"Noi, con le braccia alzate…" Martedì 27 gennaio 2015, Aula Magna del Dipartimento di Giurisprudenza, Corso Ercole I d’Este 37, ore 17

ultima modifica 18/01/2015 22:31
Azione scenica liberamente ispirata a E. Springer, "L’eco del silenzio" e H. Schneider, "La baracca dei tristi piaceri", con testimonianze di voci di donne e di Primo Levi e testi poetici di B. Brecht e G. Heym. Nell’ambito delle iniziative ferraresi per il "Giorno della Memoria 2015”. Con la collaborazione di "se@unife - Centro di tecnologia per la comunicazione, l’innovazione e la didattica a distanza"

Noi, con le braccia alzate…

 

Elaborazione drammaturgica, organizzazione scenica e regia video di Daniele Seragnoli, con gli allievi e le allieve del Centro Teatro Universitario di Ferrara e del Corso di laurea “Tecniche della riabilitazione psichiatrica”

Voci e corpi in scena: Giulia Aguzzoni, Giuseppe Lipani, Alessandro Tagliati, Giulia Tiozzo, Flavia Tisato, Alessandra Tracchi

Colori emozionali: Paola Zannini

Presenze (corpi, volti e sguardi): Giulia Battaglia, Aurora Bertelli, Sofia Bongiovanni, Amalia Intermite, Lara Menegatti, Martina Succi Cimentini, Arianna Trentini, Eleonora Turcati, Paola Zannini

Riprese e montaggio video: Sara Guberti, Andrea Trevisani

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All’inizio c’era Berlino… anni Venti… la città cantata dai poeti e popolata dagli intellettuali e dagli artisti che si incontravano al Romanische Café… la bellezza di Josephine Baker che porta in Germania il charleston con la sua apparizione nel 1926 al Nelson-Theater sul Kurfürstendamm… la Berlino dell’Opera da tre soldi di Bertolt Brecht, del cinema, dei numerosi spettacoli di intrattenimento e varietà che accendevano la vita notturna… gli spazi della vita quotidiana migliorati anche dalla prima autostrada al mondo, un moderno aeroporto, la Torre della Radio… ma sullo sfondo vi sono anche le forti contraddizioni sociali della Germania del primo dopoguerra, la disoccupazione, la crisi economica, la Repubblica di Weimar… Fino all’arrivo dell’ “imbianchino” Hitler… Il resto è storia sin troppo nota, fino alla “soluzione finale”.

Il disastro di quel periodo lascia ancora sin troppo spazio a nuove scoperte e testimonianze, finché vi saranno vivi a testimoniare… storie di violenza e sopraffazione che non riguardano solo gli ebrei ma anche coloro che entrano in contatto con loro, come la vicenda di Marie Sanders nel 1935, bollata di infamia solo per essersi innamorata di un giovane ebreo… ma ancor più un disprezzo generalizzato che penetra in molte esistenze.

“L’immane tragedia della Shoah – è stato scritto – può essere interpretata anche come l’esito di molteplici espressioni di odio radicale, compreso quello nei confronti delle donne”.

Perché le donne? Si chiedono Dalia Ofer e Lenore J. Wetzman, curatrici del libro Women in the Holocaust. Le donne come “anello debole”, ma in realtà in grado di fare emergere tutto il loro coraggio una volta poste in condizione di vulnerabilità estrema, capaci di fornirci ancora oggi una testimonianza e una lezione di resistenza morale, dalle vessazioni nella vita quotidiana, ai campi di concentramento e di sterminio. Fino al canto desolato della madre che perde il figli accecato e ingannato dalla sirena hitleriana…

Facendo ricorso a molti e differenti materiali, abbiamo scelto, nel nostro lavoro, non il percorso del racconto lineare ma un montaggio di situazioni anche emozionali, come il teatro ci insegna e come gli inserti video e musicali indicano… un crescendo di frammenti che possano indurre a riflettere anche o soprattutto sulla più stringente attualità, poiché quelle condizioni, quell’odio e quelle violenze, sia pure sotto diverso nome, sono ancora vivi e quotidiani… All’interno del percorso si colloca tuttavia una storia particolare, quella dei Sonderbauten, i bordelli attrezzati in una dozzina di lager tra il 1942 e il ’45 su idea di Heinrich Himmler, per aumentare la produttività dei prigionieri offrendo loro lo “svago” della prostituzione. E’ una storia, in questo caso,  di ulteriore indicibile violenza nei confronti delle donne non ebree poiché queste furono escluse in quanto ritenute soggetti contaminanti la purezza della razza ariana. Ma è anche un panorama di bestialità morale che accomuna donne e uomini, tutti indistintamente vittime ma anche figure costrette ad abbrutirsi l’un l’altra all’interno del medesimo destino di sopraffazione e di lotta per vivere.