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Tesi tradizionale

    Cosa è la “tesi tradizionale”?

La tesi di laurea è una trattazione, ragionata e ben strutturata, su una questione di interesse scientifico, che miri al raggiungimento di una conclusione - di una tesi appunto - in relazione all’argomento trattato. Essa comporta un lavoro di indagine su una tematica, di carattere empirico o teorico, ben circoscritta e, sulla base di un’accurata elaborazione personale, della sua traduzione in uno studio coerente con le finalità formative del Corso di studio.

 

    Prerequisiti per poter scegliere questa modalità di prova finale (chi può scegliere questa modalità?)

Non sono previsti prerequisiti particolari, a parte la volontà dello studente di mettersi alla prova con un lavoro di elaborazione concettuale o empirica.

Si ricorda la necessità, valevole per tutte le modalità di laurea, di completare il corso online su Risorse e servizi delle biblioteche Unife. La/o studentessa/studente dovrà trasmettere via e-mail alla/al docente individuata/o quale Relatore l’attestato prodotto al termine di tale corso online.

 

    Punti ottenibili e modalità di valutazione

Per una tesi tradizionale possono essere assegnati da 0 a 4 punti. Condizione necessaria per l’attribuzione di 4 punti è la presenza di un correlatore.

Il docente relatore può aggiungere un punto (sempre entro la soglia massima di 4 punti attribuibili) qualora lo studente abbia svolto un tirocinio finalizzato alla tesi di laurea.

PUNTEGGIO COMPLESSIVO

Il punteggio massimo ottenibile per una tesi triennale tradizionale è di 6 punti: 4 punti per l'elaborato, più 2 aggiuntivi nei seguenti casi:

1 punto per partecipazione a progetto Erasmus, Erasmus Plus, Atlante, Erasmus Placement o programmi di mobilità equiparabili.

1 punto per tesi realizzata in lingua inglese (per altre lingue straniere, il Relatore di tesi valuterà caso per caso, sentito il Coordinatore di CdS).

2 punti per tesi realizzata in lingua inglese con correlatore internazionale (questo premio aggiuntivo esclude automaticamente quello precedente, relativo alla sola lingua inglese).

1 punto per studenti che si laureano in corso.

LODE

La lode può essere assegnata su proposta del relatore solo a studenti la cui media ponderata dei voti sia pari o superiore al 106 e contestualmente nel caso di tesi che preveda l'assegnazione della figura del "correlatore".

 

    Tempi (quando mi devo attivare e quando mi posso laureare?)

Il relatore va individuato solitamente almeno 6/8 mesi prima della sessione di laurea prescelta (consulta le sessioni di laurea disponibili e relative scadenze).

Le tempistiche di lavoro verranno modulate, in accordo col Relatore, a seconda delle caratteristiche dell’argomento trattato.

 

    Modalità organizzative/istruzioni

-  Relatore

Gli studenti dovranno innanzitutto scegliere, tra quelli appartenenti al Corso di laurea in Economia, un docente che ricoprirà la figura del Relatore della tesi da svolgere. Tale decisione è prerogativa dello studente, il quale può orientarsi in base alla personale inclinazione per una particolare disciplina o tematica.

Il Relatore non deve essere necessariamente strutturato all’interno del Corso di laurea, vale a dire che può essere anche un docente a contratto.

Argomento

Il docente proporrà al laureando alcuni temi specifici, meritevoli di approfondimento e trattazione scientifica, fra i quali si andrà a individuare quello congeniale alle capacità e ai personali interessi dello studente.

-          Assetto dell’elaborato

  1. A. Struttura e formattazione

La Tesi è un documento scritto della lunghezza compresa tra le 15 e le 25 pagine, inclusi indice e bibliografia (il frontespizio escluso)

Layout di pagina

Margine superiore 2 cm; margine inferiore 2 cm; margine destro 2 cm; margine sinistro 2 cm.

Paragrafo

Interlinea 1,5 righe; rientro prima riga 1,25 cm.

