marzo 2008

 

ORARIO:

lunedì - venerdì, dalle 9.00 alle 18.00

 

DOVE:

Palazzo Turchi di Bagno

C.so Ercole I d'Este, 32 Ferrara

 

 

locandina

La mostra, a ingresso libero, è stata realizzata con il patrocinio di Comune di Bondeno e Provincia di Ferrara.  Nell’ambito dell’iniziativa dedicata al sistema museale e archivistico di Unife (SMA).

C'era una volta, oltre 50 mila anni fa, durante un periodo glaciale, un grande fiume che attraversava una piccola località del Ferrarese, Settepolesini. In questo posto oggi c'è una cava in cui viene estratta la sabbia che il grande fiume, il Po, depositava allora e che conserva i resti degli animali che in quel lontano periodo popolavano la Pianura Padana: mammut, rinoceronti lanosi, bisonti delle steppe, cervi giganti, ...

Questa storia, che Settepolesini racconta, è venuta alla luce nel 1997, quando iniziarono a comparire, fra la sabbia estratta, i resti fossilizzati di carcasse di grandi mammiferi che il Po trasportava e depositava in quel punto. Fra Bondeno e Ferrara, infatti, esiste una struttura geologica coperta, la Dorsale Ferrarese, che ripetutamente, per ragioni tettoniche, si è sollevata, modificando di conseguenza la velocità dell'acqua e creando un punto di stanca. Allora, oltre 50 mila anni fa, era ben più freddo di oggi e nei monti le nevi persistenti erano scese a circa 1500 metri di quota, la grande calotta artica lambiva le coste della Germania e della Francia settentrionale e i mari si erano ritirati tanto che al posto dell'Adriatico settentrionale c'era una grande pianura che dalle coste delle Marche raggiungeva la Dalmazia.

Il Ferrarese si trovava quindi al centro di un'immensa pianura e nei periodi di disgelo il Po si gonfiava d'acqua e frequentemente trasportava animali annegati lungo le sue sponde o in zone in cui tracimava.

Oggi, la draga aspirante della ditta SEI, che scava in falda la sabbia a qualche decina di metri di profondità, porta alla luce tutto ciò che si è depositato in questo lungo tempo, e che il fiume non ha eroso.

Escono così alla luce i resti del leggendario mammut (Mammuthus primigenius) e di ungulati come il rinoceronte lanoso (Coelodonta antiquitatis), il cavallo (Equus ferus), il bisonte delle steppe (Bison priscus), il cervo gigante o megacero Megaloceros giganteus), l'alce (Alces alces), il cervo nobile (Cervus elaphus), capriolo (Capreolus capreolus) e il cinghiale (Sus scrofa). Sono rappresentati anche grandi carnivori come il leone delle caverne (Panthera leo spelaea) e l'orso bruno (Ursus arctos), o un po' più piccoli come il lupo (Canis lupus), la lontra (Lutra lutra) e pure il laborioso castoro (Castor fiber).

Gli oltre 900 reperti di animali, le datazioni al radiocarbonio di alcuni di essi e il confronto con faune coeve di altri giacimenti padani, forniscono indicazioni utili per ricostruire la storia della Pianura Padana negli ultimi 50 mila anni.

Anche i resti di vegetali, fra i quali pigne di varie conifere, semi e tronchi, aiutano in questa ricerca.

Gli studi, eseguiti da ricercatori dell'Università di Ferrara, grazie anche a contributi del Comune di Bondeno, della Provincia di Ferrara e della Cassa di Risparmio di Ferrara, hanno fino ad ora permesso di riconoscere almeno tre periodi climatici diversi.

Il più antico, compreso fra 50 e 25 mila anni fa, racconta di fasi fredde e relativamente umide, in cui era diffusa una steppa in parte boscata (steppa-taiga) dove barrivano i mammut, e pascolavano bisonti, megaceri, rinoceronti lanosi e cavalli.

Per il momento mancano documentazioni del Massimo Glaciale, di 24-20 mila anni fa, quando l'Adriatico si era ritirato fino all'altezza di Pescara e la Pianura Padana aveva raggiunto la sua massima estensione.

Il periodo successivo, il Tardoglaciale, è ben rappresentato da bisonti che si diffondevano in un'enorme steppa fredda e arida; solo lungo i corsi d'acqua poteva svilupparsi la vegetazione arborea che dava rifugio ai grandi alci e forniva cibo ai castori.

Per ultima è ben documentata una fase temperata e relativamente umida di età romana, caratterizzata da bosco misto a caducifoglie ed animali forestali quali il cervo, il capriolo e il cinghiale. I numerosi resti di animali domestici (maiali, ovi-caprini, buoi e cani), però, indicano che il bosco veniva in parte abbattuto dall'uomo e sostituito con pascoli e campi da coltivare.