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Sostegno scolastico | A Unife i primi 102 specializzati. L'esperienza di chi ha concluso il percorso

26/07/2021

Vita universitaria

Si è concluso nelle scorse settimane (luglio 2021) il primo corso di specializzazione per il sostegno dell’Università di Ferrara. A discutere la prova finale 102 docenti specializzati che, a partire dal prossimo anno scolastico, potranno ricoprire con competenza l’incarico per il sostegno ad alunne e alunni con disabilità nelle scuole di ogni grado infanzia, primaria e secondaria di I e II grado.

“Formare insegnanti di sostegno è mettere le mani in una materia delicata, complessa, sfidante. Ma è dovere di una società civile ed egualitaria. Le/i nostri primi specializzate/i hanno mostrato di assumere questa consapevolezza insieme a un bagaglio di conoscenze e competenze specialistiche e siamo certi che saranno ottime risorse per la scuola di domani" commenta la Professoressa Tamara Zappaterra, docente di Didattica e pedagogia speciale del Dipartimento di Studi Umanistici di Unife e Direttrice del corso di specializzazione per il sostegno.

In questa intervista i neo-specializzati Gaia Pensato, docente, e Gianfranco Grossetti, educatore, descrivono la propria esperienza e offrono spunti di riflessione sulle peculiarità del percorso e sul modello formativo del sostegno, unicum a livello internazionale ed esempio concreto di inclusione sociale.

A breve nel sito Unife saranno pubblicati i bandi per la prossima edizione del Corso di specializzazione.

Gaia Pensato

La docente e neospecializzata Gaia Pensato


Il modello scolastico italiano è un unicum a livello internazionale nell'accoglienza ad alunne e alunni con disabilità. Quanto è importante avere personale preparato a questo scopo? Si ritiene soddisfatto del Corso di Specializzazione che ha frequentato?

Gaia Pensato. La presenza di personale scolastico formato per accogliere alunne e alunni con disabilità nel migliore modo possibile è fondamentale per garantirne l'inclusione scolastica. A tale scopo la frequenza del corso di specializzazione sul sostegno è stata utile non solo per acquisire importanti strumenti teorici e pratici, ma soprattutto in relazione al continuo confronto fra colleghe/i per affrontare le sfide, talvolta imprevedibili, dell'anno scolastico trascorso.

Gianfranco Grossetti. La mia provenienza, formativa e professionale, è di natura pedagogica, da più di vent’anni lavoro come educatore con persone con disabilità. Il Corso di Specializzazione mi ha arricchito tantissimo nella maggiore comprensione di come si dovrebbe coniugare l’inclusione di tutti e ognuno nella scuola, ho avuto modo di approfondire tecniche per compensare le mie debolezze nella progettazione didattica e nella valutazione, nell’affrontare le più comuni difficoltà di apprendimento degli studenti.

Ritiene che la figura dell'insegnante di sostegno sia di effettiva efficacia nella scuola? Gli studi sulla formazione dei docenti indicano l'insegnante di sostegno come un mediatore e trasformatore culturale sui temi dell'inclusione e della disabilità. Si sente pronto per assumere questo ruolo?

Gaia Pensato. L'insegnante di sostegno è una figura che svolge un ruolo di importante mediazione e coordinazione tra i docenti curricolari per garantire il successo scolastico degli alunni con disabilità. Si tratta di un compito impegnativo, che necessita di una solida preparazione teorica, di impegno pratico, nonché di costante aggiornamento. Il corso di specializzazione sul sostegno mi ha fornito gli strumenti di base fondamentali per affrontare le differenti necessità delle/gli alunne/i che accompagnerò nei prossimi anni. Dopo l'anno di formazione appena trascorso, mi sento preparata ad assumere questo ruolo di grande responsabilità, conscia delle sfide che comporta e sapendo di avere alle spalle una rete di colleghi pronti a supportarmi se avessi bisogno di confrontarmi con loro.

Gianfranco Grossetti. Ho compreso che è un ruolo che richiede impegno e coraggio, spesso poco riconosciuto dagli stessi colleghi. Per la tesi ho avuto modo di studiare L’insegnante efficace di Morganti, nel quale l’autrice parla di inclusione per tutti e per ciascuno. L’insegnante di sostegno non è l’assistente personale di studentesse e studenti con bisogni speciali, ma deve diventare un esperto di clima di classe. L’inclusione avviene in un intero gruppo sociale, di cui ogni insegnante è parte integrante. La sfida è portare ognuno a mettere in campo i propri punti di forza, a saper chiedere per essere sostenuto nelle debolezze nella certezza che si otterrà una risposta positiva, costruire una classe come un processo democratico in itinere, in cui ognuno è tutelato nei propri bisogni.

Quali aspetti di questo Corso di specializzazione le sono sembrati efficaci per la professionalità raggiunta? 