Carattere

Font: Times New Roman; dimensione 12 punti.

Numeri di pagina

Pagine numerate progressivamente (preferibilmente posizione in basso e allineamento centrato).

Allineamento del corpo e delle note a piè di pagina

Giustificato.

Riferimenti bibliografici in nota a piè di pagina

Secondo lo stile suggerito nel paragrafo qui di seguito dedicato alla bibliografia.

 

  1. B. Articolazione e contenuti

La Tesi si articola in alcune parti fondamentali qui di seguito illustrate.

Frontespizio. Il frontespizio è la copertina del documento, nella quale sono riportate le seguenti indicazioni: il Titolo dell’elaborato, nome e cognome del Relatore (e dell’eventuale Correlatore); nome e cognome della/o studentessa/studente. Per il modello di frontespizio clicca qui.

Indice. L’indice è il sommario dell’elaborato. Nell’indice vanno riportati i titoli delle sezioni e delle eventuali sottosezioni in cui si articola l’elaborato (numerati progressivamente) con i relativi numeri di pagina.

1. Introduzione. L’introduzione è il paragrafo di apertura dell’elaborato. L’introduzione, in genere, viene scritta alla fine del lavoro, quando si ha ben presente l’articolazione finale dell’elaborato, le difficoltà incontrate nel corso dell’elaborazione e i suoi possibili sviluppi futuri. In particolare, l’introduzione si suddivide idealmente in due parti. La prima specifica l’oggetto dell’elaborato. L’oggetto è il tema circoscritto che si intende sviluppare nell’elaborato. Nel delineare l’oggetto della tesi, è importante definire in modo chiaro i confini entro i quali si intende sviluppare l’elaborato. La seconda parte, invece, è dedicata alla struttura dell’elaborato. In questa sezione devono essere delineati molto sinteticamente i contenuti di ciascuna sezione dell’elaborato, così da far emergere il percorso logico seguito nello sviluppo dell’elaborato.

2. Quesito e obiettivo. Il quesito è la specifica domanda cui l’elaborazione concettuale o empirica che si intende sviluppare vuole dare risposta. Il quesito deve essere scientificamente significativo e non banale. Per non essere banale, il quesito va formulato in modo da indurre la necessità di un’elaborazione strutturata (concettuale o empirica) per potervi trovare risposta. L’obiettivo è invece il fine che ci si prefigge di raggiungere con l’elaborato. Il fine perseguito, naturalmente, deve permettere di trovare risposta al quesito. L’obiettivo deve essere delineato con chiarezza.

3. Letteratura di riferimento. In questa sezione viene illustrata la letteratura che può costituire un riferimento teorico rispetto all’elaborazione concettuale o empirica proposta. L’obiettivo è sintetizzare le teorie più rilevanti, o i principali modelli di riferimento, o le principali evidenze prodotte in letterature, a partire dalle quali è possibile contestualizzare, supportare e argomentare l’elaborazione proposta. A partire dal tema o titolo assegnato dal Relatore, la/o studentessa/studente identifica in autonomia o con il supporto del Relatore la letteratura di riferimento che può costituire il framework teorico dell’elaborato.

4. Metodologia. La metodologia è l’approccio che si intende adottare per raggiungere l’obiettivo e rispondere al quesito. L’approccio può̀ essere deduttivo (l’obiettivo viene perseguito attraverso l’esame critico della letteratura esistente), induttivo (l’obiettivo viene perseguito mediante un’indagine empirica o un’elaborazione concettuale), deduttivo-induttivo (l’obiettivo viene perseguito mediante l’esame critico della letteratura e un’indagine empirica o un’elaborazione concettuale).

5. Risultati e discussione. In questa sezione sono riportati, in modo ordinato e sistematico, gli esiti dell’elaborazione. Tali esiti vanno poi interpretati in funzione del quesito specificato nella sezione dedicata, e discussi alla luce del framework teorico delineato nella sezione dedicata alla letteratura di riferimento.

