Il progetto culturale del Museo degli Innocenti

last modified Apr 16, 2010 06:37 PM
Anna Maria Bertazzoni, Direttrice dell'Istituto degli Innocenti

Il progetto culturale del Museo degli Innocenti – MUDI - nasce dalla consapevolezza che valorizzare la storia dell’antico Spedale significa anche promuovere l’identità attuale dell’Istituto degli Innocenti e contribuire alla realizzazione della sua missione. La relazione profonda tra opere d’arte, architettura e memoria documentaria da un lato e continuità della funzione svolta dall’istituzione dall’altro è evidente a chiunque varchi la soglia dell’Istituto.  Il pulcherrimum aedificium brunelleschiano, sede dell’Istituto, è stato progettato per i bambini ed ha continuato ad essere, senza soluzione di continuità, un luogo dedicato all’infanzia dal momento che accolse la prima bambina il venerdì 5 febbraio del 1445. È ancor oggi quasi una “città dei bambini”, al suo interno convivono infatti asili nido, case di accoglienza per bambini e per madri con bambini, un archivio storico testimone della evoluzione della cura dell’infanzia unico al mondo, la biblioteca Innocenti Library realizzata in collaborazione con il Centro internazionale di studi Unicef – IRC che qui ha sede, centri di formazione e media-education, solo per citare alcune delle tante attività che stabilmente vi si realizzano. Ogni giorno i bambini frequentano i servizi educativi e culturali dell’Ente, flussi significativi di persone convergono verso l’Istituto, da varie parti del mondo, per convegni, iniziative formative, studi, oltre che per visitare la pinacoteca e il complesso architettonico del Brunelleschi. Ma l’Istituto è anche un luogo, una storia, un nome che rievoca immediatamente il Rinascimento e la nuova concezione dell’uomo che quest’epoca ci ha donato. Un edificio bello come i palazzi più significativi della città, accogliente verso chi fin dalla nascita sembra “tagliato fuori”, aperto verso la città e le sue innovazioni.  Con grande lungimiranza l’Arte della seta fornì il sostegno finanziario alla realizzazione e diresse per lungo tempo lo Spedale, che nei secoli ha mantenuto il suo status laico e pubblico, fino a diventare oggi una Azienda di servizi alla persona. Il progetto MUDI nasce da questo insieme di consapevolezze e dalla volontà di rendere questo patrimonio di storia, di arte e di contemporaneità unico al mondo sempre più conosciuto ed accessibile.  Nel 2004 si è dunque avviato un percorso di riflessione che ha coinvolto tutte le professionalità dell’Istituto e si è avvalso della preziosa collaborazione delle Soprintendenze territoriali e di alcune Università toscane con le quali è stato sottoscritto un protocollo all’inizio del percorso. Partendo dall’analisi del museo attuale, nato da una necessità prevalentemente conservativa ed espressione di una museologia che privilegiava la fruizione dei valori artistici alla narrazione di contenuti storici, il progetto MUDI si è posto l’obiettivo di ricostruire e rendere visibili i legami che uniscono le opere presenti nel museo (ma anche quelle attualmente non esposte) alla storia dell’istituzione e alla storia dell’infanzia che agli Innocenti è vissuta. Le vicende del museo dell’Istituto sono legate ai momenti di “pericolo” per il patrimonio artistico dell’ente. La prima sistemazione museale viene infatti realizzata nel 1890 come reazione all’unica vendita di oggetti d’arte di proprietà degli Innocenti, avvenuta alla metà dell’Ottocento. Il museo attuale, aperto nel 1971, venne realizzato nell’ambito dei grandi lavori di risistemazione dell’edificio seguiti all’alluvione del 1966. Le opere ritenute