La città di VEMA

last modified Nov 04, 2009 04:29 PM
La città di VEMA: il progetto e la realizzazione del grande plastico Padiglione Italiano, X Biennale di Architettura di Venezia, settembre – novembre 2006
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L’allestimento del Padiglione Italiano alla 10° Mostra Internazionale di Architettura di Venezia curato da Franco Purini con Nicola Marzot, Margherita Petranzan e Livio Sacchi diventa l’occasione per rileggere un percorso progettuale sul tema della città di fondazione e sul ruolo che oggi l’architettura può rivestire nel disegno del territorio. Situata all’incrocio dei due corridoi europei Lisbona-Kiev e Berlino-Palermo tra le province di VErona e MAntova, VEMA si presenta come una città innovativa, utopica ed al contempo ideale. Il grande plastico, realizzato in poco più di un mese dal DIAPReM dell’Università di Ferrara, identifica un momento importante dell’allestimento del Padiglione perché unifica le diverse espressioni progettuali e permette di comprendere e di rendere accessibile a tutti il potere rappresentativo del masterplan e del disegno architettonico. Le metodologie di prototipazione rapida, la tecnologia informatica e l’innovazione di processo permettono oggi di produrre in breve tempo da diversi sorgenti digitali di modellazione CAD una descrizione solida coerente dello spazio urbano, secondo un’antica tradizione che vede nella costruzione del modello un primo tentativo di imitazione e di simulazione concreta dell’atto fondativo dell’architettura e della città. Quaranta metri quadrati di plastico, formato da oltre 600 formelle che, nel processo di modellazione e stampa 3D ripercorrono la struttura e la funzione rappresentativa dell’immagina della città.

 

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Dopo il trasporto presso le sedi della Biennale si è dovuto realizzare un montaggio finale del plastico. La scelta è ricaduta su un montaggio a secco, che potesse da un lato mettere in evidenza il criterio di realizzazione di tutta la grande superficie di oltre quaranta metri quadrati e dall’altro consentire il futuro smontaggio di tutta l’opera per un sua futura ricollocazione. I curatori dell’allestimento hanno predisposto un piano di appoggio opportunamente sagomato di circa quaranta centimetri di altezza che potesse offrire una visione complessiva del modello, mentre, salendo sulla rampa terminale del padiglione che conduce su un piccolo balconcino, il tipo di collocazione permettesse un effetto di visione a volo d’uccello di tutta la città di VEMA. La fase di montaggio è stata eseguita, durante i giorni di inaugurazione del Padiglione Italiano l’otto e il nove settembre 2006, con i tecnici del DIAPReM all’opera, immersi nel pubblico di giornalisti ed autorità. L’idea dei curatori è stata quella di offrire al pubblico specialistico e a tutti coloro che erano connessi e collegati con la visione da una webcam (www.padiglioneitaliano.org/live) da internet,  una simulazione di atto creativo della città di VEMA: come se i costruttori fossero veramente all’opera. I tecnici del DIAPReM con camici bianchi e guanti di lattice cercavano di completare tutto il montaggio nei suoi dettagli e procedure di ritocco, portando all’interno del Padiglione un po’ per volta mattonelle e formelle corrispondenti ai diversi ambiti tematici.


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