Gaia Pensato. L'esperienza indubbiamente più formativa per me è stata il tirocinio a scuola, che mi ha permesso di confrontarmi con colleghe/i di maggiore esperienza e di mettere in pratica quanto appreso. Fondamentali sono state anche le attività laboratoriali, che mi hanno permesso di lavorare in gruppo con altri docenti, mettendo in comune le nostre conoscenze. Allo stesso tempo, senza l'impostazione teorica ottenuta mediante lo studio delle discipline, non sarebbe stato possibile strutturare un intervento didattico efficace.

Gianfranco Grossetti. Da educatore professionale, ho apprezzato grandemente lo studio di una progettazione didattica e formativa che parta da obiettivi concreti per riflettere sulle pratiche attraverso le quali realizzarli. Allo stesso modo ho trovato stimolante lo studio e la progettazione di criteri di valutazione il più oggettivi possibile per osservare il cambiamento avvenuto e in atto. Ho trovato un alto profilo nel livello delle/gli insegnamenti, con un buon approfondimento in ogni materia, dalla neuropsichiatria alla legislazione scolastica. Personalmente avrei trovato utile un ulteriore approfondimento nel campo di "metodi e tecniche" (forse mia deformazione professionale nel campo dell'educativa) validi per stimolare l'apprendimento, così come lo studio di protocolli di comunicazione efficaci e mirati, per approcciare le peculiarità degli studenti attraverso una gamma di strumenti di intervento il più ampia possibile. Comunque l’alta qualità degli insegnamenti nel campo della didattica speciale e delle strategie d’intervento mi ha fornito un’ottima base per ulteriori approfondimenti (nessun corso può essere esaustivo, ho ricevuto grandissimo stimolo alla ricerca personale).

In questo Corso di Specializzazione siete stati ampiamente formati con competenze tecnologiche e in ambito digitale in prospettiva inclusiva. Anche alla luce di questo anno e mezzo di pandemia (con la didattica a distanza), ritiene che questo ambito di competenze sia veramente efficace per saper accogliere e formare alunni con disabilità o particolari fragilità. Ritiene importante questo aspetto nella formazione dei docenti?

Gaia Pensato. Ritengo che le nuove tecnologie siano uno strumento fondamentale che dovrebbe diventare un'abitudine virtuosa per la costituzione di una prassi didattica inclusiva. Le tecnologie riscontrano generalmente un effetto positivo negli alunni, aumentandone la motivazione. Inoltre esse consentono un livello di coinvolgimento e di personalizzazione impensabile nella classica lezione frontale. Si tratta dunque di un aspetto che andrebbe potenziato, con corsi di formazione specifica.

Gianfranco Grossetti. È importante non solo l'uso di tecnologie per la didattica inclusiva, ma soprattutto dei modelli di comunicazione sui quali appoggiare la tecnica. Gli strumenti sono utilissimi per rendere l'apprendimento più dinamico e soddisfacente da parte degli studenti, così come è importante la riflessione sull'accessibilità sensoriale e cognitiva di mezzi e contenuti proposti. Trovo però che più tempo vada speso sullo sviluppo di veri e propri modelli di comunicazione per l'interazione tra docente e studenti, trovando modalità che rispecchino maggiormente la quotidianità dei ragazzi. Le criticità della DAD (che si spera non si ripeta, ma dobbiamo essere razionali e attendere ulteriori emergenze) sono dovute innanzitutto all'incapacità di interessare i ragazzi, peso che si trascina forse anche dalla didattica in classe. È necessario trovare il modo di veicolare saperi e sviluppare competenze attraverso la curiosità e la consapevolezza dei propri stili di apprendimento (e di insegnamento), in classe come attraverso uno schermo, creando un clima inclusivo che aumenti lo spirito di partecipazione.

 

Cosa ha particolarmente apprezzato del Corso di Specializzazione a Unife?

Gaia Pensato.  Del corso organizzato da Unife ho apprezzato maggiormente le colleghe e i colleghi e alcune/i docenti, sempre disponibili a venire incontro alle esigenze di ciascuno. Fondamentale è stata anche la grande flessibilità, che ha consentito a ogni corsista di potere concludere con successo il proprio percorso di studio.

Gianfranco Grossetti. Innanzitutto l’accesso, vedendo come ogni sforzo del personale della segreteria abbia cercato, riuscendo, di ammortizzare le difficoltà burocratiche. Poi l’accoglienza totale della responsabile del corso, la professoressa Zappaterra, dall’incredibile capacità di ascolto e accoglienza, a detta di ogni corsista. Una sorpresa incredibile, fonte di sollievo, risate e conforto, è stato il gruppo whatsapp dei corsisti per la Secondaria di II grado, un’autentica comunità di pratica e collaborazione attiva! Tutto questo dimostra come le qualità umane facciano la reale differenza. Il primo TFA di Unife è stato una corsa contro il tempo, ma forse le naturali difficoltà logistiche e l’impegno costante e intenso richiesto a noi pionieri hanno amplificato la portata di questa esperienza. Completamente a distanza, così lontani, eppure così vicini!