di maggior pregio, selezionate da Luciano Berti, vennero spostate nella galleria sovrastante la facciata per garantirne una migliore conservazione e fruizione. Il lavoro di ricerca storica, studio e restauro delle opere, ci ha convinto sempre più che era opportuno declinare l’idea di Museo che si andava definendo attraverso un concorso di progettazione internazionale orientato alla realizzazione di un museo che valorizzasse tutti gli spazi architettonici di maggior pregio (loggiato, cortili, chiesa, galleria bassa), presentasse gli oggetti “immersi” nel loro contesto storico, creasse un museo educativo ed accogliente, particolarmente attento ai bambini e alle famiglie.
Un museo laboratorio che all’esposizione delle collezioni affiancasse una costante attività di produzione e diffusione culturale, offrendo al visitatore la possibilità di costruire percorsi personalizzati in base ai propri interessi. Il concorso di progettazione è stato preceduto da un lavoro di approfondimento dei temi storici ed artistici ma anche dall’avvio di una importante sperimentazione rivolta ai bambini e ragazzi. Siamo infatti convinti della centralità della didattica per la vita del museo, ed è stato naturale che la prima realizzazione del nuovo Museo degli Innocenti fosse la “Bottega dei Ragazzi”, un progetto didattico avviato con lo scopo di comunicare e promuovere i valori e l’identità culturale dell’Istituto.  La Bottega nasce per raccontare e allo stesso tempo rinnovare la tradizione di accoglienza dell’antico “Spedale degli Innocenti”. È un luogo pensato “su misura” per i bambini e le loro famiglie, che per sei giorni alla settimana propone attività didattiche legate al museo, ma anche giochi, spettacoli e incontri. Nei suoi anni di attività la Bottega ha coinvolto più di ventimila bambini, un risultato incoraggiante che ci sembra dimostrare quanto sia forte l’interesse delle famiglie, dei turisti e delle scuole per attività didattiche che favoriscano la conoscenza del patrimonio storico artistico. Il progetto MUDI vuole rappresentare una innovazione sia sul piano della progettazione e recupero di parte dell’immobile brunelleschiano e delle opere d’arte che accoglie, sia sul piano della proposta culturale alla città di Firenze, perché offre un luogo che mantiene intatte le finalità per le quali è stato pensato e che continua la sua opera in tale direzione quale fulcro di iniziative locali, nazionali ed internazionali. Il MUDI può oggi dirsi in una fase “matura” perché lo sviluppo delle linee museologiche e del progetto culturale, unitamente alla progettazione emersa dal concorso, permettono di dare concretezza al Museo. Concretezza assicurata dai finanziamenti della Regione Toscana che ha creduto fermamente nella innovatività del progetto, dai fondi impegnati dal Consiglio di Amministrazione dell’Istituto provenienti dall’alienazione di immobili rurali, dal supporto delle Soprintendenze territoriali che hanno condiviso il percorso di progettazione, mettendo a disposizione le loro competenze e realizzando con i propri finanziamenti restauri di alcune importanti opere, dalle Università della Toscana che hanno sostenuto con i docenti di varie discipline, con stagisti e ricercatori il percorso fin qui compiuto. Siamo convinti che la realizzazione del MUDI abbia in sé forti elementi di innovatività anche per il metodo di lavoro scelto e che intendiamo mantenere, caratterizzato dalla ricerca di strette sinergie con tutte le istituzioni pubbliche e private nel nome di una progettualità condivisa, riproponendo l'unità di intenti che é stato l'elemento fondativo dell'Istituto nel Rinascimento.