6. Conclusioni. Le conclusioni riprendono in sintesi i passaggi più̀ rilevanti dell’elaborazione proposta, ripercorrendo in modo molto sintetico il percorso logico seguito. Nelle conclusioni va inoltre specificato se l’obiettivo prefissato è stato raggiunto e risposto in modo puntuale al quesito definiti nella sezione dedicata. Nelle conclusioni vanno inoltre messe in evidenza le criticità̀ emerse nell’elaborazione, i limiti dei risultati proposti, ed eventuali sviluppi futuri. Questa sezione richiede un importante sforzo di chiarezza: le conclusioni devono essere infatti quanto più̀ scorrevoli e dirette.

Bibliografia. La bibliografia è l’elenco in ordine alfabetico e di pubblicazione di tutti i riferimenti bibliografici riportati nel testo. I riferimenti bibliografici rafforzano scientificamente il lavoro di tesi, suffragando le riflessioni proposte. In corrispondenza della citazione nel testo troveremo un segnaposto del tipo: “Pini (2013) afferma che…” o “Si può affermare che … (Pini, 2013)”. Nel caso di citazione testuale è necessario aggiungere anche la/e pagina/e da cui la proposizione riportata è stata tratta): “Si può affermare che «…» (Pini, 2013, p. 9)”. Nel riportare i riferimenti in bibliografia è opportuno seguire uno specifico schema a seconda della tipologia di contributo che si intende citare. Esistono schemi o stili diversi, ma tutti riportano le informazioni indispensabili per identificare la fonte. Si riportano qui di seguito alcuni esempi, ma si raccomanda di discutere con il relatore lo stile bibliografico da seguire.

  • per le monografie: 1) cognome per esteso e inziale puntata del nome dell’autore; 2) anno di pubblicazione tra parentesi; 3) titolo del volume (di norma in corsivo); 4) casa editrice; 5) città della casa editrice. Un esempio: Pini P. (2013), Lavoro, contrattazione, Europa. Ediesse, Roma.
  • per gli articoli in rivista: 1) cognome per esteso e inziale puntata del nome dell’autore; 2) anno di pubblicazione tra parentesi; 3) titolo dell’articolo; 4) nome della rivista (di norma in corsivo); 5) numero della rivista, del fascicolo, e delle pagine. Un esempio: Antonioli D., Pini P. (2013), Contrattazione, dinamica salariale e produttività: ripensare obiettivi e metodi. Quaderni di Rassegna Sindacale. Lavori, vol. 14, n. 2, pp. 39–93.
  • per i contributi in curatela (si tratta di volumi a più autori di cui uno o più di essi ne hanno curato la pubblicazione): 1) cognome per esteso e inziale puntata del nome dell’autore; 2) anno di pubblicazione tra parentesi; 3) titolo del contributo (può essere un piccolo saggio oppure un capitolo); 4) la preposizione “in”; 5) cognome per esteso e inziale del nome del curatore; 6) tra parentesi la dicitura (a cura di); 7) titolo della curatela (di norma in corsivo); 8) casa editrice; 9) città della casa editrice; 10) numero delle pagine. Un esempio: Paci N. (2014), La crisi del lavoro. Deregolamentazione e disuguaglianze, in Comito V., Paci N., Travaglini G. (a cura di), Un paese in bilico. Ediesse, Roma, pp. 1–10.
  • per working paper (wp) o simili (si tratta di testi pubblicati da enti e istituzioni in una versione preliminare in attesa di essere eventualmente revisionati per la pubblicazione su volume o rivista): 1) cognome per esteso e iniziale puntata del nome dell’autore; 2) anno di pubblicazione tra parentesi; 3) titolo del wp; 4) denominazione collana dei wp e identificativo del wp (solitamente un numero o una serie di numeri); 5) istituzione che ha pubblicato il wp; 6) città di edizione dei wp. Un esempio: Antonioli D., Antonietti R., Pini P. (2014), Flexible Pay Systems and Labour Productivity: Evidence from Emilia-Romagna Manufacturing Firms. Quaderni DEM, vol. 3, n. 14, Università di Ferrara, Ferrara.
  • per le informazioni o i dati reperiti da sito internet: 1) titolare del sito o blog; 2) anno di riferimento dei contenuti tra parentesi (pubblicazione o aggiornamento); 3) denominazione del sito o blog; 4) titolo dell’eventuale pagina o documento interno al sito; 5) l’indirizzo della pagina web consultata; 6) il giorno di consultazione. Ad esempio: Università degli Studi di Ferrara (2021), Laurea triennale in Economia, Laureandi, Laurearsi, http://www.unife.it/economia/economia/laurearsi/laurearsi, 03/06/2021.
  • per le banche dati: spesso le banche dati propongono un proprio riferimento citazionale. Nel caso questo non sia riportato, si fa solitamente riferimento ai metadati, al sito internet da cui sono stati reperiti i dati, al working paper, o all’articolo su rivista che descrivono la banca dati e l’eventuale metodologia.

