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Prof. Zamboni di Unife nel team di italiani che ha condotto il primo studio autoptico sul VITT

20/05/2021

Scienza, cultura e ricerca

Anche il Professor Paolo Zamboni, del Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna dell'Università di Ferrara, fa parte del team italiano che ha svolto le prime indagini autoptiche sul VITT (Vaccine-induced Thrombotic Thrombocytopenia).

Il team è composto da esperti nel campo della coagulazione e delle trombosi delle Università di Catania, Foggia, Palermo, Ferrara e IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico Milano. Oltre a Zamboni, hanno condotto lo studio Cristoforo Pomara, Francesco Sessa, Marcello Ciaccio, Francesco Dieli, Massimiliano Esposito, Sebastiano Fabio Garozzo, Antonino Giarratano, Daniele Prati, Francesca Rappa, Monica Salerno, Claudio Tripodo e Pier Mannuccio Mannucci. 

La malattia (in italiano, Trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino) è appena stata descritta sul New England Journal of Medicine ed è oggetto di ricerca da parte di gruppi in tutto il mondo.

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Il Professor Paolo Zamboni

Il team di esperti italiani ha per la prima volta verificato la malattia in uno studio autoptico, accettato dalla rivista scientifica Haematologica, e per la parte metodologica dalla rivista Diagnostics.

“Gli accertamenti su alcuni campioni, per la prima volta condotti in studi autoptici, verificano e confermano la VITT e la presenza  nell'organismo di anticorpi che legano il 'Pf-4', il potente fattore di attivazione delle piastrine.  Questi complessi anti-Pf-4 sono stati individuati solo il mese scorso da colleghi inglese e tedeschi -  spiega Zamboni - e si sono dimostrati responsabili nel nostro studio di estese trombosi venose in sedi atipiche, come le vene del fegato, dell’intestino e del cervello. La VITT se non diagnosticata in tempo porta a un drammatico consumo di piastrine a cui possono conseguire emorragie cerebrali fatali".

“È importante sottolineare che i casi di VITT sono rarissimi eventi, circa tre casi per milione, e che gli esiti gravi o addirittura fatali possono essere scongiurati con una diagnosi e una terapia precoce che sono già a disposizione. Si tratta di un grande passo avanti per ridurre il clima di dubbio e di esitazione creato dalla notizia dei primi casi di eventi avversi da vaccinazione. La conoscenza dei meccanismi della malattia, e la consapevolezza dell’esistenza di valide contromisure, è un elemento di rassicurazione rispetto alla campagna vaccinale, che è lo strumento che consentirà di superare la pandemia", conclude il professore.

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