 

 

Profilo dell' autrice

Anna Maria Bertazzoni è nata a Bologna il 7 maggio 1954 ed ivi risiede.  Dopo regolari studi condotti presso il Liceo scientifico A. Righi di Bologna, si è laureata in Sociologia presso l'Università di Urbino con una tesi dal titolo “Dalla carità allo stato sociale”.  Dal maggio 2003 è Direttore Generale dell’Istituto degli Innocenti di Firenze, Ipab trasformata in Azienda pubblica di Servizi alla Persona (ASP) a valenza regionale, ai sensi della Legge regionale toscana n. 43/04. L’Istituto degli Innocenti è ente di diritto pubblico, senza fini di lucro, dotata di autonomia finanziaria, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica. Dal 1988 è socia dell'Istituto Regionale Emiliano-Romagnolo per i Servizi Sociali e Sanitari, la ricerca applicata  e la formazione (IRESS), dal gennaio 1990 è membro del Consiglio di Amministrazione del medesimo ente e dal 1999 al maggio 2003 ne è Vicepresidente.

Ha svolto inoltre attività di docenza in ambito universitario: dall’ A.A. dal 1993-94 al 2001-02 è titolare di contratto integrativo presso la Facoltà di Sociologia dell'Università di Urbino (corsi d’insegnamento di Sociologia Generale II e Sociologia delle comunità locali e dei processi migratori); nell’A.A. 2002-2003 è docente di modulo di insegnamento di “politiche sociali” presso il Corso di Laurea in Scienze dell’amministrazione dei servizi sociali e sanitari della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Modena e Reggio Emilia; nell’A.A. 2005-2006 è docente del corso di Sociologia Generale presso la Facoltà di Psicologia di Firenze - Corso di Laurea in Scienze e Tecniche di Psicologia Generale e Sperimentale.;
Alla attività di docente condotta in ambito universitario ha affiancato numerose attività di formazione rivolte ad operatori, quadri e dirigenti di Enti pubblici ed organizzazioni attive nell’area sociale e sanitaria.

Ha partecipato e/o diretto numerose ricerche i cui risultati  sono editi a stampa:
A.M. Bertazzoni, M. La Rosa, P. Zurla, P. Paganini, “La decisione in ambito sanitario tra percezione e realtà” in AA.VV., Franco Angeli, Mi,1988. 
A.M. Bertazzoni, F. Franzoni e P. Zurla “Ruolo e funzione dell'assistente sociale nell'organizzazione dei servizi” in Autonomie Locali e Servizi Sociali, il Mulino, n. 1/1990;
A.M. Bertazzoni, E. Minardi, F .Franzoni, “I coordinamenti dei servizi per l’Educazione Sanitaria (CSES): funzioni, risorse, problemi” collana Dossier della Regione Emilia Romagna, n.11, 1992;
R.Frisanco, A.M.Bertazzoni, C.Hanau, F.Foglietta "I criteri di governo, gestione ed efficacia della spesa sociale nella Regione Emilia Romagna", Censis-servizi S.p.A. Roma, 1993;
AA. VV. “Il processo di definizione delle piante organiche e la valutazione dei fabbisogni di lavoro nella Pubblica amministrazione”, NOMISMA, sintesi del rapporto in Autonomie Locali e Servizi Sociali, il Mulino, n. 3, 1994;
Scelte programmatorie e configurazioni organizzative per l’Educazione sanitaria in Toscana”, III Programma di ricerca sanitaria finalizzata della Regione Toscana, 1995-96;
A.M. Bertazzoni, F. Franzoni, M.V. Gualandi, R. Piccinini, “Diritti violati dei bambini: un quadro degli enti pubblici e privati impegnati nella tutela dei minori nella Provincia di Bologna”, Atti del convegno, “La Tutela del minore maltrattato e abusato”,  27 novembre1997, Istituti Educativi in Bologna;
Ministero Pubblica Istruzione e FSE, "Persone. Cooperazione e stato sociale", CD Rom, prodotto multimediale rivolto alla formazione dei formatori degli Istituti tecnici e professionali di stato, 1998;
A.M.Bertazzoni, F.Franzoni, G.Gosetti, E.Scoccati, S.Simoni, P.Zurla “Cooperative sociali e qualità”, a cura di Iress, Franco Angeli, 1998;
A. M. Bertazzoni, D. Morgagni, “Patrimonio informativo delle Ipab: fra realtà e bisogni informativi, prima ipotesi d’indicatori”, in “Analisi del quadro normativo regionale nazionale in materia di Ipab”, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per gli Affari Sociali, 1999, Poligrafici dello Stato;
"Famiglie e territorio", a cura di Iress, Franco Angeli, 2000; 
A. M. Bertazzoni, C. Ranci, “Le Ipab in Italia, ruolo e attività nei sistemi locali di welfare”, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per gli Affari Sociali, 2001, Poligrafici dello Stato;
“Etica, comunicazione e salute” a cura di A.M. Bertazzoni, A. De Angeli, Franco Angeli, 2004; 

Ha collaborato e collabora con numerose riviste: dal 1990 collabora regolarmente con la rivista Autonomie Locali e Servizi Sociali, edita da il Mulino, per la quale ha redatto numerosi contributi; dal 1997  fa parte del Comitato di redazione della rivista bimensile IPAB oggi, (poi Servizi Sociali) Maggioli editore.
Dal 2000 al 2005 fa parte del Comitato Scientifico di PTE (Progetto terza età), nell’ambito della collaborazione partecipa annualmente, in qualità di relatore, agli annuali convegni sui temi delle politiche degli anziani; 
Dal 2003 al 2005 è presidente del Comitato di bioetica dell’Azienda Ospedaliera “S.Orsola Malpighi” di Bologna.