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Concorso POT Design | A Ferrara vince la proposta “Quadriamo” alla riscoperta dei musei della città

06/08/2021

Vita universitaria

Concorso POT Design | A Ferrara vince la proposta “Quadriamo” alla riscoperta dei musei della città
Plastico del Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah - MEIS (foto tratta dal sito web del museo)

La ripartenza comincia dai luoghi della cultura. Nasce da questa consapevolezza “Quadriamo”, il progetto che ha vinto le selezioni ferraresi del concorso POTDesign, finanziato dal MIUR e rivolto a giovani e/o aspiranti designer con l’obiettivo di riflettere su una visione di futuro e post-pandemia.

“Quadriamo” è stato presentato da un gruppo di ragazze e ragazzi iscritti al corso Unife di Design del prodotto industriale: Emma Micheletti, Sebastiano Righetto, Bea Angela Jaron, Federica Varotti. Insieme a loro Giulio Milito, diplomato da poco all'ITC Pier Crescenzi Pacinotti di Bologna, appassionato della materia e probabile futura matricola Unife.

Alla base del progetto, l’idea di far ritrovare socialità e di mettere in contatto le visitatrici e i visitatori dei musei grazie all’arte e alla cultura, rendendoli in prima persona autori di opere uniche e personali.

Nell’attesa di sapere se Quadriamo conquisterà anche la giuria nazionale, dopo aver vinto le selezioni locali, abbiamo intervistato le/i protagoniste/i per conoscere meglio l’iniziativa, di cui è in arrivo la seconda edizione.

ritratto partecipanti concorso POT design

 

Come prima cosa, che cos’è Quadriamo?

Bea: Si tratta di una piattaforma volta alla socializzazione e alla promozione degli enti culturali di Ferrara (noi nello specifico abbiamo collaborato con il MEIS, con il Museo di Paleontologia e Preistoria "Piero Leonardi" e con l'Orto Botanico ed Erbario). A fine visita museale l’utente riceve una cartolina virtuale che può personalizzare e combinare con cartoline di utenti diversi sul nostro sito.

Come è nata l’idea? E il nome?

Emma: nell’ottica del post-pandemia, abbiamo voluto dare un nuovo punto di incontro alle persone, che non fosse social ma che partisse dai luoghi di cultura. Il nome riflette la nostra idea: un verbo alla prima persona plurale, che esprime l’idea di creare arte e ricordi collettivi. 

Cosa vi ha spinti a partecipare? 

Giulio: a me premeva capire com’è l’ambiente universitario, mettendomi in gioco “facendo”.
Bea: questo concorso è stato un’esperienza nuova anche per noi del terzo anno. Siamo partiti dallo slogan e abbiamo pensato a tutte le fasi di ricerca e progettazione in autonomia (certo, con l’aiuto della prof.ssa Maddalena Coccagna e del prof. Jacopo Piccione), ma è stato completamente diverso dal classico laboratorio universitario. 

Un concorso stimolante sia per chi si affaccia al mondo universitario sia per chi già lo frequenta. Com’è lavorare in un team composto da persone di età diverse?

Sebastiano: un punto a nostro favore è proprio che proveniamo da percorsi diversi: io e Emma siamo del primo anno, Federica e Bea sono del terzo e Giulio si è diplomato da poco. Ci siamo confrontati e tutti abbiamo appreso qualcosa.
Emma: è stata proprio l’eterogeneità a arricchirci di più. Io, Sebastiano e Giulio abbiamo portato un po’ di ingenuità progettuale. Ma tutti, coi nostri diversi punti di vista, abbiamo dato qualcosa.
Federica: la forza del lavoro in gruppo sta proprio nell’avere più voci a confronto, che vengono poi equilibrate e organizzate strada facendo.

Un parere da Giulio. Hai conosciuto Unife lavorando a contatto con chi frequenta il corso di Design, come definisci questa esperienza? 

Quest’esperienza è stata molto positiva, una conferma del percorso che mi piacerebbe intraprendere. Inizialmente ero un po’ spaventato dal contesto e non pensavo di poter partecipare in modo così attivo. Spero organizzeranno altre attività simili perché sono un ottimo aiuto all’orientamento per chi vuole iscriversi all’Università.

Un parere un po’ più esperto invece... Quali sono gli strumenti che avete acquisito grazie al corso di Design di Unife che vi hanno aiutato per il vostro progetto? 

Bea: senza dubbio, il metodo. Al terzo anno, davanti a un brief si conoscono i passi da compiere e grazie alla nostra formazione, siamo in grado di affrontare i problemi che emergono dalle revisioni.
Federica: l’Università ci insegna a avere una visione critica. Lavoriamo in gruppo per tanti esami e questo aiuta in generale a imparare a interagire con le altre persone.
Sebastiano: in un solo anno abbiamo sviluppato un pensiero critico, ci hanno insegnato fin da subito a mettere in discussione le nostre idee e a confrontarci.
Emma: al primo anno non abbiamo ancora un metodo di lavoro puntuale. Chi insegna non ci spiega tutto perché si punta alla responsabilizzazione. Questo approccio è utile anche nella vita, sono le cosiddette soft skills.

In questo concorso vi siete misurate/i anche con partner esterni. E’ stato difficile rapportarsi con loro? 

Bea: inizialmente è stato difficile farsi notare. Gli enti con cui abbiamo collaborato si sono dimostrati entusiasti e molto disponibili. Pensavamo si limitassero a autorizzarci a usare le loro immagini, invece si è creato un bellissimo rapporto di collaborazione.

Volete aggiungere qualcosa?

Federica: ringraziamo per il contesto universitario di Unife: c’è grande disponibilità da parte delle professoresse e dei professori (mi riferisco a tutti i dipartimenti indistintamente) e si percepisce la voglia di far crescere gli studenti attraverso tantissime proposte e attività.
Emma: io mi sento di consigliare a chi studia a Unife di leggere le mail e di non sottovalutare ciò che ci viene proposto. Molte opportunità non sono utili solo a livello didattico ma anche personale. Non trascurate le soft skills, si sviluppano solo facendo esperienza.