Il rilievo per la diagnostica

ultima modifica 16/12/2010 13:10
Documentazione dello stato materico e conservativo della Cittadella di Gozo

L’obiettivo principale del progetto di rilievo della Cittadella di Gozo era fortemente connesso alle esigenze di documentazione della consistenza materica e dello stato di conservazione del complesso, al fine di poter disporre di un supporto di elaborati grafici ad alta precisione metrico-morfologica e di una mappatura delle principali morfologie di degrado che interessano sia l’affioramento roccioso sul quale la Cittadella sorge che la totalità delle superfici architettoniche indicate da bando e comprendenti le superfici verticali, inclinate e orizzontali, interne ed esterne  all’anello della cinta muraria.
Le operazioni di indagini a vista e di mappatura dello stato conservativo sono state eseguite in concomitanza alle operazioni di rilievo metrico-morfologico e sono state svolte in situ per la durata di circa trenta giorni di sopralluogo. Tutte le operazioni di rilievo diagnostico sono state accompagnate da un rilievo e catalogazione fotografica ad alta definizione di tutte le superfici da documentare, creando una banca dati fotografica che, attraverso viste generali e di dettaglio, fino alla realizzazione di immagini “macro” utili alla caratterizzazione delle diverse morfologie di degrado, ha costituito la base per la prosecuzione del lavoro in laboratorio. La fase di rilievo diagnostico è stata preceduta da una ricognizione complessiva della Cittadella al fine di individuare le tipologie e le caratteristiche dei materiali che costituiscono le superfici e di individuare le morfologie di degrado che interessano tali superfici. A tal proposito, assumendo come riferimento di base il documento Uni Normal 1/88, è stato redatto un vero e proprio abaco costituito dall’elenco delle morfologie di degrado individuate, concordate con la committenza dopo diversi passaggi utili alla chiarificazione e all’accordo circa le situazioni di degrado attribuite a ciascuna nomenclatura.
L’indagine, dal punto dello studio dei materiali e dello stato conservativo, è stata effettuata sia per quanto riguarda l’affioramento roccioso costituente la base di appoggio di diverse porzioni della cinta perimetrale della Cittadella che le apparecchiature murarie.
Le superfici murarie della Cittadella sono costituite da conci di calcare ricavato dalle cave presenti a Gozo. I conci sono posti in opera a secco o attraverso l’uso di diverse tipologie di malte di allettamento, stilate in giunti da fini a grossolani. I conci, a seconda del livello litologico di estrazione, sono caratterizzati talvolta da una grana fine e sabbiosa (calcareniti a granulometria “arenacea”) e talvolta da calcareniti organogene a granulometria grossolana e bioturbazioni  evidenti: le bioturbazioni sono contro-impronte generate da anellidi (vermi, lombrichi, ecc.) che si infossavano nel sedimento molle a cercare nutrimento e che hanno lasciato traccia del loro passaggio depositando il fango ingerito o il loro stesso corpo: le tracce sono o parallele o perpendicolari al sedimento. Queste bioturbazioni presentano una cementazione, e di conseguenza una consistenza, superiore alla matrice di fondo, innescando quindi l’alveolizzazione o quella morfologia di degrado a reticolo o nido d’ape (degrado differenziale).

 

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La natura dei calcari costituenti i conci delle superfici crea situazioni di degrado preferenziale e molto caratteristiche: le morfologie prevalenti, soprattutto sulle superfici esterne della cinta muraria e dei bastioni, riguardano proprio l’alveolizzazione (tipica formazione di cavità a nido d’ape) e il cosiddetto “back weathering”, perdita di strati paralleli del concio fino ad arrivare a sottoescavazioni più o meno profonde. Tale morfologia è stata attribuita anche a quei conci in cui le tenaci e ben cementate creste dovute alle bioturbazioni rimangono comunque in evidenza rispetto alla matrice del concio, sottoescavata: è in realtà un tipo di degrado individuabile come “degrado differenziale”, nomenclatura non presente nel documento finale utilizzato per la mappatura.   Le condizioni di esposizione delle superfici favoriscono inoltre il proliferare di organismi che creano sulle superfici diffusi strati di incrostazioni e patina biologica, oltre che ad una frequente presenza di vegetazione.  Le morfologie di degrado tipiche delle superfici esposte agli agenti atmosferici (polverizzazione/disgregazione, scagliatura, erosione, croste nere in fase di neoformazione, ecc.) sono accompagnate da una serie di degradi di natura antropica: danni meccanici, inserti metallici, macchie, integrazioni incongrue con malta cementizia e numerose zone con presenza di incisioni e graffiti vandalici (annoverate nella categoria di “danno meccanico”).
Le morfologie di degrado rilevate in situ sono state restituite, superficie per superficie, in forma di mappature in falso colore sugli ortofotopiani di ciascun fronte e delle pavimentazioni: a ciascun degrado è stato associato, oltre al codice di attribuzione corrispondente ai layer dei file cad, un falso colore utile alla rappresentazione delle macroaree di degrado mappate.

 

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