Uno stesso segnaposto può comparire nel testo più di una volta, tutte le volte che si fa riferimento a quel contributo. Nella bibliografia, invece, ciascun riferimento comparirà una e una sola volta in ordine alfabetico e di pubblicazione.

Contenuti aggiuntivi (tabelle, figure). Le tabelle e le figure devono essere numerate progressivamente. Accanto al numero progressivo deve essere riportato una didascalia che evochi i contenuti. In calce deve essere riportata la fonte. Se la tabella o figura è stata ripresa da una pubblicazione, è necessario riportare gli estremi del riferimento bibliografico. Se la tabella è stata sì tratta da una pubblicazione, ma è stata anche oggetto di una rielaborazione personale (in termini sostanziali, non formali), allora gli estremi della pubblicazione sono di norma preceduti dalla dicitura “Elaborazione su”. Lo stesso vale nei casi in cui la tabella o figura sono la rielaborazione di dati reperiti presso una certa fonte. Se la tabella o figura è originale (completamente frutto di un’elaborazione personale), non deve essere riportata la fonte.

  1. C. Note finali
  • Struttura. Se utile, la/o studentessa/studente può concordare con il Relatore una diversa o più dettagliata articolazione delle sezioni e dei loro contenuti che potrebbe rivelarsi più adeguata alle specificità del tema o della disciplina di riferimento.
  • Citazioni. I contenuti non originali (citati) devono essere chiaramente distinguibili dai contenuti originali (la cosiddetta “farina del proprio sacco”). Le citazioni testuali (riportare un pensiero con le stesse parole utilizzate dall’autore) sono ammesse. In questo caso, però, dovranno essere evidenziate (la citazione testuale va racchiusa tra virgolette «» o “”) e si dovrà̀ indicare in nota la fonte o riferimento bibliografico. Quando il testo originale viene modificato o tagliato, le variazioni vanno racchiuse tra parentesi quadre [ ]. Nel caso di omissione di una parte di una citazione testuale si userà̀ il simbolo [...]. Nel caso in cui si riporti il pensiero di un autore senza però utilizzarne le medesime parole – quindi rielaborando il concetto (non parafrasandolo) – è necessario riportare in nota, così come per le citazioni testuali, la fonte.
  • Plagio. I contenuti dell’elaborato privi di riferimento bibliografico saranno considerati originali, perché sarà stata/o la studentessa/studente ad averli implicitamente dichiarati tali omettendo di specificarne altra fonte. Si ricorda che l’omissione dei riferimenti alle fonti di contenuti non originali si configura come plagio, per il quale sono previste sanzioni.
  • Originalità. Non è tuttavia sufficiente citare meticolosamente le fonti. Il lettore si aspetterà che molti dei contenuti proposti nel documento siano originali o rielaborati in misura sostanziale. L’elaborato non può quindi essere il prodotto di un semplice “taglia-e-cuci” di contenuti citati.