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Racconti dall'estero | Luca, studente di Giurisprudenza, da Budapest

09/06/2020

Persone

Racconti dall'estero | Luca, studente di Giurisprudenza, da Budapest
Luca Bortolami, studente di Giurisprudenza Rovigo, ha scelto Budapest per il suo sogno nel cassetto, l'Erasmus.

Quarta puntata del nostro viaggio virtuale in giro per il mondo, un viaggio tra le storie e le esperienze delle nostre studentesse e dei nostri studenti in mobilità all'estero, ai tempi del Covid-19, raccontate direttamente dalle loro voci, attraverso le interviste di una loro compagna con il supporto dell'Ufficio Comunicazione di Unife.

Ciao Luca, raccontaci di te e del tuo approccio al progetto Erasmus.

Ciao a tutti! Sono Luca Bortolami, ho 24 anni e sono uno studente Unife iscritto al Corso di Giurisprudenza di Rovigo. Frequento il quinto anno e sono ormai alla fine del mio percorso di studio. L’anno scorso (a.a. 2018/2019) decisi di presentare la domanda per partecipare al Progetto Erasmus+ e dopo varie ricerche, scelsi Budapest come prima preferenza. Fortunatamente, mi fu assegnata e il 3 febbraio 2020 presi l’aereo per recarmi in Ungheria e cominciare questa nuova esperienza. Quando arrivai all’aeroporto, mi sentii un po’ disorientato e allo stesso tempo elettrizzato: per la prima volta mi trovavo in un Paese diverso dal mio, da solo.

Le nostre piccole città italiane sono sicuramente diverse da una grande capitale europea come Budapest, quando sei arrivato come hai vissuto il primo impatto con questa grande metropoli?

Indubbiamente, venendo da un paesino di 7 mila abitanti, l’impatto con una realtà così diversa fu per me significativo ma devo anche dire che fu la cosa che più mi piacque.  Mi ritrovai in una città enorme senza conoscere nessuno, pronto a partire da zero per una esperienza che probabilmente avrebbe cambiato la mia vita: nessuno mi conosceva, nessuno poteva avere pregiudizi nei miei confronti e io non potevo averne nei confronti degli altri. Metaforicamente, mi sembrava di aver voltato pagina e aver scritto “Erasmus” come titolo del capitolo. Il primo mese fu davvero piacevole: cominciai a parlare inglese, a conoscere molte persone, ad ambientarmi a Budapest e dopo due settimane iniziai l’Università.

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Scatto notturno del Parlamento di Budapest

Come trascorrevi le tue giornate nella capitale?

Per via dei differenti orari delle lezioni, non ebbi una giornata tipo, ogni nuovo giorno era diverso ma in linea di principio, durante i “tempi morti”, coglievo l’occasione per recarmi in biblioteca a sistemare gli appunti o ne approfittavo per visitare la città con gli amici. Tutto procedette nella normalità fino a quando il Coronavirus cominciò ad allarmare anche il governo ungherese e nel giro di pochi giorni, la mia vita a Budapest cambiò radicalmente.

In che modo la pandemia ha modificato la tua nuova quotidianità ungherese?

A seguito delle disposizioni imposte dal governo, cominciarono le restrizioni, furono cancellati eventi, cancellate feste, vietate le visite ai musei, chiusi  ristoranti, pub, pizzerie e qualsiasi luogo di aggregazione. Ovviamente, anche le Università e le biblioteche furono chiuse. A qualsiasi ora del giorno, per strada non si vedeva nessuno: la città cominciava a essere deserta. Lo scenario era inquietante e surreale. Insomma, l’unica cosa che rimaneva da fare era restare a casa ed uscire al massimo per andare a fare la spesa.

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Il ponte delle Catene, monumento simbolo della città

Nel momento dell’emergenza qual è stata la reazione dell’università ospitante? Vi ha permesso di proseguire gli studi?

La ELTE University (Eötvös Loránd University) fece del suo meglio per assicurare la prosecuzione delle lezioni e di fatto con ottimi risultati. Le lezioni ripresero nell’arco di due settimane rispettando anche il termine delle stesse. Nonostante l’Università ci avesse dato la possibilità di interrompere l’Erasmus, decisi di frequentare le lezioni a distanza per continuare a migliorare il mio inglese. Molti degli amici che conobbi a Budapest decisero anche loro di protrarre l’esperienza con gli insegnamenti online ma nel giro di poco tempo, molti lasciarono l’Ungheria per tornare nel loro Paese d’origine. Mi ritrovai da solo. Vista la situazione, Alitalia si offrì per organizzare dei voli speciali per il rimpatrio e così, il 28 marzo, decisi di tornare per restare vicino alla mia famiglia nonostante in Italia la situazione fosse più grave.

Dal punto vista emotivo come hai reagito? Questa emergenza ha cambiato le tue aspettative personali nei confronti dell'esperienza che rappresenta l’Erasmus?

Dal punto di vista dell’esperienza in sé e dal punto di vista emotivo, fu un vero disastro. L’Erasmus rappresentava una sorta di sogno nel cassetto: quando sentivo dire dagli amici che sarebbero partiti per la loro esperienza all’estero provavo sempre un senso di invidia (con accezione positiva) e spesso sognavo di poterlo fare anch’io. Dopo anni di sacrifici, lavoro e studio era arrivato il mio momento ma non andò nella classica maniera vissuta dai miei colleghi, purtroppo. L’Erasmus rappresentava per me il coronamento di un percorso di studio, una possibilità di crescita personale e un’esperienza che poche altre avrebbero potuto essere paragonate ad essa.

Sembra di avvertire un po' di nostalgia nelle tue parole. Quali sono gli aspetti positivi che, in questa breve esperienza, ti hanno arricchito dal punto di vista personale e hanno generato in te piacevoli ricordi?

Nonostante quanto appena detto e nonostante il periodo sia stato davvero breve, non tutto dev’essere visto negativamente. Sono felice e grato per la possibilità che mi è stata data: ho avuto l’occasione di studiare nuove materie, migliorare il mio inglese, imparare un po’ di ungherese, vivere nuove esperienze, conoscere amici e persone che probabilmente mi accompagneranno per tutta la vita. Per tale motivo voglio ringraziare tutto lo staff Unife con particolare riferimento al Professor Ciro Grandi che, durante le prime lezioni del corso di Diritto Penale II, è riuscito a trasmettermi più di ogni altra persona l’importanza che questo progetto può avere per la propria crescita.

Consiglieresti questa esperienza ad altri studenti? Hai qualche consiglio per incoraggiarli?

Sì, decisamente consiglio con il cuore di approfittare di questa occasione unica. E un’altra cosa: non abbiate paura di fare una scelta azzardata perché non lo è, non abbiate paura di perdere tempo perché non lo perderete, non abbiate paura di perdere affetti stabili perché non li perderete. Sta tutto a voi e credetemi, avete solo da guadagnarne!

intervista a cura di SERENA NEGRI (studentessa della laurea in Economia) con la collaborazione di CARLOTTA COCCHI.

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